Resident Evil: tra Zombie, Sangue e Mostri vince la Noia [RECENSIONE]

Abbiamo visto la prima stagione di Resident Evil, nuovo show Netflix ambientato nell'Universo Narrativo di Capcom e non ci ha convinti

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Da pochi giorni è arrivata su Netflix Resident Evil, nuova serie ambientata nell’Universo Narrativo di casa Capcom che racconta di vicende successive a quelle viste nei giochi ma comunque legate a doppio filo a quanto visto nelle controparti videoluidice. Si tratta sicuramente di un progetto ambizioso, complesso e dal concept davvero interessante in quanto ci viene raccontata la stessa trama ma in due momenti diversi della storia. Tuttavia il tutto si conclude in un nulla di fatto. Nessuna delle storyline è davvero interessante e niente di quello che vediamo cattura la nostra attenzione.

Sebbene è innegabile che alcuni momenti siano davvero ben fatti e che dal punto di vista tecnico la serie abbia diverse frecce nella propria faretra, è altrettanto fuori discussione come il ritmo degli episodi assolutamente sbilanciato e criminosamente lento ed una sceneggiatura traballante e con troppe forzature porti la serie a essere un fallimento pressochè su ogni fronte. Dopo aver concluso la visione dell’intera prima stagione, ecco dunque cosa ne pensiamo.

Resident Evil: il Trailer

Resident Evil: il Cast

  • Ella Balinska come Jade Wesker
  • Tamara Smart nel ruolo della giovane Jade Wesker
  • Adeline Rudolph come Billie Wesker
  • Siena Agudong nel ruolo della giovane Billie Wesker
  • Paola Núñez come Evelyn Marcus 
  • Lancia Reddick come Albert Wesker
  • Turlough Convery come Richard Baxter 
  • Connor Gosatti nel ruolo di Simon
  • Ahad Raza Mir nel ruolo di Arjun Batra
  • Pedro de Tavira Egurrola come Angelo Rubio

La Trama

Sono passati diversi anni dagli eventi dei giochi e dalla distruzione di Raccoon City, località nella quale per la prima volta fece la sua comparsa il virus T creato dalla Umbrella. Ora la città è stata ricreata in Sudafrica dove l’azienda è tornata a lavorare sul virus allo scopo di creare un medicinale in grado di rendere felici le persone.

Tutto, ovviamente, tenendo nascosti i veri interessi di tutta l’operazione. In questa ridente cittadina, 3 mesi prima dell’Apocalisse, arriva Albert Wesker, ambiguo dirigente dell’Umbrella, insieme alle sue figlie gemelle, Jade e Billie. Da qui, a causa proprio delle azioni delle due ragazze, partirà la nuova ondata epidemica del Virus T che rischierà, di nuovo, di far terminare l’umanità.

Alternativamente, la storia ci porta 14 anni più avanti, quando la ormai cresciuta Jade Wesker si muove sul campo tra milioni di persone infettate dal virus e soldati dell’Umbrella, per trovare una cura che possa permettere alle persone non ancora contagiate di riprendere in mano il mondo. Cosa alla quale, ovviamente, l’azienda si oppone fermamente. Trovare una soluzione vorrebbe dire smascherare i crimini dell’Umbrella e questo i vertici dell’organizzazione non possono permetterselo.

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Resident Evil, la nostra recensione senza Spoiler

Partiamo da una premessa doverosa. L’idea di raccontare la storia su due piani temporali diversi, uno ambientato in una nuova Raccoon City decenni dopo il disastro visto nei giochi di Resident Evil, e l’altro anni dopo a seguito dell’esplosione della nuova epidemia è interessante. Si tratta di un escamotage per raccontare in contemporanea sia le cause del disastro che le sue conseguenza, utilizzando come vettore veicolantela vita delle sorelle Wesker. Tuttavia fin dai primi episodi si nota come questa cosa sia stata fatta in modo raffazzonato, con poche idee di scrittura e con scelte troppo spesso forzate e noiose.

Le vicende che riguardano le due ragazze ancora adolescenti appena arrivate in Sudafrica sono quelle che si potrebbero trovare in un qualsiasi teen drama. Cosa che stona in modo pesante con le atmosfere che ci si aspetta di trovare in un Resident Evil. Anche nei momenti nei quali la storia arriva a toccare momenti più intensi e interessanti con topic inerenti ai segreti dell’Umbrella, la narrazione risulta faticosa. Queste deve infatti rispettare canoni stilistici che facciano risaltare le piccole Wesker ma che non si addicono a una storia come questa. Il risultato è solamente noia. Le vicende che avvengono nel liceo delle due, il rapporto col giovane Simon, i lunghi dialoghi troppo incentrati sull’aspetto adolescenziale della storia e sul costante bisogno di rimarcare lo stretto rapporto tra le sorelle allontano lo spettatore da ciò che dovrebbe essere il fulcro della storia: la nuova epidemia di Virus T.

Le sequenza ambientate nel laboratorio sono sicuramente quelle migliori di questa macroarea della serie. Ma sono poche e sporadiche in confronto a quanto detto prima per essere realmente interessanti. Essendo il tutto ambientato prima dell’epidemia, non ci sono zombie (ad eccezione di un cane), la violenza è ridotta all’osso e il tutto si riduce in un teen drama ambientato a New Raccoon City. Anche l’Albert Wesker di Lance Reddick è davvero poco incisivo, fermo restando la bravura dell’attore, per creare anche una singola sequenza degna di nota, fino praticamente all’ultimo episodio.

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Situazione diversa per quanto riguarda l’altra macroarea. Siamo infatti 14 anni avanti a quanto raccontato in precedenza, il mondo è in piena Apocalisse e la cresciuta Jade Wesker deve cercare di salvare il mondo. Qui appare la stragande maggioranza degli infetti della serie ed anche alcune creature non umane decisamente ben fatte. Certo, gli effetti speciali non sono perfetti, ma non sono neanche tragici. Nei primi eposodi, anche grazie alla presenza del carismatico Richard Baxter con Jade alle prese sul campo con mostri, sette religiose e soldati, arrivano le sequenze migliori di tutto Resident Evil.

Le scene d’azione qui, al netto di un eccessivo uso del rallenty e di qualche scelta registica rivedibile, sono intriganti e aiutano a tenere alta l’attenzione del pubblico. Certo, il tutto muore nei minuti successivi quando veniamo riportati bruscamente alle noiosissime storie adolescenziali delle sorelle Wesker. Ma siamo ancora nei binari dell’accettabilità.

Tuttavia i problemi arrivano nella seconda metà della stagione, quando Jade torna a casa sua. Lì iniziano una serie di forzature narrative terrificanti che fanno apparire quella che fino prima era un’indefessa eroina come una totale incapace senza cognizione di causa. La storia va avanti semplicemente grazie ai suoi gravissimi e ingiustificabili errori. Qualche buona sequenza d’azione e qualche intuizione di sceneggiatura, specie quelle “scientifiche” provano a salvare la situazione, ma il contesto e la scrittura pessima del personaggio di Jade sono davvero tutto troppo gravi per avere una chance di passare in secondo piano.

Menzione inevitabile per il finale. Quasi 8 ore di visione non arrivano ad alcun punto degno di nota. Alla fine tutto si ritrova nella stessa situazione nella quale Resident Evil era iniziata lasciando lo spettatore scontento e annoiato. I riferimenti finali a personaggi della saga videoludica atti ad aprire le porte ad una seconda stagione non fanno altro che infastidire ancora di più i fan che si sentono imbrogliati e presi in giro.

In conclusione Resident Evil vorrebbe parlare a tutti ma in realtà non parla a nessuno. Se da una parte i fan videogiocatori si troveranno spaesati in un universo che ha davvero labili collegamenti con quello da loro amato, i neofiti si troveranno di fronte ad una storia che non è davvero niente. Poco horror, poca azione, trama raffazzonata e inconcludente e nessuna (o quasi) risposta avuta. Sebbene alcuni elementi siano interessanti e ben fatti, sono decisamente troppo pochi in confronto agli infiniti minuti di noia che gli spettatori si troveranno di fronte.

Voi che ne pensate? L’avete già vista?

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