Queen: Another One Bites the Dust e il messaggio segreto pro-marijuana [ASCOLTA]

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Secondo una leggenda, la famosa canzone dei Queen conterrebbe un messaggio che incita al consumo di marijuana. A voi cosa sembra?

Conosciamo tutti bene Another One Bites the Dust: la famosissima canzone dei Queen scritta dal bassista John Deacon, nonché uno dei loro più grandi successi. Pubblicata a inizio anni ’80, la canzone segna il particolare sposalizio della prima esperienza rock dei Queen con sonorità inedite ispirate alla new wave e alla black music, disco e funk in particolare.

Il giro di basso inventato da Deacon guida tutta la canzone, anche se ovviamente nulla sarebbe senza il carisma di Freddie Mercury che istrionicamente ne cavalca il testo con superbia e maestria. Ed è qui che, per qualche motivo, negli anni successivi diversi fan e appassionati (ma anche detrattori) hanno pensato di cogliere qualcosa di strano.

Parliamo dei famosi messaggi subliminali spesso legati alla mitologia rock, come per esempio quello in Stairway to Heaven dei Led Zeppelin. Anche qui una leggenda metropolitana diffusa da anni sostiene che la canzone conterrebbe un messaggio nascosto, anche se non di natura “satanica” e ben più leggero.

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Ma, per alcuni ambienti della destra conservatrice (ed evangelista) americana, sempre un problema. Infatti il messaggio inciterebbe al consumo di marijuana. Uno stupefacente, neanche a dirlo, già molto diffuso negli anni ’80 e di fatto legato agli ambienti della controcultura e della musica rock da molto prima.

“it’s fun to smoke marijuana”

Ebbene, ascoltando al contrario il ritornello della canzone, “Another one bites the dust”, si potrebbero udire secondo i sostenitori di questa teoria parole come “Start to smoke marijuana”. Oppure, a seconda dell’interpretazione dell’ascolto (che potete sperimentare qui sopra), “It’s fun to smoke marijuana”, o “Decide to smoke marijuana”.

Il messaggio è reale? Secondo la casa discografica dei Queen, ovviamente, no. Ma loro potrebbero averci pensato? Sembra in effetti il genere di “scherzo” che quel mattacchione di Freddie, più degli altri tre, potrebbe aver congegnato tanto per divertimento. Ma allo stesso tempo l’approccio dei Queen alla registrazione in studio era fin troppo serio per credere ad una distrazione del genere.

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E del resto non si tratta neanche davvero di qualcosa di così dirompente. Non come la leggenda che per esempio lega il titolo di Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles alla sigla LSD, o altre simili. La nascita del mito si può quindi legare più alla paranoia degli ambienti conservatori dell’epoca, che prendevano di mira anche club di D&D e la musica metal.

L’idea che questi gruppi rock così popolari potessero corrompere la nuova giovntù americana era molto diffusa e in particolare i cosiddetti telepredicatori erano sempre pronti a tuonare contro le band più “controverse” in classifica. Che, nel caso dei Queen, è tutto dire dato che non parliamo certo di GG Allin.

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