1917: Il passato è fatto di persone e odora di legno umido

Alcune critiche rivolte a 1917 di Sam Mendes appaiono estremamente forzate. Cerchiamo di capire cosa vuole dirci il film favorito ai prossimi Oscar

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Quando penso alle epoche passate, soprattutto alla prima parte del ‘900, la prima cosa che mi viene in mente è l’odore del legno umido. C’è una doppia anima in questo: il piacevole gusto del legno e l’asfissiante e antico aroma della muffa. Ciò rappresenta perfettamente il pensiero che si proietta all’indietro, al tempo remoto. Convivono la malinconia di epoche che appaiono, illusoriamente, migliori della nostra e l’inevitabile puzzo di vecchio. In 1917 la dicotomia di questa sensazione è abbandonata, e ciò che investe la mia mente è l’acre odore del legno marcio.

Il passato è fatto di persone come i mosaici son fatti di tasselli, i film di guerra lo sanno bene e spesso si dedicano ad un piccolo punto di vista lasciando la visione generale alle pagine impolverate di qualche vecchio tomo di Storia. Ogni volta che si vuole capire il passato bisognerebbe incamminarsi di fianco al più comune degli uomini e mettere il citato tomo nello zaino, in modo da cercare di capire come un evento totalizzante attecchisca nel cuore di un singolo essere umano e come questo attanagliamento investa la sfera emotiva e pratica di quest’ultimo.

Sam Mendes propone in 1917 proprio questo approccio: prima portandosi al fianco del nonno portatore di storie individuali dipinte su affreschi enormi e poi introducendo lo spettatore al lato del proprio prescelto comune mortale per darci il senso della Storia. Le guerre, certo, sono fatte di politica, grandi battaglie, manovre militari, diplomazia esasperata e sentire collettivo ma è soprattutto composta dal soldato e dal cittadino in balìa di eventi che lo uniscono e separano dall’umanità.

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1917 sam mendes

In 1917 non c’è affresco storico ma ritratto, non c’è un capitolo de La Grande Guerra ma un piccolo paragrafo. Pensare al numero esorbitante di morti in una guerra — soprattutto in un’ epoca di desensibilizzazione alla violenza — lascia quasi indifferenti poiché la cifra ci appare annacquata da qualcosa che riteniamo inevitabilmente enorme e quindi pare naturale scorgere conseguenze simili. Ma quando vediamo un uomo nuotare in un fiume con una manciata di corpi gonfi, la nostra percezione diventa più terrena, pratica, scioccante. Ci rendiamo conto del particolare, della reale dimensione di un avvenimento. Il pluralizzare, spesso, danneggia la nostra comprensione emotiva di un evento e l’incamminarci al fianco della singola esperienza risulta necessario per assorbire appieno il quadro generale.

Capiamo quanto si sia soli in momenti del genere, proviamo pietà per chi li vive. Un uomo solo in una landa desolata piena di morte o in una città bombardata circondata di luci “spione” che ci segnalano al mortale nemico ci gettano nel palude della solitudine, dell’impotenza del singolo e del ineffabilità del tutto.

1917 ci sottrae alla Storia e ci restituisce l’Uomo. Mette da parte l’umanità e analizza la sua parte più piccola: il singolo. E se pensiamo alla veridicità dei fatti raccontati, la sensazione è triplicata. Studiamo una guerra che dura cinque anni e ci appaiono pochi, eppure, attraverso il film, ci rendiamo conto di quanto siano lunghe 8 ore e spaventa pensare quanti secondi, minuti, ore e giorni ci siano in un lustro. Il mare spaventa, ma è immaginare la goccia in mezzo ad altre miliardi e miliardi di gocce che ci atterrisce davvero. 1600 uomini da salvare in un mondo in brutale guerra vi appaiono poca cosa? se la pensate così, fatevi due domande. Se poi siete tra quelli che credono che 1917 racconti una storia banale senza pathos… beh, è una storia che prende spunto dai racconti di un combattente e, a netto delle parti fantasiose, le emozioni e le conseguenze spirituali sono quelle che vediamo nel film:

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Nonostante i cecchini, le mitragliatrici e le granate, sono tornato al buco della C Company senza un graffio ma con una serie di esperienze da far rizzare i capelli ai miei bisnonni e teneri incollato alle sedie i mie nipoti per notti intere. (caporale Alfred H. Mendes).

Se proprio non riuscite ad accettarlo…forse avete un problema con la realtà non con con l’opera di Sam Mendes.

sem mendes 1917

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