Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer, Recensione della serie

Ecco la nostra Recensione di Mostro - La storia di Jeffrey Dahmer, nuova serie Netflix con protagonista uno strepitoso Evan Peters

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Da pochi giorni su Netflix è arrivata Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer, miniserie nata dalla mente del celebre showrunner Ryan Murphy e che racconta la vera vita di Jeffrey Dahmer, il terribile Cannibale di Milwaukee che tra gli anni ’70 e gli anni ’90 terrorizzò la citta del Wisconsin uccidendo e mangiando 15 uomini.

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La serie trova la sua linfa senza dubbio nel suo protagonista, Evan Peters. Il giovane attore interpreta un ruolo così difficile, psicologico e intimo in modo inquietantemente perfetto. Lo scopo di Muprhy nel creare la serie era quello di portarci nella mente del serial killer e provare a capire perchè Dahmer è divenuto il Mostro che è stato. E non avrebbe potuto farlo se il suo attore principale non avesse sfoderato fuori una performance di questo calibro. La potenza con la quale Peters regge la camera nei moltissimi primi piani a lui riservati, lo sguardo spaventoso e inquietante, così simile a quello del vero Jeffrey Dahmer è senza dubbio la cosa migliore della serie. Tuttavia, sebbene sia scritta in modo ottimale, questa Mostro soffre di problemi che purtroppo frenano gli entusiasmi. Ma andiamo con calma.

Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer, il Trailer

Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer, il Cast

Principale 

  • Evan Peters nel ruolo di Jeffrey Dahmer
  • Richard Jenkins nel ruolo di Lionel Dahmer
  • Molly Ringwald nel ruolo di Shari Dahmer
  • Michael Learned come Catherine Dahmer
  • Niecy Nash nel ruolo di Glenda Cleveland

Ricorrente

  • Michael Beach nel ruolo di Dennis Murphy
  • Shaun J. Brown nel ruolo di Tracy Edwards
  • Colby French nel ruolo di Patrick Kennedy
  • Mac Brandt nel ruolo di Robert Rauth
  • Grant Harvey nel ruolo di Rolf Mueller
  • Matthew Alan nel ruolo di Joseph Gabrish
  • Scott Michael Morgan nel ruolo di John Balcerzak
  • Josh Braaten nel ruolo del giovane Lionel Dahmer
  • Savannah Brown nel ruolo della giovane Joyce Dahmer
  • Nick A. Fisher nel ruolo del giovane Jeffrey Dahmer
  • Cameron Cowperthwaite nel ruolo di Steven Hicks
  • Penelope Ann Miller nel ruolo di Joyce Dahmer
  • Vince Hill-Bedford nel ruolo di Steven Tuomi
  • Blake Cooper Griffin nel ruolo di Charles
  • Dyllón Burnside nel ruolo di Ronald Flowers
  • Matt Cordova nel ruolo del detective Rauss
  • Rodney Burnford nel ruolo di Tony Hughes
  • Colin Ford nel ruolo di Chazz
  • Kieran Tamondong nel ruolo di Konerak Sinthasomphone

Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer, Recensione

Il merito più grande che va riconosciuto a Ryan Murphy è sicuramente quello di aver perseguito dall’inizio fino alla fine lo scopo narrativo che si era preposto. L’autore ha infatti deciso di raccontare le atrocità commesse da Jeffrey Dahmer dal punto di vista delle vittime e di rispondere ad una semplice domanda: com’è possibile? La cosa più inquietante della vicenda che ha visto protagonista il Cannibale è che infatti più di una volta era stato denunciato dai vicini, molti indizi negli anni hanno indicato che nel suo appartamento accadevano cose terribili. Tuttavia ha potuto andare avanti incontrastato per un oltre un decennio senza che nessuno lo fermasse. Questo a causa dell’incompetenza della polizia che prendeva davvero poco sul serio le chiamate di emergenza che arrivavano dal quartiere nero della città. Cosa che nella serie viene mostrata con crudo cinismo.

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Tuttavia Murphy vuole farci capire anche chi sia stato Jeffrey Dahmer e perchè sia arrivato a commettere i crimini che ha commesso. La vita del Cannibale ci viene dunque mostrata in modo accurato e soddisfacente e mettendo in mostra tutti i problemi di natura psicologica e sessuale che lo hanno portato nel vortice di follia omicida che lo ha contraddistinto. Murphy non fa prigionieri. Guardando la serie è evidente come Jeffrey, se avesse trovato qualcuno disposto realmente ad aiutarlo al momento giusto, non sarebbe finito così. Suo padre, sua madre, sua nonna. Le figure più importanti della sua vita che hanno provato a stargli vicino hanno fatto finta di non vedere i veri problemi di Dahmer, cosa che ha trascinato il killer nella solitudine, divorato dall’alcol e dalle sue stesse ossessioni. Sia chiaro. Murphy non crea una singola scena che giustifichi le azioni di Dahmer o che le sminuisca. Ci mostra solo in modo il più possibile oggettivo il processo che ha portato un bambino con un’infanzia in fin dei conti normale a divenire il Mostro che è stato.

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Evan Peters è assolutamente fantastico nel fare tutto questo. Ogni singola fase della caduta nell’oblio di Jeffrey Dahmer viene messa in scena in modo perfetto dall’attore. Dalla tristezza della solitudine, alla presa di coscienza di essere una persona “strana“, termine usato più volte nella serie, al rapporto conflittuale con la propria sessualità, fino al terrore di venire abbandonato ancora come la sua famiglia aveva fatto in precedenza e motivo scatenante del suo primo omicidio. Ogni singola emozione, anche i pochi momenti di serenità o lucidità, o la semplice follia omicida nei momenti nei quali uccide e tortura le sue vittime, appaiono in modo incontrovertibili sul suo volto. Una prova attoriale gigantesca di un interprete che ha studiato la sua parte e che è stato in grado di inquietare il pubblico quasi senza ricorrere alla violenza.

Si, perchè questa Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer, sebbene racconti la storia di uno dei più violenti e terrificanti killer di sempre, ha pochissima violenza al suo interno. Le uccisioni sono tutte suggerite e il gore è ridotto davvero al minimo. Questo perchè Murphy vuole terrorizzarci con la psiche di Dahmer, non con le sue azioni. Vedere la faccia di Peters mentre trapana il cervello di un povero ragazzo mette sicuramente più inquietudine rispetto a vedere l’atto in sè. Questo è poco ma sicuro. Una scelta stilistica destinata a dividere il pubblico ma che personalmente abbiamo apprezzato e non poco.

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Questa serie tuttavia soffre anche di importanti difetti. Inanzitutto la bravura di Evan Peters oscura totalmente la performance degli altri attori. Come detto Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer vuole essere una storia raccontata dal punto di vista delle vittime. Tuttavia ogni momento nel quale Peters non è in scena è troppo meno intenso rispetto agli altri, cosa che porta lo spettatore a non interessarsi troppo delle vicende al di fuori della vita e degli atti del Cannibale e dunque ad annoiarsi. E questo ci porta al secondo problema, tipico ormai delle recenti produzioni Netflix: la durata.

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Sulla piattaforma sembra obbligatorio che le serie durino tutte 10 ore circa. Questo porta gli autori a creare infiniti momenti riempitivi per fare minutaggio che non possono che annoiare chi guarda. Gli ultimi tre episodi di Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer sarebbero potuti serenamente confluire in uno, massimo due puntate ben concentrate e ritmate. Tuttavia si arriva a circa 3 ore di visione con trovate narrative insipide e noiose, cosa che rovina in parte l’eccellente lavoro fatto nelle prime 7. Tutti i momenti nei quali vediamo la vita delle vittime avrebbero dovuto essere asciugati, ridotti e raccontati in modo meno “annacquato“. Circa metà di un episodio, ad esempio, si basa sul raccontarci parte della vita di una delle vittime di Jeffrey che già sappiamo morirà e che dunque non suscita in noi nessun interesse. Il montaggio delle scene che balla tra molti anni e diversi momenti della vita di Dahmer ci infatti preannuncia e rivela spesso cosa accadrà in momenti che vedremo per esteso più avanti. Dunque presentarci retroscena inutili di personaggi che ai fini della narrazione hanno poco senso è una scelta davvero sbagliata.

Infine il problema più grande, il Cannibalismo. Se Jeffrey Dahmer è conosciuto col soprannome di Cannibale di Milwaukee un motivo ci sarà no? In tutte le 10 puntate vediamo solamente una singola volta il protagonista mangiare un pezzo di una delle sue vittime. Pezzo che tra l’altro tira fuori dal frigo in un normale contenitore da cucina, pulito e perfetto. Potrebbe essere fegato di manzo e non farebbe alcuna differenza dal punto di vista della messa in scena. Se qualche volta non ci ricordassero con brevi frasi o titoli di giornali che Dahmer mangia le sue vittime, ce ne scorderemmo immediatamente. Il motivo per il quale Muprhy abbia deciso di omettere quasi totalmente una delle parti fondamentali della psiche di Dahmer è assolutamente incomprensibile.

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La volontà di suggerire solo la violenza per usare la psicologia è efficace, ma non farci vedere neanche una volta il Cannibale che rimuove parti dal corpo delle vittime e le mangia è un errore davvero imperdonabile. A maggior ragione se si pensa che Jeffrey Dahmer aveva dei motivi che lo portavano a divorare le prede che avrebbero detto molto della sua psiche malata. Ascoltando le sue interviste dell’epoca spesso il Cannibale fa riferimento al fatto che mangiasse le persone per “tenerle con lui”, esattamente come ci viene detto delle ossa della prima vittima nella serie. Era un componente troppo importante per essere trattata in modo così superficiale.

In conclusione Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer è una serie eccellente, sebbene abbia i problemi che vi abbiamo esposto, che vede un protagonista brillare come fatto mai in carriera e che merita di essere vista solo per essere inquietati dal suo sguardo assassino. Garantito.

Che ne pensate? L’avete già vista? Ditecelo nei commenti.

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