1966: 10 capolavori da vedere regista per regista [LISTA]

Il 1966 è stato forse il maggior anno di piena del cinema. Vediamo come ogni regista della lista ha segnato la storia in quell'anno.

Condividi l'articolo

Uccellacci e uccellini – Pier Paolo Pasolini (1966)

Uccellacci e uccellini" compie 50 anni

Altro film fortemente rappresentativo del periodo in cui è uscito, anticipatore della contestazione giovanile del Sessantotto. Quando uscì ottenne un ottimo esito critico, fatto raro per il regista bolognese, sempre impegnato in battaglie contro la censura.

La trama: Totò (Totò) e Ninetto (Ninetto Davoli), suo figlio, vagano per la periferia romana senza meta. A un certo punto, i due incontrano un corvo, che racconta loro una storia allegorica, e poi altri bizzarri personaggi.

Totò è protagonista per l’ultima volta in un film significativamente atipico per lui: abituato alla libertà totale sul set, in Uccellacci e uccellini deve, invece, attenersi al copione di Pasolini. Il regista ha scelto il comico napoletano come protagonista perché sostiene che abbia le due qualità dei personaggi fiabeschi, umiltà e stravaganza.

Padre e figlio rappresentano l’uomo occidentale moderno, che non ha più né meta né ideologie, forse perché nemmeno vuole averne. Emblematica la frase iniziale: “Dove va l’umanità? Boh!”. Il tema sarà poi riproposto anche in Edipo re (1967). La misera condizione umana mostrata dal film appare anche immortalata sui nomi delle vie.

Evidente, inoltre, l’allusione del regista e sceneggiatore alla profonda crisi che stava vivendo il PCI in quegli anni, esplicitata da due indizi: il primo è il personaggio del corvo, ossia l’intellettuale di sinistra che tenta invano di guidare i due protagonisti verso la fiducia nel progresso; il secondo è dato dalla scena del funerale di Togliatti, guida storica del partito, scomparso nel 1964.

Le musiche sono curate da Ennio Morricone e i titoli di testa e di coda sono cantati da Domenico Modugno. Si tratta di una pratica mai vista prima, anche se Godard fece leggere titoli di testa nel suo film “Il disprezzo” (1963).

Celebre il brano “Scuola di ballo al sole”, che ha saputo catturare lo spirito giovanile di quegli anni; una traccia simile è contenuta in Il giardino delle delizie (1967) di Silvano Agosti, durante una controversa scena di danza di un gruppo ragazzi. Ma anche altri nomi rinomati hanno collaborato al film: Nino Baragli si dedicò al montaggio, Tonino Delli Colli alla fotografia e Luigi Scaccianoce alla scenografia, coadiuvato da Dante Ferretti.