Mortal Kombat: i 10 migliori capitoli della saga

Con l'arrivo del nuovo film dedicato alla saga, ci siamo cimentati in una classifica dei migliori giochi di Mortal Kombat

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6- Mortal Kombat X (2015 Playstation 4, Xbox One, PC)

Come insegna Mortal Kombat 3, seguire i passi del fratellone di successo non è sempre facile. Mortal Kombat X uscì quattro anni dopo il primo “reboot” del franchise, Mortal Kombat (2011, aka MK9) di cui parleremo più avanti ma che ha avuto un successo immenso, riportando alla ribalta la saga di MK. Il decimo capitolo della saga riprende tutto ciò che c’era di buono in MK9 e lo ripropone, generalmente in maniera più che soddisfacente ad eccezione della gestione dei DLC (criticata giustamente da più parti) ed una storia che sembrava essere stata troncata sul più bello.

In questo capitolo venivano introdotti molti nuovi personaggi, tra i quali Cassie Cage (figlia di Johnny Cage e Sonya Blade), Jacqui Briggs (figlia di Jax Briggs) e Kung Jin (nipote di Kung Lao). Stavolta i personaggi di altri universi proposti come DLC erano ben quattro, Jason Voorhees, Predator, Alien e Leatherface. Apprezzata ma da ottimizzare l’idea delle varianti dei personaggi, ogni lottatore difatti ha più varianti di se stesso selezionabili, ogni variante si comporta in maniera diversa ma ce ne sono alcune che sono troppo migliori di altre, rendendo quasi superflua la caratteristica e ricadendo la scelta sempre sulle più efficienti.

Si trova sotto ad MK9 in questa lista in quanto sebbene abbia costruito su quanto di buono fatto dal predecessore, risulta nel complesso meno godibile (storia meno entusiasmante e troncata, DLC gestiti in maniera non ottimale).

5- Mortal Kombat Trilogy (1996 Playstation, Saturn, Nintendo 64, PC)

Mortal Kombat Trilogy può quasi essere considerato un ulteriore iterazione di Mortal Kombat 3, noi preferiamo invece vederlo come un dream match della trilogia originale di Mortal Kombat. Il cast di MKT è difatti praticamente quello dei primi tre Mortal Kombat, compresi i boss in forma giocabile. Il gioco non aveva difatti una vera e propria storia, ma era veramente una celebrazione dei Mortal Kombat 2D (difatti il capitolo successivo introdusse la saga al 3D). Molti personaggi ricevettero nuove mosse speciali, animazioni riviste, aggiunte alle fatality ed a volte anche più versioni dello stesso personaggio (ad esempio Sub-Zero).

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Pur essendo una specie di best of, Midway introdusse comunque due nuovi personaggi segreti, Chameleon e Khameleon. Il primo era un ninja trasparente in grado di trasformarsi a piacere in tutti i Ninja maschili della serie (Sub-Zero, Scorpion, Noob Saibot, Human Smoke, Rain, Ermac, Reptile) mentre Khameleon era la versione femminile che poteva appunto trasformarsi nelle tre ninja della serie (Kitana, Mileena, Jade). Chameleon era presente in tutte le versioni del gioco tranne quella del N64, nel quale era presente al suo posto Khameleon appunto.

Sebbene mancasse una modalità storia, il gioco fu molto apprezzato per come si lasciava giocare in versus. Per questo abbiamo pensato di metterlo a metà della classifica, dopotutto gran parte del fascino di un picchiaduro sta proprio nella rigiocabilità ed MKT è “semplicemente” un gran bel titolo da giocare.

4- Mortal Kombat (1992 Arcade, Megadrive, Super NES, Mega CD, Master System, Amiga,Game Boy, Game Gear, PC)

Il primo, unico ed inimitabile. Tutti (giocatori Super NES a parte) ricordano la prima volta in cui hanno visto Kano mangiare il cuore dell’avversario o Sub-Zero asportare testa e spina dorsale del malcapitato di turno. Mortal Kombat era in realtà abbastanza scarno, uscendo dopo Street Fighter II con solo 7 personaggi giocabili, di cui due erano palette swaps (Scorpion e Sub-Zero condividevano lo stesso sprite, volendo anche più di Ryu e Ken, cambiando tra loro solo il colore del gi).

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La particolarità di MK era però la sua grafica, i personaggi erano difatti attori veri e sebbene Pit Fighter (sempre Midway) avesse già fatto vedere qualcosa del genere, Mortal Kombat andava ben oltre grazie a sprite molto più grandi e dettagliati. Sangue a fiotti fuoriusciva dai corpi dei lottatori dopo ogni colpo andato a segno e lo stesso sangue rimaneva per un po’ di tempo a terra, per l’epoca era scioccante ed esaltante al tempo stesso. Non si era mai visto niente di simile.

I controlli prevedevano l’utilizzo di cinque tasti, due pugni, due calci e per la prima volta un tasto per la parata (ripreso poi da molti picchiaduro 3D). Fino a quel momento ogni picchiaduro terminava nel momento in cui un giocatore arrivava a vincere il numero di round necessario (solitamente due). In Mortal Kombat fu introdotta la fatality, divenuta poi simbolo stesso della serie. Una voce fuori campo, al termine del round, incitava il giocatore a finire una volta per tutte l’avversario.

Come detto sopra, le fatality dell’originale sono tutte semplici ma assolutamente memorabili. Il titolo era una versione videogame dei b movies di arti marziali tanto in voga in quegli anni, l’atmosfera che si respirava era unica e aiutò il gioco a distinguersi dalla massa di cloni di Street Fighter II. Altra caratteristica che diventerà poi un must per la saga è la presenza di innumerevoli segreti, primo tra tutti Reptile, un ottavo personaggio (non giocabile) che vestiva i panni di un ninja verde il quale si presentava dinanzi ai giocatori sfidandoli ad un duello una volta soddisfatte particolari condizioni. Perché il gioco non si trova in cima alla lista? Perché come tanti pionieri ha coraggiosamente tracciato un sentiero da percorrere ma con ampi margini di miglioramento.