1966: 10 capolavori da vedere regista per regista [LISTA]

Il 1966 è stato forse il maggior anno di piena del cinema. Vediamo come ogni regista della lista ha segnato la storia in quell'anno.

1966
Alcuni dei capolavori del 1966
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Blow-up – Michelangelo Antonioni (1966)

Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni - Recensione | Quinlan.it

Apriamo l’articolo con uno dei titoli che meglio catturano lo spirito degli anni Sessanta e di questo 1966.

Emblematico già il montaggio alternato iniziale, con cui il regista ci catapulta nella città di Londra: giovani squattrinati con volti dipinti e sprizzanti gioia in contrasto con grigi vecchi che sembrano aver terminato il turno in fabbrica. Anche i movimenti di macchina sono differenti: panoramiche e carrellate per i primi, camera fissa per i secondi.

Tra i vecchi fa capolino il protagonista, il fotografo Thomas (David Hemmings), disposto a tutto per scattare foto drammatiche di persone disagiate. Uscito al parco per gli ultimi scatti da inserire nel nuovo libro, immortala le effusioni di una coppia, cercando di non farsi vedere; viene però notato dalla donna (Vanessa Redgrave), che gli chiede insistentemente il rullino.

Riuscito a sfuggirle e incuriosito, Thomas corre nello studio a sviluppare e ingrandire (ecco il blow-up) le foto, scoprendo qualcosa di sinistro…

L’atmosfera del film è pervasa di riferimenti alla contemporaneità: movida, vestiti succinti, effusioni pubbliche, manifestazioni pacifiste, sfarzo artistico, concerti, sperimentazione musicale e tutto ciò che ne consegue (pensate a “I thought you were supposed to be in Paris” – “I am in Paris”).

Per un approfondimento sul versante musicale, potete leggere il nostro articolo Musica e film – Blow-Up.

La fotografia di Carlo Di Palma è molto barocca, gioca molto sui colori e riempie l’inquadratura con oggetti di scena dal design contemporaneo. Frequente, inoltre, l’utilizzo di specchi per ritrarre gli attori fuori campo, oltre a uno studio geometrico approfondito.

Spesso Antonioni si avvale delle porte aperte o di muri per apporre ai personaggi una cornice, giocando sulla concezione del dipinto nell’arte contemporanea. L’arte è però quasi un espediente, perché la riflessione principale sul film verte su reale e irreale: è il finale, malinconico e metaforico, a porre in evidenza tale dicotomia.

Blow-up ha ispirato, in particolare, Brian de Palma (Blow Out, 1981), François Truffaut (Gli anni in tasca, 1976) e Peter Greenaway (I misteri del giardino di Compton House, 1982). La locandina, raffigurante la celeberrima scena dell’amplesso, appare in alcuni film come The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro o nell’episodio Sesso e segreti della serie L’ispettore Coliandro.