Paul Is Dead: tutti gli indizi nella leggenda della “morte” di Paul McCartney

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Paul Is Dead: una delle più famose leggende metropolitane (false) della storia del rock

1967. Per qualche ragione inizia a circolare una voce: Paul McCartney, dei popolari Beatles, sarebbe morto in un incidente d’auto. Tutto falso. La voce, però, inizia imprevedibilmente a diffondersi. Non c’è da stupirsene, visto il successo dei Beatles e la qualità sempre più enigmatica delle loro composizioni.

Tempo la fine del decennio, e un sacco di persone ci credono. La teoria: Paul è morto, pure decapitato, nel suddetto incidente d’auto. Per non vedersi sfuggire il successo così faticosamente conquistato, i Beatles decidono di sostituirlo con un sosia, tale William Shears Campbell.

Vessati dalla “maledizione” di ciò che è successo e di ciò che hanno fatto, i quattro iniziano negli ultimi anni di attività a diffondere indizi sulla morte di Paul. In alcuni casi è vero, ma per scherzo: la teoria è già diffusa per cui non resistono, specie John Lennon, a scherzarci su in modo da prendere in giro (ma anche intrigare ancor di più) tutti i fan.

Il clima è quello già paranoico pre-Watergate e influenzato dalla Guerra in Vietnam, dalle proteste, dalle manifestazioni e dagli attentati. Una cospirazione in più non stupirebbe nessuno e anzi in moltissimi sono pronti a crederci senza riserve. Ecco quindi che, presto, vengono recuperati tutta una serie di indizi che dimostrerebbero la veridicità della “morte” di Paul.

Eccoli:

All’interno dell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, Paul porta una toppa sulla manica con una sigla che, secondo la teoria, recita O.P.D.: Officialy Pronounced Dead. In realtà c’è scritto O.P.P.: la divisa viene dal Canada e la sigla sta per Ontario Provincial Police.

Sempre sulla copertina di Sgt. Pepper, ma sul retro, Paul è l’unico girato di spalle. Secondo la teoria, perché è morto e non c’è stato il tempo di sostiturlo per il photo shooting. La ragione vera non si conosce ma non è difficile capire come questo possa sembrare un indizio bello evidente.

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Nel finale della canzone d’apertura dell’album e all’inizio della successiva, With a Little Help from My Friends, viene introdotto un certo Billy Shears. In realtà è uno pseudonimo di Ringo (che canta il brano), ma secondo i sostenitori della teoria sarebbe il diminutivo del sostituto di Paul, William “Billy” Shears Campbell.

Nel testo della canzone A Day in the Life, John Lennon canta “He blew his mind out in a car”: un riferimento all’incidente d’auto all’origine dell’intera teoria. In realtà, per la canzone Lennon ha preso semplicemente ispirazione da varie notizie sul giornale, riportando anche particolari come “He didn’t notice that the light had changed”.

Sempre in A Day in the Life, alla fine della canzone si ode il famoso loop che nessuno, all’epoca, sa come interpretare. Una delle spiegazioni sarebbe un ulteriore indizio, che si riferirebbe alla decisione di sostituire Paul con un sosia: “Never could be any other way”, non ci poteva essere alcuna altra via.

Sulla copertina di Magical Mystery Tour (1967) compare un tricheco nero, simbolo di morte in Scandinavia. In realtà si tratta di Lennon, ma avrebbe perfettamente senso legato a verso qui sotto, “il tricheco era Paul”. Altri credono che vista allo specchio la scritta Beatles svelerebbe un numero telefonico di Londra, chiamato il quale una voce avrebbe risposto “Ti stai avvicinando”.

Nella canzone Glass Onion (1968), John Lennon canta: “Here’s another clue for you all / The Walrus was Paul”. Un riferimento ad I Am The Walrus (1967), scritta non da Paul ma da lui medesimo. In realtà, in questo caso, si tratta di uno scherzo progettato appositamente da Lennon per confondere i fan.

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In I’m So Tired (1968), alla fine della canzone, Lennon mormora una frase non ben comprensibile. Secondo la teoria, direbbe in maniera piuttosto evidente: “Paul is dead man, miss him, miss him, miss him”. Paul è morto, amico, mi manca, mi manca, mi manca. Un po’ troppo lapalissiano per Lennon.

Alla fine della canzone Cry Baby Cry si ode una brevissima ghost track, senza titolo e fuori tracklist, che viene cantata proprio da McCartney. Le parole: “Can you take me back where are people? / Can you take me back?” Cioè: puoi riportarmi tra le persone, tra la gente vivente (indietro dalla morte?). Da brividi.

Sulla copertina di Abbey Road (1969), Paul è l’unico ad attraversare la strada a piedi nudi. Inoltre, non tiene lo stesso passo degli altri tre. A sinistra si scorge una Volkswagen Beetle con una targa che riporta la sigla 281F; leggendo l’1 come I, si ottiene: avrebbe 28 anni SE fosse vivo (in realtà no: McCartney è nato nel 1942 e quindi nel 1969 poteva al massimo avere 27 anni).

Questi sono gli indizi più famosi, quelli più facilmente rintracciabili (sempre che vi si voglia dar credito) e quelli più “plausibili”, se diamo per buone le argomentazioni della teoria. Se ne possono vedere infiniti altri, visto che la musica dei Beatles lascia sempre spazio ad interpretazioni fantasiose di ogni tipo. Ne conoscete alcuni che qui non compaiono? Ditecelo nei commenti!

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