House of Gucci, Ridley Scott risponde alle critiche degli eredi

Ridley Scott, intervistato da Total Film, ha risposto alle critiche mosse dagli eredi della famiglia Gucci al suo House of Gucci

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Ridley Scott è stato intervistato da Total Film per parlare del suo ultimo film, House of Gucci (qui il trailer). In particolare il cineasta ha voluto rispondere agli eredi della grande famiglia della moda che hanno criticato aspramente il film.

Le parole degli eredi Gucci sono offensive in modo allarmante – dice Scott. Dicono che Al Pacino non rappresentava fisicamente Aldo Gucci in nessun modo. Eppure, francamente, come potrebbero essere rappresentati meglio che da Al Pacino? Scusatemi! Probabilmente avete i migliori attori del mondo a interpretarvi, dovreste sentirvi così fottutamente fortunati

Il regista continua rispondendo alla critica secondo la quale il film sia stato fatto intenzionalmente per far ridere. 

Penso che molto sia comico. Sicuramente per i primi due atti. Per quanto riguarda Jared Leto invece, non ci sono molte informazioni sul [suo personaggio] Paolo, ma ci sono immagini di Paolo e lui è esattamente uguale. Abbiamo trovato le foto e Jared si è mosso e vestito nel modo in cui Paolo lo faceva. Non c’è molto materiale di Paolo che parla davanti alla telecamera. E quindi doveva essere, in una certa misura, immaginato, ma chiaramente Paolo era un uomo molto colorato e sgargiante

Gli eredi di Aldo Gucci, in una lettera aperta, avevano detto di House of Gucci, in uscita al cinema il prossimo 16 dicembre:

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La famiglia Gucci prende atto dell’uscita del film House of Gucci ed è sconcertata. Questo perché, nonostante l’opera affermi di voler raccontare la vera storia della famiglia, i timori sollevati dai trailer e dalle interviste rilasciate finora sono confermati. La narrazione è tutt’altro che accurata. La produzione non si è preoccupata di consultare gli eredi prima di descrivere Aldo Gucci – presidente dell’azienda per 30 anni. E i membri della famiglia sono descritti come teppisti, ignoranti e insensibili al mondo che li circonda.

Questo è estremamente doloroso dal punto di vista umano e un insulto all’eredità su cui il marchio è costruito oggi. Ancora più discutibile è la ricostruzione che diventa mistificante quasi fino al paradosso quando arriva a suggerire un tono indulgente verso una donna che, condannata in via definitiva per essere stata la mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci, viene dipinta non solo nel film, ma anche nelle dichiarazioni dei membri del cast, come una vittima che stava cercando di sopravvivere in una cultura aziendale maschilista. Questo non potrebbe essere più lontano dalla verità.

Inoltre, nel corso dei suoi 70 anni di storia durante i quali è stata un’azienda familiare, Gucci è stata un’azienda inclusiva. Infatti, proprio negli anni ’80 – il contesto storico in cui è ambientato il film – le donne ricoprivano diverse posizioni di vertice. Che fossero membri della famiglia o estranee ad essa, queste includevano il presidente di Gucci America, il capo del Global PR & Communication, e un membro del consiglio di amministrazione di Gucci America. Gucci è una famiglia che vive onorando il lavoro dei suoi antenati. La cui memoria non merita di essere disturbata per mettere in scena un film che non è vero e che non rende giustizia ai suoi protagonisti. I membri della famiglia Gucci si riservano ogni diritto di proteggere il nome, l’immagine e la dignità dei loro cari

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