Caparezza – Follie Preferenziali: il suo manifesto contro la guerra

Caparezza
Credits: La7 Attualità / YouTube
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Caparezza elenca tutte le cose che preferisce fare a fronte della terribile prospettiva della guerra

L’anno è il 2003 e Caparezza impazza ovunque con l’album della sua affermazione: Verità Supposte. Canzoni come Fuori dal Tunnel, Vengo dalla Luna e Nessuna Razza sono celeberrime e tutti le cantano, anche se non necessariamente cogliendone sempre il senso. Già all’epoca e nonostante il successo, Capa è un artista ben più sottile di quel che sembra.

Altresì, non si esime dall’urgenza di commentare, prendendoli di petto, alcuni temi portanti del tempo. Nel 2003 è ormai scoppiata la Seconda Guerra del Golfo (o Guerra in Iraq, come viene spesso chiamata). L’amministrazione Bush invade l’Iraq, dopo l’Afghanistan, alla ricerca delle famigerate armi di distruzione di massa, piegando nel contempo il regime di Saddam Hussein.

L’esercito italiano viene coinvolto, come ben ricordiamo, ma Caparezza non perde occasione per affermare ancora una volta, espandendo le posizioni espresse in F*ck the Violenza (2000) la sua contrarietà a conflitti e violenza. In questo caso, si parla della violenza su scala più grande: quella della guerra.

Lo fa in Follie Preferenziali, un’altra grande traccia dell’album Verità Supposte. Su un ritmo militaresco e quasi marziale il rapper espone i suoi punti di vista, sfruttando un rap che suona quasi come un annuncio all’altoparlante di una caserma, giocato nella strofa sempre sulla stessa melodia vocale ripetuta.

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Povero Dio tirato in ballo dagli uomini
Ma che religioni, sono questioni da economi
Questi omini minimizzano rombi di bolidi
Fanno sempre i loro porci comodi

Capa inizia subito dal punto principale: le guerre di “religione”. Lo scarto tra religione islamica e cristiana è critico a inizio millennio, dato che purtroppo si identificano persone arabe e musulmane automaticamente come terroristi. Dio (o Allah) però, non c’entrano nulla. In realtà è solo questione di economia. Ossia, come sappiamo, del prezioso petrolio che si trova in Iraq e in Medio Oriente.

Ragion per cui è piuttosto inutile ragionare sulla differenza tra “noi” e “loro” quando, alla base delle motivazioni della guerra (questa guerra, specifica) non c’è tanto un problema di incompatibilità religiosa o, sia pure, culturale o sociale; ma ci sono semplicemente esigenze e ragioni economiche. Come vale, del resto, per tutte le guerre moderne.

Nel nome del Padre figli che si fanno invalidi
Senti solo alibi squallidi
Danno ragione solamente a visi pallidi
Quelli diversi riversi ed esanimi

Viene ancora citato il Padre, con la P maiuscola: cioè quello della triade completata con Figlio e Spirito Santo. Capa denuncia l’alibi della religione e delle credenze come giustificazione per qualunque conflitto, mentre nota come, oggi come ieri, il vantaggio finale sia solo dell’uomo bianco (viso pallido, come si diceva nei vecchi film Western); mentre gli altri, diversi, finiscono “riversi ed esanimi”.

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Partono plotoni di uomini di uomini
Verso postazioni di uomini di uomini
Aggressori con volti di uomini di uomini
Aggrediscono figli di uomini di uomini

Qui Caparezza sottolinea, con un approccio all’argomento simile a quello di Erich Maria Remarque, come in guerra in fondo ad affrontarsi siano sempre e solo uomini (e donne). Cioè esseri appartenenti alla stessa specie e che, in quanto tali, non avrebbero ragione razionale di eliminarsi a vicenda.

In un circo massimo di uomini di uomini
Nell’Anno Domini di uomini di uomini
Subiamo il fascino di uomini di uomini
Come ninfomani di uomini di uomini

In questa strofa Caparezza fa riferimento ai leader che trascinano le proprie nazioni in guerra. Fin dai tempi dell’Impero Romano (il circo massimo) e sempre con la giustificazione religiosa dovuta (l’Anno Domini), le persone vengono ammaliate dai leader e dai capi di stato a tal punto da sembrare quasi “ninfomani”, ossia donne con una smodata passione per il genere maschile.

Continua a pag. 2!