Caro Evan Hansen | Recensione del musical con Amy Adams

Caro Evan Hansen
Condividi l'articolo

Caro Evan Hansen è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Il film è una trasposizione dell’omonimo musical di Broadway, vincitore di un Tony e un Grammy per le musiche firmate da Pasek & Paul, parolieri per La La Land. Nel cast presenti anche Julianne Moore e Amy Adams. Il film esce nelle sale il 2 dicembre 2021.

Trama

Evan Hansen, come tanti altri ragazzi della sua età, soffre di ansia sociale. Il suo psicoterapeuta gli assegna un compito che possa aiutarlo a vedere le cose da un’altra prospettiva: scrivere delle lettere destinate a se stesso, in cui trovare la motivazione a trovare la bellezza e la gioia nella vita che scorre ogni giorno.

Una di quelle lettere finisce nelle mani del problematico Connor Murphy durante una litigata. Evan ha paura che lo strambo biglietto venga pubblicato, ma la storia prende una piega ben diversa. Connor si toglie la vita: il peso dei suoi problemi era ormai diventato insostenibile. I genitori di Connor trovano nella giacca del figlio la strana lettera, e si convincono che fosse stata scritta da Connor e indirizzata ad Evan. Pensano, insomma, che suo figlio avesse finalmente trovato un vero amico, e vogliono sapere ogni cosa di questo legame per tenere viva la sua memoria.

Evan non trova la forza di confessare la natura di quel biglietto, e costruisce una serie di bugie che lo portano ad esiti completamente inimmaginati.

Cast

  • Ben Platt: Evan Hansen
  • Julianne Moore:Heidi Hansen
  • Kaitlyn Dever: Zoe Murphy
  • Amy Adams: Cynthia Murphy
  • Danny Pino: Larry Murphy
  • Colton Ryan: Connor Murphy
  • Amandla Stenberg: Alana Beck
  • Nik Dodani: Jared Kleinman
  • Isaac Cole Powell: Rhys

Trailer

Caro Evan Hansen: recensione

Curiosamente alla Festa del Cinema di Roma sono in programma due musical. L’uno è il Cyrano di Joe Wright, riuscitissima trasposizione della celeberrima commedia di Edmond Rostand filtrata dal musical off-broadway di Erica Schmidt. L’altro è proprio Caro Evan Hansen, versione cinematografica di un pluripremiato musical presentato in un’anteprima speciale in collaborazione con Alice nella Città.

Una coincidenza ben più sottile è il comune presupposto sui quali questi due film, diversi sotto ogni punto di vista, si fondano. La bugia di un autore fantasma dietro una lettera è il motivo da cui si dipana sia il dramma d’amore di Cyrano, sia questo teen movie travestito da musical, o forse musical travestito da teen movie.

LEGGI ANCHE:  Her: il futuro dipinto da Spike Jonze non è così distante dalla realtà - 5 temi su cui riflettere

Stesso punto di partenza, ma ovviamente esiti completamente differenti. E mentre Cyrano probabilmente si avvia trionfale verso la stagione dei premi, Caro Evan Hansen si ferma e ci lascia qualche perplessità.

Caro Evan Hansens: musical o film musicale?

È un dilemma di poco conto, eppure riassume precisamente le incertezze su un’opera la cui natura resta ambigua. Nonostante provenga da un musical, Caro Evan Hansen ha davvero poco del musical. Certo, ci sono numerosi numeri musicali, sorretti per altro principalmente dalle incredibili performance canore di Ben Platt, ma la totale assenza di tutto il contorno fa perdere loro funzione ed effetto.

Non che si senta l’assenza di una qualsiasi coreografia o di una certa progressione musicale, ma quanto meno ci si aspettava una certa integrazione tra i linguaggi. La sequenza di apertura faceva ben sperare, con un sincrono sulla musica non geniale, ma quantomeno ben riuscito. Allo stesso modo il secondo numero musicale era originale, nel modo in cui il montaggio permetteva di incastrare i versi della canzone. Invece per tutto il resto del film una regia assolutamente stereotipa viaggia in maniera completamente parallela ai vari innesti musicali.

Si ripete sempre lo stesso schema: un breve riff di chitarra ad introdurre la canzone, e quindi il personaggio inizia a cantare. Canzoni tra le quali, per altro, è difficile eleggerne una davvero incisiva rispetto alle altre. Se si aggiunge che la proporzione tra scena e cantato e probabilmente errata, si ottiene la formula di un film musicale sbilenco, che rimanda sempre il coinvolgimento emotivo perché una canzone ha interrotto l’immedesimazione.

Caro Evan Hansen
(from left) Zoe Murphy (Kaitlyn Dever) and Evan Hansen (Ben Platt) in Dear Evan Hansen, directed by Stephen Chbosky.

Tutto l’arco tensivo è continuamente sospeso da questi brani del quale davvero solo l’ultimo svolge il minimo ruolo drammaturgico. Delle altre resta una certa ridondanza, che fa svalutare anche ottime e convincenti performance canore come quella di Julianne Moore. L’attrice ci riporta con la mente al Wise Up nel Magnolia di Paul Thomas Anderson: il regista aveva capito perfettamente che un singolo innesto dal musical, centrato nel punto culminante del film, avesse la capacità di espandere a dismisura la potenza di una sequenza filmica. Caro Evan Hansen invece straborda di canzoni, che sembrano quasi tutte inserite al momento sbagliato.

LEGGI ANCHE:  La fotografia di Arrival

Un teen movie che resta troppo in superficie

Se togliamo la patina del musical forse ci rendiamo conto di due possibili verità. Caro Evan Hansen doveva restare ancorato alle dimensioni del teatro e alla sua natura di musical, oppure doveva passare al cinema cambiando completamente veste. Rinunciando ai numeri musicali, o perlomeno ad una parte di essi, il film si sarebbe rimesso in equilibrio. Avremmo trovato un teen movie con una traiettoria interessante, con un protagonista con un’evoluzione piuttosto articolata e un agrodolce finale senza eccessivo mèlos.

Purtroppo però il film non è sempre capace di essere all’altezza dei delicatissimi argomenti di cui tratta. E se tanti momenti centrano l’obiettivo, la conduzione complessivamente è piuttosto piatta, incapace di restituire la complessità di queste situazioni e riducendole, con eccessiva semplicità, a macchiette che in maniera disorganica si ancorano alla parabola del protagonista. Manca completamente quell’esercizio sublime che fu Paranoid Park di Gus Van Sant sugli adolescenti e i loro disordini, ma ovviamente parliamo di un’opera completamente diversa.

Se quest’ultimo era un film sui ragazzi destinato agli adulti, Caro Evan Hansen forse resta un film per ragazzi destinato a ragazzi. Tanto che gli adulti, esemplificati nelle performance lodevoli di Amy Adams e Julianne Moore, pur non essendo al margine della narrazione ne sono comparse estranee, incapaci di leggere i propri figli e i loro dolori.

Allora in questa dimensione la sua ingenua tenerezza trova un ruolo pedagogico, nel modo in cui sottopone verità spesso ignorate a persone che sono in una fase cruciale della loro vita. Il caro Evan Hansen allora potrebbe diventare per qualche adolescente una guida preziosa per sfidare la propria interiorità, e se è quello che il film si proponeva di fare, sicuramente arriverà al suo pubblico.

Continua a seguirci su LaScimmiaPensa.com!