School of Rock (stasera alle 21:30 su Spike) è certamente il film più disimpegnato, ma forse il più godibile, di Richard Linklater. Una commedia degli equivoci, nella quale un musicista fallito (chi altri se non Jack Black) si finge un insegnante per guadagnare a sbafo. Salvo trovare nella sua classe di bambini la band ideale, con la quale riesce a realizzare lo show dei suoi sogni e a vincere (moralmente) una gara tra band.
Essendo un film di Linklater, School of Rock è sì una commedia, ma intelligente. Per esempio, alla tirata del protagonista contro il “potente” che “buca l’ozono e sta inquinando l’Amazzonia”, fa da contrappunto un accorto approfondimento del personaggio del potente in questione, la preside della scuola (Joan Cusack).
Da una parte, il film è politicamente corretto: niente parolacce (solo una, e usata con giudizio), niente volgarità e (per grazia divina) niente scoregge. Dall’altra School of Rock vuole essere didattico e, in parte, moralista: genitori, lasciate che i vostri figli si esprimano; alunni, comprendete che anche gli insegnanti hanno i loro problemi.
Viene esaminata la morale di tutti, nessuno è completamente cattivo, e i buoni trionfano perché credono nei loro sogni. Tuttavia, la regia di Linklater fa sì che il film si fermi appena sotto la soglia della banalità.
Detto questo, School of Rock è fondamentalmente un film per ragazzi, e chi lo ha visto a quindici anni comprende benissimo come l’effetto su un adolescente possa essere tutt’altro che negativo. Il film è coinvolgente, genuinamente divertente, e disinvoltamente acuto.
Per esempio, Dewey, il protagonista, viene allontanato dalla sua prima band perchè questi vogliono diventare “commerciali” (siamo nel 2003 e si ragiona ancora così). In seguito, tuttavia, è lo stesso Dewey ad ammettere di non essere “un granchè”. Insomma, molteplici punti di vista vengono presi in considerazione.
Su tutto, trionfa il rock and roll.
La celebrazione di questa musica è totale e sinceramente ammirata, e va a centrare il punto: il rock and roll si erge come strumento di lotta del debole contro il potente, ma in realtà tutto parte da un ragazzino timido ed emarginato che con questa musica impara ad avere fiducia in sè stesso.
Questo è il vero “potere” della musica, per come se ne parla qui, ed il concetto è sottolineato con delicatezza e non grossolanamente; la lotta contro il potente, eventualmente, arriva molto dopo.
La colonna sonora, per forza di cose, non può che andare di pari passo. Andiamo dai Led Zeppelin ai Ramones, dai Cream a Steve Nicks, passando per David Bowie e (attenzione) i Modern Lovers.
Nella scena più memorabile del film, Dewey insegna ai suoi alunni a suonare i riff di Iron Man dei Black Sabbath, Highway to Hell degli AC/DC, Touch Me dei Doors e, immancabile, Smoke on the Water dei Deep Purple. Scelte forse un tantino scontate, ma nel 2003 non c’era ancora il web 2.0, e già conoscere questa musica era più o meno il massimo a cui si poteva arrivare.
Allo stesso tempo, tuttavia, non si può non notare un certo “esclusivismo“: di fronte alla “purezza” e all’importanza artistica del rock and roll, vengono mortificati i nomi che non vi appartengono: Liza Minnelli, Puff Daddy, Enya. Fa eccezione Aretha Franklin, simbolo dell’emancipazione e della crescita del timido personaggio di Tomika.
Ci sono poi una serie di altri spunti interessanti.
Per esempio, in una scena Dewey afferma che il potente ha “corrotto” il rock and roll “con una cosina di nome MTV”. A questo punto è interessante notare che il film è stato distribuito dalla Paramount, che dal 1994 è una sussidiaria del colosso Viacom, il quale possiede anche, udite udite, proprio MTV.
La tematica del “venduto vs. autentico” ritorna nei rapporti tra Dewey e la sua band originale, i No Vacancy. Questi, per ottenere un contratto discografico, non si limitano a cacciare Dewey dal gruppo. Ma si tagliano i capelli, assumono un nuovo chitarrista “fico” e soprattutto si presentano alla battaglia delle band (che poi vincono) con una power ballad in stile glam rock anni ’80. Da venduti, insomma.
Quindi appare chiaro che School of Rock non è solo una semplice commedia musicale, ma un film completo e ben scritto che offre molti spunti su più livelli di lettura.
E questo, beninteso, senza rinunciare alla dimensione musicale, che racchiude e riassume tutto, e rende il film piacevole e divertente.