I 10 film preferiti di Xavier Dolan

I film preferiti di Xavier Dolan
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Amante del cinema, Xavier Dolan ha dichiarato numerose volte di aver trovato la propria principale fonte di ispirazione all’interno dei suoi film preferiti: pellicole datate, in classici del cinema e pietre miliari impresse nella mente di tutti.

Colonne sonore suggestive, composte di brani strappati agli anni Sessanta, e colori vivaci che sembrano essere stati rubati da un film in technicolor: fortemente derivativi, i lungometraggi dell’enfant prodige si presentano agli occhi del pubblico come un revival del passato e dei lungometraggi che più lo hanno colpito. Di seguito la classifica dei film preferiti di Xavier Dolan:

10. Il fascino discreto della borghesia (Luis Buñuel, 1972)

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Parigi. I Sénéchal e i Thévenot, un diplomatico e una parente delle due famiglie non riescono mai a terminare un pasto. I sei personaggi –che trasmutano in simbolo della borghesia– sono intrappolati nell’oblio di un vortice fatto di inviti a pranzo che sembra non avere una fine.

Descritto dal regista canadese come “una piacevole incursione all’interno del macrocosmo della borghesia”, Il fascino discreto della borghesia ha da sempre influenzato la filmografia di Xavier Dolan: gli aspetti che più hanno colpito il giovane sono la cura maniacale di Buñuel nei confronti dei dettagli, le interessanti performance attoriali, i “cambiamenti inaspettati e sorprendenti” e l’incredibile finale, tratti che contribuiscono a creare un’atmosfera magica e armoniosa, ma, al contempo, anche “buffa, strana ed intellettuale”.

9. Mala Noche (Gus Van Sant, 1985)

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Anticipatore dei caratteri peculiari della filmografia di Gus Van Sant –che, a detta del regista francofono, è da sempre il suo eroe–, Mala Noche è la narrazione di un amore non ricambiato, di una vita interrotta che si smarrisce nella solitudine.

Tra i migliori rappresentanti del cinema LGTB (aggiungi link della classifica), il lungometraggio rientra tra i film preferiti di Xavier Dolan: l’opera, dichiara, è “autentica, intima, universale e che riesce ad essere sempre attuale”.

8. La Bella e la Bestia (Jean Cocteau, 1946)

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“Amare questo film è probabilmente una dichiarazione esplicita della mia identità sessuale, lo so” sostiene Xavier Dolan.

Un ricco commerciante ha perso tutti i suoi averi ma nonostante questo tre dei suoi quattro figli continuano a vivere nel lusso, tranne Belle, la figlia minore, bella e modesta. L’uomo parte per un viaggio d’affari e, durante la notte, trova ospitalità in un castello incantato dove sembra atteso. Il mattino dopo nella serra trova una rosa e decide di prenderla per la figlia Belle, ma in quel momento compare il padrone di casa, la Bestia, una creatura dalle fattezze animali ed il comportamento umano. Il vecchio ha abusato della sua ospitalità, se non vuole morire sua figlia dovrà rinchiudersi nel castello per sempre con lui.

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Pellicola pionieristica e rivoluzionaria, La Bella e la Bestia dell’anticonformista Jean Cocteau riesce ad anticipare i tempi, focalizzandosi sulla narrazione di una fiaba impressa nella mentalità comune, di un frammento di tradizione.

7. Arrivederci ragazzi (Louis Malle, 1987)

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Gennaio 1994. La quotidianità di Julien Quentin, passata all’interno di un collegio religioso, viene sconvolta dall’arrivo del misterioso Jean Bonnet, perennemente isolato dal resto della classe.

Con Arrivederci ragazziLouis Malle –uno tra i registi preferiti di Xavier Dolan– “flirta con i generi” e sperimenta attraverso le tecniche cinematografiche, dando vita ad un ritratto commovente e veritiero dell’amicizia, dell’infanzia e della guerra. Ispirato ad una vicenda autobiografica dello stesso Malle, il lungometraggio del 1987 –vincitore del Leone d’oro alla 44ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia– è riuscito a conquistare l’enfant prodige grazie a “contrasti, antagonismi ed emozioni violente“.

6. Quando volano le cicogne (Mikhail Kalatozov, 1957)

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Film d’avanguardia, Quando volano le cicogne di Mikhail Kalatozov è essenzialmente una storia d’amore, una vicenda che viene sviluppata dal cineasta attraverso una lunga serie di virtuosismi tecnici che si succedono senza sosta.

Con una regia stupenda e una fotografia che lascia senza fiato, la pellicola del regista sovietico –che dipinge la crudeltà della guerra e la degradante trasformazione di un individuo in seguito al dolore e alla violenza– viene definita da Dolan “un vero capolavoro”.

5. Il sapore della ciliegia (Abbas Kiarostami, 1997)

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Un’automobile bianca si muove attraverso le polverose colline della periferia di Teheran in cerca del senso dell’esistenza.

Potente riflessione sul significato della vita e sul senso della morte, Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami si posiziona quinto all’interno della classifica dei film preferiti di Xavier Dolan, il quale elogia la bellezza –riconoscibile nella verità di cui il film si fa portatore e nella sincerità con cui essa viene raggiunta– del lungometraggio del regista iraniano, un vero e proprio inno alla vita.

4. I quattrocento colpi (François Truffaut, 1959)

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“La prima volta in cui mi sono innamorato –sostiene Xavier Dolan, commentando la sua prima visione de I quattrocento colpi di François Truffaut– e sentivo che il mio sentimento era ricambiato”.

Intrappolato in una svogliata pigrizia impossibile da allontanare e sconvolto dalle inquietudini della giovane età, così come dalla lontananza affettiva dei genitori, il dodicenne Antoine Doinel trascorre le proprie giornate indolentemente alla ricerca di avventure in grado di dare una svolta alla monotonia che lo caratterizza, scorazzando per le strade polverose di Parigi con l’amico René e frequentando i lunapark, le sale cinematografiche e i parchi della metropolitana.

Perfetto in ogni minimo dettaglio, I quattrocento colpi è da sempre riuscito, grazie alla sua bellezza e al suo fascino, a conquistare chiunque avesse deciso di guardarlo: in tal senso, il giovane regista francofono è l’ennesimo regista ad essersi innamorato della Settima Arte grazie a questo capolavoro della Nouvelle Vague. E lo specifica lui stesso in un’intervista: “Non mi sento così originale quando lo dico”.

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3. Giochi proibiti (René Clément, 1952)

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Ambientato nel pieno della seconda guerra mondiale, Giochi Proibiti di René Clément segue la vita di Paulette, una bambina di cinque anni che, dopo aver perso i genitori a causa di un attacco aereo, vaga senza meta. Fortuito e del tutto casuale, l’incontro con l’undicenne Michel Dollè le regalerà gli ultimi attimi di una felicità da lei mai provata.

I bambini e la guerra. Di nuovo. Senza dimenticarsi di analizzare profondamente i crimini e la violenza della guerra, il regista francese dipinge, attraverso il film, l’innocenza dell’infanzia, ritratta con una sensibilità fuori dal comune che riesce ad eliminare ogni manifestazione di infantilismo: “l’intero film è la proiezione visiva di ciò che è la perfezione” specifica l’enfant prodige mentre parla della magia che prova ogni qualvolta che guarda questo poetico lungometraggio di Clément, uno studio veritiero e genuino dei costumi, delle usanze e dei giochi propri della più tenera delle età.

2. Sussurri e grida (Ingmar Bergman, 1972)

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Pianti e silenzi, sussurri e grida. Ricostruzione estremamente realistica –e sconvolgente– di un dramma familiare che ruota attorno alle figure di tre sorelle e di una badante, Sussurri e grida di Ingmar Bergman racconta della malattia di Agnes, una delle protagoniste, e si trasforma in un’analisi profonda e articolata delle oscurità che si celano dietro a tre personalità complesse, completamente antitetiche.

Impressionato dalla qualità della regia e della recitazione, così come dalle tonalità adottate all’interno dell’ennesimo capolavoro del maestro svedese, Xavier Dolan definisce la pellicola come un “ritratto delicato e approfondito del dolore, della malattia, della sofferenza e della solitudine”.

1. Il bandito delle 11 (Jean-Luc Godard, 1965)

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Dopo aver commesso un omicidio, cercare nelle spiagge della Provenza un rifugio in cui isolarsi dal mondo. Pellicola anarchica e rivoluzionaria, Il bandito delle 11 narra del caos in cui è immerso l’agire dei due amanti Ferdinand Griffon e Marianne Renoir, i quali, protagonisti indiscussi dell’opera, hanno scelto di intraprendere una vita vissuta sotto il segno della criminalità.

E, al primo posto, l’ennesimo capolavoro proveniente dalla Francia. Si tratta del quarto film realizzato da un maestro del cinema francese ad essere inserito all’interno della lista dei film preferiti di Xavier Dolan.

Realizzato da un Jean-Luc Godard “all’apice della sua arte”, il film è, secondo il regista canadese, la rappresentazione della libertà: “libertà di parole, libertà di immagini, libertà di colori, libertà di amore”, libertà di “un cinema che non rifiuta mai niente”.