House of the Dragon: Recensione dello spinoff di Game of Thrones

Abbiamo visto in anteprima i primi sei episodi di House of the Dragon, la serie prequel di Game of Thrones: ecco la nostra recensione

Condividi l'articolo

Sono passati circa tre anni dalla messa in onda dell’ultima (deludente) stagione di Game of Thrones, la serie TV evento nata dalla penna di George Martin. A distanza di tre anni gli spettatori possono tornare a Westeros grazie allo spin-off House of the Dragon.

Tratto dal libro di Martin Fuoco e Sangue, House of The Dragon debutterà in contemporanea con gli Stati Uniti il 22 agosto su Sky Atlantic, in versione originale sottotitolata e in streaming solo su Now TV. La messa in onda prevede un nuovo episodio ogni lunedì, per un periodo di tempo di dieci settimane. Per la versione doppiata bisognerà invece aspettare il 29 agosto.

House of the dragon, la trama

House of the Dragon è ambientata 172 anni prima della morte di Aerys, il Re Folle, per mano di Jamie Lannister. Ci troviamo dunque circa 200 anni prima degli eventi narrati in Game of Thrones. 200 anni prima che Daenerys Targaryen tenti di rivendicare il trono di spade e il comando su Westeros.

Sono passati nove anni da quando Viserys I (Paddy Considine) è stato eletto re e, malgrado la tradizione alle sue spalle, il sovrano di Approdo del Re, ha deciso di indicare come sua legittima erede la figlia Rhaenyra (Milly Alcock da ragazza e Emma D’Arcy da adulta).

La decisione porta un certo scompiglio: è la prima volta che una donna viene scelta come legittima erede al trono e, come se non bastasse, il fratello del re, Daemon Targaryen (Matt Smith), vorrebbe per sé il Trono di Spade.

Quando la tragedia si abbatte sulla casa Targaryen, portando con sé morte e precarietà, Rhaenira dovrà combattere per dimostrare di essere degna di salire al trono, a dispetto di uno zio impulsivo e affascinante, e un fratellastro che, un giorno, potrebbe rubarle ciò che le spetta di diritto.

Mentre lo scontento riempie la corte, Westeros si appresta a quella che è conosciuta come la Danza dei Draghi, la guerra civile che ha sparso il sangue di numerose vittime per il diritto al trono.

House of the Dragon: Recensione

Nel nome di Daenerys

Il primo episodio della nuova serie spinoff di Game of Thrones si apre con un cartello necessario a dare un contesto storico allo spettatore, soprattutto a chi non ha letto il libro di Martin e ha bisogno di capire in che età è ambientata la storia.

LEGGI ANCHE:  House of the Dragon, showorunner spiega l'introduzione di personaggi neri

Come punto di riferimento per questo contesto iniziale viene ricordato il nome di Daenerys Targaryen e la sua lotta per riprendersi un trono che venne sottratto alla sua famiglia con l’onta e il tradimento.

Il riferimento non appare casuale perché quando la protagonista Milly Alcock entra in scena per un momento si ha l’impressione di assistere alla sfilata del fantasma della Madre dei Draghi. Se Daenerys rappresenta in qualche modo la fine di un certo tipo di dinastia Targaryen, Rhaenyra ne rappresenta il punto di partenza.

Con i capelli talmente biondi da sembrare bianchi, occhi azzurri che rivaleggiano con il cielo che solca a bordo di un drago, Rhaenyra è una ragazza che è stata plasmata nell’idea di essere un simbolo di rivoluzione. Non tanto un elemento del caos, ma una figura che potrebbe cambiare il corso della storia.

Proprio come avviene con Daenerys, Rhaenyra appare la più forte dei contendenti al trono, grazie a una sorta di purezza d’animo che la renderebbe perfetta per guidare un regno, ma tutt’altro che adatta ad assecondare la corruzione in cui Westeros annega.

Per tutta la serie, dunque, lo spettatore ha spesso la sensazione di assistere a un parallelismo tra le due principesse Targaryen: dal ruolo da combattente che sono più o meno costrette ad accettare, al tradimento delle persone a loro più vicine, passando anche per una certa liberalizzazione della sessualità femminile, Daenerys e Rhaenyra sono due facce di una stessa medaglia, maledette dal sangue di fuoco che gli scorre nelle vene.

“I see us”

House of the Dragon è una serie che decide di affondare i propri artigli nella famiglia Targaryen, in una dinastia che fa dell’impulsività e della forza il proprio punto distintivo. In questo senso è interessantissimo assistere a tutti gli “scontri” (non diciamo di più per non correre il rischio di fare spoiler) tra Rhaenyra e suo zio Daemon.

Quest’ultimo è un principe, un cadetto che sembra non accettare di venire messo da parte, sebbene appaia molto legato alla nipote. Impulsivo, ribelle e violente, Daemon è forse il personaggio più interessante di questa prima stagione, proprio perché imprevedibile. Matt Smith riesce alla perfezione a costruire un personaggio ambiguo, affascinante, ma che lascia intuire il veleno che porta con sé e la portata della distruzione che potrebbe arrecare.

LEGGI ANCHE:  House of the Dragon: la lotta per il trono è basata sulla storia vera di una dinastia medievale

Diverso invece è Viserys: un re affabile, buono e generoso, che sembra distante anni luce dai sovrani di Westeros a cui il pubblico è abituato. Attento a seguire le leggi del suo regno, influenzato dalle parole del suo Primo Cavaliere (un Rhys Ifans davvero convincente), Viserys è anche un re corretto, che non vuole rimangiarsi la parola e che insegue un percorso fatto d onore e lealtà.

Ma su di lui, così come su suo fratello e su sua figlia, c’è una certa ambizione, un disperato bisogno di dimostrare di essere potente e inattaccabile. Un desiderio di supremazia che è ben riassunto in un dialogo della serie, che recita:

Con i draghi siamo dei. Ma senza… Senza siamo come tutti gli altri.

I Targaryen – con le loro differenze e le loro sfumature – sono i veri protagonisti di questa serie colma di intrighi e tradimenti, dove ogni decisione è presa nella speranza di fare un passo in avanti verso il Trono di Spade e la possibilità di sconfiggere tanto la morte quanto l’oblio del tempo.

House of the dragon: perché vedere lo show in arrivo su Sky

Sebbene fosse lecito avvicinarsi al progetto di House of the Dragon con una certa reticenza e aspettative basse, per timore di essere davanti a una mera strategia di marketing priva di anima, il risultato è decisamente interessante.

Da una parte House of the Dragon cerca di sanare la nostalgia data dall’assenza di una serie evento come Game of Thrones: lo fa attraverso certi riferimenti – i gemelli Lannister, nozze a cui sarebbe meglio non assistere, luoghi che gli spettatori hanno imparato a conoscere – sia con la messa in scena di estetiche riconoscibili.

Dall’altro, però, la serie non si accontenta di essere una versione posticcia di una serie di successo e decide di raccontare la propria storia con una linearità davvero piacevole da seguire e un cast eccezionale che fa sparire gli attori per portare in superficie i personaggi.

Forse manca una vera divisione tra le fazioni, una spaccatura netta che permetterebbe al pubblico di schierarsi apertamente. Ma per questo c’è ancora tempo: per il momento House of the dragon è una serie che racconta la storia di una famiglia maledetta, all’alba di un mondo in continuo mutamento.