Final Fantasy: alti e bassi della storica saga videoludica

Un lungo cammino tempestato da innumerevoli successi e alcuni, enormi, passi falsi

Final Fantasy
Alcuni dei protagonisti della saga di Final Fantasy
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La storia dei videogiochi è segnata da titoli che hanno marchiato indelebilmente il medium, come accade in ogni arte, e la saga di Final Fantasy ha al suo interno alcuni numeri che la rendono tra le più importanti opere mai create. Seppur il suo successo commerciale internazionale arrivò con l’avvento del settimo capitolo e della prima ammiraglia Sony PlayStation, il suo creatore aveva scommesso tutto con il primo, importantissimo, capitolo nel 1987.

Hironobu Sakaguchi decise di tentare il tutto per tutto e creare quello che sarebbe stato il suo ultimo progetto videoludico in caso di fallimento. Era da lui stesso definita la sua Fantasia Finale proprio perché tutte le sue energie e quelle dell’azienda, la Square, convogliarono nel progetto. La casa produttrice non sarebbe riuscita a sopravvivere in caso di insuccesso commerciale e quindi da quel gioco dipendeva il futuro del suo creatore, dell’azienda e dell’ipotetico futuro del brand. Ovviamente il gioco fu un enorme successo in Giappone e questo fece modo che la Nintendo (il primo gioco della saga era inizialmente esclusivo per il Nes, la prima console della casa di Mario) traducesse il titolo per il mercato americano nel 1990. La pubblicazione ufficiale europea arrivò solamente nel 2003 con la versione rimasterizzata Final Fantasy Origins per PlayStation.

Final Fantasy: l’inizio di una lunga, lunghissima serie.

L’idea di Sakaguchi era quella di raccontare una storia, il più classico dei fantasy tradotto in videogioco. La trama vede infatti 4 Guerrieri della Luce affrontare l’oscurità per riportare pace e prosperità nel mondo. Già nel primo capitolo però si possono trovare alcuni stilemi che hanno identificato poi tutta l’intera saga. Il gameplay era suddiviso in combattimenti (a turni), esplorazione di una mappa gigante, menù per gestire i personaggi e i loro equipaggiamenti. Lo sviluppo della storia, come visto in praticamente tutti i Final Fantasy, prende per mano il giocatore nelle fasi iniziali, lo fa spostare tra scenari totalmente vincolati dalla trama, per poi lasciargli totale libertà di esplorazione (tramite un’aeronave o un altro mezzo di trasporto) prima dello scontro finale.

I primi tre capitoli della saga seguiranno stilemi simili, portando sempre qualche innovazione nel sistema di combattimento (tipo le classi giocabili selezionabili per ogni personaggio oppure l’evoluzione tramite livelli o utilizzi di una certa caratteristica), mettendo al centro della scena 4 famigerati eroi che dovranno riportare la luce in un’epoca di oscurità. La vera evoluzione del genere è stata portata con il quarto capitolo. Verrà introdotto per la prima volta, utilizzato poi in quasi tutti i capitoli successivi, l’ATB (Active Time Battle) che darà più dinamismo al sistema a turni. Una barra di caricamento visibile a schermo farà da riferimento alla possibilità di utilizzare un determinato personaggio ogni volta che sarà completata.

Oltre a una veste grafica totalmente nuova (che andava a sfruttare il mode 7 del SuperNintendo, che faceva apparire i giochi in un falso 3D) e un miglioramento di tutti gli aspetti tecnici, Final Fantasy IV porta un’evidente evoluzione anche nella trama e nella caratterizzazione dei personaggi.

L’apice della grafica 2D.

Questa strada verrà intrapresa dal titolo successivo (che però torna alle origini dei Guerrieri della Luce e dei 4 Cristalli. Di Final Fantasy V esiste anche una miniserie anime chiamata Final Fantasy: La leggenda dei cristalli che funge da seguito del gioco. Sarà però con Final Fantasy VI che la prima parte della straordinaria avventura di Hironobu Sakaguchi vedrà il suo apice. Seppur in veste di supervisore, e per la prima volta non da regista, il gioco fu un’enorme successo di pubblico e critica. Il sesto capitolo della saga introduce un incredibile numero di personaggi giocanti, ognuno di esso intercambiabile nel party principale, e dona alle storiche evocazioni (in questo capitolo chiamate Esper) un certo peso all’interno della trama. I protagonisti Terra e Locke dovranno vedersela contro il tiranno Imperatore Gestahl e lo psicopatico Kefka Palazzo, uno dei personaggi più crudeli e carismatici dell’intera serie e del panorama videoludico.

Con i primi sei capitoli possiamo fare la conoscenza anche di tantissimi personaggi, evocazioni e mostri che ci accompagneranno, in un modo o nell’altro, anche nei capitoli successivi. Il personaggio di Cid cambierà forma e potrà essere alleato o nemico, ma solitamente la sua caratterizzazione graviterà intorno alle aeronavi. Ifrit, Shiva, Leviathan, Ramuh, Bahamut e Odino sono solo alcune delle evocazioni incontrate in quasi tutti i giochi della saga così come mostri come Molboro, Behemoth, Tomberry, Kyactus e Omega Weapon oppure i bellissimi Moguri e Chocobo. È stato proprio grazie a questi personaggi che la saga è riuscita a ritagliarsi una propria identità all’interno del mercato videoludico, creando collegamenti e auto-citazioni all’interno della propria progressione antologica. L’affinarsi della tecnica e della narrazione nei primi capitoli ha poi portato al grande successo, al marchio a fuoco nella storia dei videogiochi: Final Fantasy VII.

L’era d’oro, del 3D e di PlayStation.

Abbandonata l’ammiraglia Nintendo a favore della nuova arrivata PlayStation, la saga di Final Fantasy approdò nella nuova generazione con uno dei capitoli, se non il primo in assoluto, più amato dai fan. Le gesta di Cloud Strife e dei suoi alleati vengono proposte, per la prima volta in un capitolo principale, con una grafica tridimensionale. La trama risulterà decisamente complessa e intricata, carica di pathos e con effetti sorpresa probabilmente mai pensati prima per un videogioco. Come nel capitolo precedente, uno dei personaggi più amati e meglio caratterizzati sarà il villain di turno, il potentissimo e famigerato Sephiroth. L’antagonista della vicenda è talmente ben sviluppato e carismatico da riuscire a divenire una delle personalità più importanti del medium. Parte di questo successo va, senza alcuna ombra di dubbio, al grandissimo compositore Nobuo Uematsu e la sua One Winged Angel.

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One Winged Angel – Nobuo Uematsu

L’immenso successo ottenuto con il settimo capitolo aprì le danze a quella che sarà la trilogia PlayStation One più amata di sempre. Final Fantasy VIII migliorerà ulteriormente l’aspetto grafico tramite una costruzione poligonale più matura e realistica, con personaggi dall’aspetto e dimensioni più umane. Anche le cinematiche raggiungono livelli straordinari, impreziosendo il titolo in modo incredibile tramite intramezzi musicali o scene di azione. L’ambientazione continuerà sulla strada intrapresa dal sesto capitolo e dal settimo: un mondo in cui tecnologia e magia sono interconnessi e dal loro equilibrio dipenderanno i destini di tutti. Final Fantasy VIII affronta i temi socio-culturali, intrapresi dal precedente, in modo più superficiale concentrandosi maggiormente sul protagonista e la sua storia. Squall entrerà di diritto tra i protagonisti più amati anche per questo motivo, cavaliere tormentato che viaggerà nel tempo per salvare la sua amata.

L’ultimo gioco della triade vede il ritorno al mondo fantasy e a personaggi più caricaturali. Final Fantasy IX è un vero gioiello in tal senso e il ritorno alle origini fu molto apprezzato dai fan. Gidan e Garnet saranno la coppia protagonista che vedrà il proprio mondo minacciato dal temibile Kuja. Il successo di questo capitolo passa però anche dalla bellissima caratterizzazione di alcuni comprimari come Vivi, timido mago nero che riprende l’aspetto dei primi capitoli della saga, e Adalberto Stainer, simpaticissimo Capitano dei Cavalieri che riuscirà a strappare più di un sorriso durante l’intera avventura.

PlayStation 2 e l’ultimo grande capitolo prima del grande fallimento.

Sulla scia di successo dei precedenti capitoli e dalla fama di saga dalle qualità tecniche incredibili, la nuova generazione di console vedrà in Final Fantasy X il fiore all’occhiello di quel periodo. La nuova potenza a disposizione fu sfruttata in modo totalmente diverso rispetto al passato racchiudendo l’intero titolo in macro aree e lasciando più in disparte l’ormai collaudata esplorazione del mondo di gioco. Questa non troppo apprezzata scelta fu ripagata da un comparto visivo incredibile ma soprattutto da una trama all’altezza dei capitoli precedenti. Tidus e Yuna dovranno a ogni modo scongiurare l’ennesimo cataclisma causato da Sin, bestia primordiale dalla potenza infinita. Il finale strappa lacrime destabilizzò talmente tanto i fan da fare in modo che venisse sviluppato un seguito diretto: Final Fantasy X-2.

Square era una delle società più importanti dell’intera industria videoludica e, a fronte di una decennale esperienza nel campo della tecnologia 3D, tentò l’approdo sul grande schermo con Final Fantasy: The Spirit Within, primo film della storia girato interamente in computer grafica. La mossa costò cara all’azienda registrando uno dei disastri più grandi della storia del cinema a livello finanziario. L’idea di portare nelle sale una storia completamente nuova non entusiasmò i milioni di giocatori della saga, non mostrando quindi interesse verso il prodotto. Perso il bacino di utenza principale, Square si ritrovò con un buco finanziario talmente importante da dover sottostare a un’amara fusione con l’azienda rivale Enix (creatrice della saga Dragon Quest). Questo costò anche l’allontanamento del creatore della saga, Hironobu Sakaguchi, costretto a fondare una propria casa di sviluppo.

Il gioco salva-cassa e le grandi difficoltà.

Poco prima del disastro commerciale intrapreso dall’ingresso nel mondo cinematografico, Square riuscì a pubblicare il primo capitolo online della serie: Final Fantasy XI. Seppur accolto con molti dubbi e qualche critica, il gioco si rivelò un successo e unico titolo tra i MMORPG a poter fronteggiare ad armi pari con lo strapotere di World of Warcraft. Molti fan non apprezzarono la nomenclatura di titolo della saga principale, l’undicesimo capitolo, mentre tanti altri criticavano il fatto che per poter usufruire del titolo si dovesse stipulare un abbonamento mensile.

Il ritorno a un titolo single player arrivò quasi quattro anni più tardi con il complesso Final Fantasy XII. In questo capitolo si poteva notare l’esperienza acquisita con il gioco precedente, i combattimenti contro i mostri non erano più randomici ma ogni nemico era ben visibile sulla mappa e il sistema di combattimento era una trasposizione modificata di quello visto nel gioco online. La trama era di notevole scrittura cercando di inserire elementi socio-politici al suo interno. Pur restando un grandissimo gioco, alcune scelte della produzione macchiarono in qualche modo l’intero equilibrio di gioco.

L’idea iniziale era di avere come protagonista centrale Bash ma la sua “troppa occidentalità” portò gli sviluppatori a inserire una coppia di protagonisti più giovani e dalla caratterizzazione più orientale. Vaan e Penelo però diventano gli anelli deboli dell’intera trama, protagonisti di eventi che vedono gli altri personaggi al centro dell’intera vicenda. Anche la scelta di non inserire le storiche evocazioni fece storcere il naso ai fan più accaniti.

La grande crisi del videogioco giapponese.

La grande storia della compagnia si ritrovò di fronte all’ennesima grossa crisi. Questa volta però era ben accompagnata dalla maggior parte delle software house giapponesi. Con l’avvento della nuova generazione di console capitanate da Xbox 360 e PlayStation 3 (Nintendo aveva già intrapreso una strada completamente diversa), molti sviluppatori giapponesi non riuscirono a migliorare i propri motori grafici e si ritrovarono in completo svantaggio rispetto alla controparte occidentale. Questo si ripercosse anche sul travagliato sviluppo di tredicesimo capitolo della saga. Final Fantasy XIII fu estremamente atteso dai fan. La grande aspettativa lo portò a essere il primo vero flop videoludico al momento della sua uscita.

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Il gioco si presentò con diverse assenze a livello di gameplay, come una vera mappa esplorabile, il commercio di oggetti e un battle system all’altezza del contenuto. Le battaglie venivano costantemente intervallate dal lunghe sequenze di filmati e le sezioni erano costellate da nemici facilmente distruttibili premendo a ripetizione il solo tasto X. Per preservare una grafica al passo con i tempi, gli sviluppatori dovettero sacrificare troppe cose creando così un titolo su binari, un lungo corridoio che portava i protagonisti dall’intro al finale. Per dare maggiore spessore al titolo venne deciso di creargli intorno un’intera trilogia che, seppur andando a migliorare gli aspetti negativi del capitolo principale, risultò poco apprezzata.

Altro enorme passo falso e la rinascita dalle ceneri.

Un anno dopo l’uscita del capitolo 13, un nuovo MMORPG vide la luce nel 2010. Final Fantasy XIV doveva raccogliere il grande successo del precedente titolo online e ripartire da una nuova base, con nuova grafica e nuovo gameplay. Il risultato iniziale fu un vero e proprio disastro. Il gioco era sì graficamente maestoso ma peccava di ottimizzazione e per non avere problemi grafici era necessario un computer molto potente. Oltre alle magagne tecniche, che non erano poche, il gioco presentava molti problemi lato gameplay. Le aree erano molto grandi ma poco dinamiche e la trama (perché anche i titoli online ne hanno una) sembrava semplicemente abbozzata.

Lo spettacolare intro che diede vita alla nuova era di Final Fantasy XIV

Smembrato l’intero team di sviluppo, fu Naoki Yoshida (in arte Yoshi P) a ricostruire da zero l’immenso disastro iniziale. Con quasi 2 anni di continue patch e nuovi contenuti, il nuovo team stava in parallelo sviluppando una vera e propria nuova versione del titolo: Final Fantasy XIV – A Realm Reborn. Negli ultimi mesi prima dell’immenso aggiornamento 2.0, una meteora si faceva minacciosa nei cieli di Eorzea. Il suo arrivo al suolo portò fine alla prima versione e all’accensione dei nuovi server con il titolo completamente rivisitato. Yoshi P riuscì nel miracolo, Final Fantasy XIV era rinato dalle sue ceneri e, con gli anni, è divenuto il titolo MMORPG qualitativamente da battere.

Ultimo capitolo e Spin-off.

Final Fantasy XV è l’ultimo capitolo ufficiale uscito e, come altri prima di lui, ha visto fasi decisamente travagliate durante il suo sviluppo. Nato come capitolo spin-off della saga comprendente Final Fantasy XIII (nato infatti come Final Fantasy XIII Versus), il gioco fu “promosso” a titolo ufficiale della saga. Dopo la guida iniziale di Tetsuya Nomura il gioco venne poi affidato a Hajime Tabata visto che il primo si trovava già sullo sviluppo del capitolo finale di Kingdom Hearts. Anche questo capitolo ricevette una critica piuttosto tiepida, soprattutto per la trama estremamente frammentata e per un mondo di gioco decisamente poco popolato. Anche il combat system non era tra i migliori in circolazione, l’ennesimo ibrido tra turni e action che però finiva per essere un infinito spam del tasto azione.

Oltre ai capitoli della saga principale, Final Fantasy ha all’interno del proprio universo anche tanti notevoli spin-off. Si possono contare più di tre decine di titoli che vedono al loro interno i generi più disparati: dal picchiaduro allo strategico, dal rhythm game allo sparatutto. Tutto questo non fa che aumentare il prestigio e approfondire i vari mondi dei capitoli principali.

L’ultimo nato in casa Square Enix è il remake del famigerato Final Fantasy VII. Il reboot dello storico gioco verrà distribuito su più capitoli, con una veste grafica tutta nuova e un gameplay più contemporaneo. Dopo anni di scivoloni e passi falsi, il nuovo remake ha avuto dalla sua un ottimo riscontro della critica e dei fan di vecchia data.

Verso una nuova era? Dov’è Final Fantasy XVI?

Dopo diversi titoli non proprio entusiasmanti, la storica produttore sembra piano piano ritrovare una nuova linfa. Non solo per il grande successo di Final Fantasy VII Remake ma anche per gli ottimi titoli sfornati all’esterno della saga. Giochi come Nier: Automata o il reboot della saga di Tomb Raider stanno riportando la fiducia verso un produttore che sembrava aver perso la retta via. Le nuove console sono ormai all’orizzonte e i fan stanno attendendo da tempo nuove notizie sul sedicesimo capitolo. Quanto dovremo aspettare? Sarà all’altezza delle immense aspettative? A queste domande potremo rispondere solamente tra qualche anno, sperando che il prossimo titolo abbia tutte le carte in regola per tornare a scrivere la storia del medium videoludico.

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