Kevin Spacey, quale futuro dopo la sua assoluzione?

Kevin Spacey è stato assolto dalle accuse di violenza sessuale, ma nessun produttore lo chiama più: quale futuro per l'attore di Hollywood?

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Kevin Spacey, attore due volte premio Oscar noto per i suoi ruoli cinematografici e televisivi tra cui “American Beauty” e “House of Cards”, mercoledì è stato assolto da tutte le accuse di abusi sessuali. A distanza di sei anni dallo scoppio e del caso e dopo essere stato scagionato a New York, una giuria di Londra ha impiegato poco più di 12 ore per prendere una decisione. Mentre veniva annunciato il verdetto, Kevin Spacey, 64 anni, si trovava al centro dell’Aula, indossava un abito blu scuro e sembrava impassibile mentre affrontava la giuria. Ma quando ha udito le parole “non colpevole”, l’attore ha iniziato a piangere tirando un sospiro di sollievo. Al di là del merito, quello che ci interessa qui è il metodo, di cui Spacey è stato una delle vittime più celebri.

La vicenda Kevin Spacey, spiegata nel metodo

Tutto ha inizio nel 2017. L’attore, al culmine della sua carriera, viene accusato di molestie da una ventina di uomini. All’epoca era direttore artistico dell’Old Vic, un importante teatro londinese. Uno degli accusatori dice alla polizia che Spacey lo aveva toccato più volte senza il suo consenso. Un altro racconta di essere andato a bere qualcosa a casa dell’attore a Londra. Aggiunge di essersi addormentato nell’appartamento, scoprendo, una volta sveglio, che il signor Spacey, in ginocchio, gli praticava sesso orale.

Spacey respinge tutte le accuse, si difende come può. Ma ancor prima che le indagini dimostrino fatti o che un tribunale si pronunci sulla vicenda, si vede scaricato e licenziato da tutti i brand e le major con cui lavora. Netflix annuncia immediatamente che non lo coinvolgerà più in alcun progetto e blocca l’uscita del film “Gore”, che lo vede protagonista. Sospende “House of cards”, dove veste i panni del Presidente USA e la fa ripartire con un triplo salto carpiato della trama e un’altra protagonista: la first lady. La Sony sospende il film in uscita “Tutti i soldi del mondo”: cancella le sue scene e le fa rigirare con un altro attore, Christopher Plummer. E nessun produttore lo chiama più.

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Ma cosa significa il verdetto di mercoledì per la carriera di Kevin Spacey? Come riporta il New York Times, è “allo stesso tempo un atto d’accusa di un sistema accusatorio alimentato dai media, da pettegolezzi e insinuazioni, spesso da informatori anonimi, che ha distrutto tante vite e carriere di Hollywood. È l’ennesima accusa contro i media che hanno gettato nel calderone del #MeToo anche Kevin Spacey, indipendentemente dal costo “umano” di questa vicenda.

Prima si condanna il malcapitato, poi lo si licenzia

kevin spacey
Kevin Spacey in una scena del film “American Beauty” (1999). Credit: DreamWorks

Il giornalista Francesco Oggiano di Will Media fa questo ragionamento: “Premesso che la responsabilità penale è differente da quella politica, civile, morale, e premesso che per prendere provvedimenti spesso non serve aspettare una sentenza ma può bastare l’emersione documentata dei fatti, troppo spesso questo metodo viene applicato da parte di brand – gli stessi che si lanciano in crociate «attiviste» – anche sui social. Un modus operandi che purtroppo prevede l’erosione – un caso alla volta – di 3 principi democratici che altri, molto prima di noi, hanno combattuto per affermare:

1) regole uguali per tutti
2) diritto alla difesa
3) presunzione d’innocenza.

È quel principio per cui è l’accusa che dovrà preoccuparsi di dimostrare la colpevolezza di un linciato, mica il contrario. Nelle gogne e nei casi come questo, è come se il processo si invertisse, sempre per quel fatto di non avere alcun dubbio. Prima condanniamo il malcapitato. Poi lo licenziamo e lo ostracizziamo. Poi, se quello dimostrerà che ci siamo sbagliati, pazienza. Ce ne saremo già dimenticati, presi da un’altra polemica.

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Quale futuro per Kevin Spacey?

Riuscirà Spacey a trovare ancora una volta lavoro a Hollywood, che si vanta dei suoi valori morali, che prende milioni di dollari all’anno dalla CIA e del Pentagono, ma che allo stesso tempo inserisce nella lista nera Woody Allen, Roman Polanski e lo stesso Spacey?

Difficile da dire. Secondo Page Six, l’attore “potrebbe dover continuare a lavorare in Europa, poiché Hollywood non è pronta a perdonare o dimenticare”. Lo stesso sito web ha citato i commenti di Spacey a una rivista tedesca: “So che ci sono molte persone in questo momento che sono pronte ad assumermi nel momento in cui sarò scagionato da queste accuse a Londra… pronto ad andare avanti”.

La campagna #MeToo ha ormai quasi sei anni. Oltre a Spacey, i suoi promotori hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per distruggere le carriere e le vite di James Levine, Charles Dutoit, Geoffrey Rush, Jeffrey Tambor, Louis CK, Placido Domingo, Garrison Keillor, Craig McLachlan, Frank Langella, Bill Murray, Blake Bailey, Ryan Adams, Aziz Ansari, Casey Affleck, James Franco, Johnny Depp e molti altri, nessuno dei quali è stato condannato per un solo crimine.

Voi cosa ne pensate di questa vicenda? Diteci la vostra nei commenti!

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