Eminem e le scelte della maturità dietro a Music To Be Murdered By

Eminem
(Fonte: Impatto Sonoro)
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Le decisioni da prendere a 50 anni fanno tornare Slim Shady umano.

“Chissà quanti ne hai visti, chissà quanti ne vedrai di calciatori tristi che non hanno vinto mai, e hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro a un bar; e sono innamorati da dieci anni con una donna che non hanno amato mai”. Eminem, nella sua ultima fatica discografica Music To Be Murdered By (17 gennaio 2020 per Interscope Records e Shady Records), sembra proprio il calciatore che, a differenza di quello di De Gregori, ha vinto tutto ciò che poteva vincere, ma comunque ha appeso le scarpe al muro ed è da dieci anni incastrato in una relazione con una musica che non ama.

Il disco ha tentato di giocare sull’effetto sorpresa e su un concept molto forte: Alfred Hitchcock Presents Music To Be Murdered By, un disco arrangiato e pubblicato dal compositore Jeff Alexander nel 1958 in cui il regista compariva in brevi parti recitate, sull’onda della sua serie di successo Alfred Hitchcock Presents.

Il tweet di Eminem con la copertina del disco di Hitchcock. (via Twitter)

Il signor Eminem si è sicuramente divertito, senza però rischiare troppo: il successo in classifica era più che prevedibile, e il disco è schizzato subito ai primi posti delle classifiche. Questa volta ha voluto dare una solida impostazione di contorno al suo disco, con un immaginario adatto all’Eminem che è e che lo ha fatto diventare l’Eminem che è adesso, senza contare su discutibili dissing (compreso quello con Machine Gun Kelly che ha lanciato il suo precedente album). Revival (2017) e Kamikaze (2018) sono solo ricordi più o meno brutti.

Un altro tweet di Eminem, con la cover alternativa del disco, ispirata a quella del disco del 1958. (via Twitter)

Un disco di Eminem ha una sola sicurezza: ci troverai dentro, nella voce e nel modo in cui ti arriva nelle orecchie, Eminem.

Le cifre stilistiche del rapper bianco più famoso della storia non solo ci sono, ma vengono anche gestite bene e quando serve rimescolate: i beat minimali prendono strade sempre diverse, e per quanto rischino di finire nel ritornello da stadio (come in Farewell o in Leaving Heaven) sono efficaci e accolgono, senza scimmiottare la trap o giocare a chi ce l’ha più grosso (il microfono) con cocktail di nuove e vecchie scuole, risultando a tutti gli effetti un “boomer” che non capisce cosa succede intorno a lui, e nel dubbio se la prende con i giovani. Ma non li odia, tanto che nel suo disco ci sono Juice WRLD, Ed Sheeran, il giovanissimo Don Toliver, addirittura quel burlone di Anderson .Paak in Lock It Up.

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Citiamo qualche numero, che non definisce un buon album, ma sicuramente fa effetto: Eminem nel disco cambia flow 131 volte. In media 7,7 volte a canzone, con un picco di 12. In Godzilla raggiunge una velocità ridicola per un essere umano. I flow individuati e riconosciuti come “nuovi” nel disco sono 30. Trenta flow nuovi di zecca, che sono un bel modo per reinventarsi e ritrovarsi. E finalmente siamo arrivati al punto cruciale.

Il video ufficiale di Darkness. (Fonte: YouTube / EminemMusic)

La nuova passione per il pop che si è preso il signor Marshall Mathers III fa pensare.

Ricostruendo la recente carriera di Eminem, Music To Be Murdered By non è un disco terribile, soprattutto dopo l’indefinibile Revival, e Kamikaze che dietro l’iniziale fotta “io sono un rapper, voi ragazzini potete solo imparare” non ha rivelato molto altro. E proprio per questo possiamo considerare quello che Eminem vuole dirci, senza farci accecare dall’odio o da un atteggiamento da vecchio brontolone; quello che forse voleva dirci già da qualche tempo: questo rap a senso unico non va più bene.

Marshall Mathers III non sa più chi è: il carnefice, l’assassino della strage di Las Vegas del 2017 (nel quale si immedesima in Darkness), o la vittima? Il sadico provocatore di Unaccommodating che cita con violenta ironia l’attentato al concerto di Ariana Grande, o la vittima del patrigno nella cattiva e infognata Stepdad, in cui si rivela alla fine ugualmente sadico e violentissimo? Eminem, a 48 anni suonati, non ha più la voglia di prendersela con la nuova scuola, giocandosi la soluzione più ovvia per la parte finale della carriera di un rapper della sua caratura. Non ha più voglia neanche di vomitare sullo tsunami del pop, che si è accorto di cavalcare ormai da anni.

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Eminem live nel 2018. (Fonte: Amino Apps)

Questo disco è una crisi, nel senso più profondo: una scelta, che Eminem non sa fare.

Sepolto sotto la violenza ingiustificata, le scenate da rapper integralista, il ritornello da stadio c’è un sentimentalismo fastidioso perché quanto mai umano: Eminem deve scegliere, adesso. I testi sono densi di foto sbiadite dei tempi andati, quando nessuno gli chiedeva di tornare ad essere quello di una volta e il deviato Slim Shady bastava prima di tutto a lui stesso. La strada che si è costruito forse gli sta stretta: ormai è il Rap God, cos’altro ha da dare al mondo dell’hip hop duro e puro?

Senza quest’idea dietro, Music To Be Murdered By rimane un album da salvare, che riesce anche a fomentare in alcuni passaggi. Ma forse è il caso di iniziare a leggere tra le righe e renderci conto che Eminem non è più un ragazzino con la fissa per la violenza. Oltre agli extrabeat a velocità sonica, c’è un uomo incastrato nel corpo del biondo ossigenato di Detroit che i fan non vogliono che si liberi. La cornice ben costruita del disco è già un segno di maturità artistica. Il fatto che non venga sprecata come semplice celebrazione dell’orrore è una conferma. Ascoltato con il filo di attenzione che merita, diventa molto più di un album per tornare in classifica.

Eminem – Music To Be Murdered By / Anno di pubblicazione: 2020 / Genere: Hip-hop

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