House of the Dragon: draghi, sangue e morte in una scioccante seconda stagione | RECENSIONE

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House of the Dragon non è GOT, nemmeno nella seconda stagione, ma va benissimo così: i nuovi episodi sono più che memorabili, per non dire traumatici come ai bei vecchi tempi del Trono di Spade. Ecco la nostra recensione

Sbaglia chi ancora si aspetta che House of the Dragon “diventi” Game of Thrones. Uno, perché di fatto lo è già: la fonte d’ispirazione, l’universo ideato da George R.R. Martin, mette in scena situazioni e intrighi del tutto simili, seppur differenti. Due, perché l’originalità di GOT difficilmente è replicabile in tempi in cui hanno successo serie ad alto contenuto esplicito come The Boys.

Se guardata senza tali aspettative, HOTD – stagione uno e due – è in realtà un’ottima serie, che regge tranquillamente il confronto con la serie madre sia per quel che riguarda l’avvincente intreccio – il confronto tra Rhaenyra e Alicent è immensamente epico – che per ciò che concerne i contenuti “piccanti” e quelli “traumatici”: sì, parliamo del classico dittico sesso e violenza.

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Del primo ce n’è un po’, qualche scena senza veli e giusto una sequenza un po’ fuori dalle righe; della seconda invece ne troviamo a iosa, anche in termini piuttosto disturbanti e che tocca persino gli “intoccabili” (se avete visto, sapete). Ma quello che continua a funzionare soprattutto sono i personaggi: memorabili, indagati in tutte le loro sfumature e tutti inconsapevoli pedine in quest’altro “gioco dei troni”.

L’abilità della narrazione consiste specialmente nel fornire valide ragioni ai punti di vista di ciascuna delle parti in contesa (ossia, in guerra), sì che guardando è davvero arduo prendere le parti dei “verdi” o dei “neri”: il messaggio migliore da convogliare in questi casi, l’eliminazione cioè dell’idea ingenua di “un buono” che meriti di trionfare, e l’evidenza di come la guerra faccia male a tutti e bene a nessuno.

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