Canonicamente il progressive metal nasce il 7 luglio del 1992, con i Dream Theater di Images and Words. In sostanza ci vorranno ancora una decina d’anni prima che il genere prenda definitivamente piede nell’immaginario collettivo. E i Tool, in ciò, avranno un ruolo a dir poco rilevante.
Esordiscono nel 1996 attirando già l’attenzione di molti. Poi, nel 2001, esplodono fragorosamente con il release di quel mastodonte di Lateralus. Progressive, si, ma in un mondo a sé stante. Tra le band che più hanno lasciato ai posteri del prog, assieme ai Dream Theater, rientrano a man basse anche Keenan e soci.
Avenged Sevenfold
Non tutti lo sapranno ma canonicamente parlando gli Avenged Sevenfold furono tra le prime band a sdoganare il metalcore nella sua versione più “melodica”, quella che trovò il successo commerciale proprio nella prima metà degli anni duemila (con band del calibro dei Killswitch Engage).
Tolti però gli esordi “core”, il quintetto californiano troverà la sua consacrazione mediatica in un miscellaneo tra alternative ed heavy metal che li porterà all’attenzione delle nuove generazioni e che troverà anche il beneplacito delle più “classicistiche” teste dure del metallo. Anche loro, e non potete negarlo, sono simbolo di una generazione.
Con il Power Metal già ampiamente sdoganato negli anni novanta, il metal sinfonico troverà negli anni duemila quella via “di mezzo” lontana dalla deriva più “progressive” del nuovo power ma in grado comunque di conservarne le melodie e soprattutto l’epicità.
Parlando di Symphonic Metal i Nightwish non possono che esserne tra gli emblemi più luminosi. La potenza e la fierezza degli arrangiamenti, miscelata con la liricità di fascinose voci femminili, saranno miele per le orecchie degli amanti del metal più “sognatore” e sensibile. Melodia, potenza, raffinatezza ed una giusta dose di sensibilità, è questa la formula magica proveniente dai freddi della Finlandia.
Killswitch Engage
Li avevamo citati prima, non potevamo escluderli da questa “chart”. Con i Killswitch Engage, nei primi anni del duemila, vengono gettate le fondamenta di quel metalcore che ancora oggi vive un periodo di fervida evoluzione.
Il miscellaneo tra melodie più distinguibili e la durezza tipica di generi più vicini al death saranno la colonna portante di una band (e di un genere) che proprio nel melting pot di suoni troverà la sua benedizione mediatica e commerciale. In un’epoca di grandi fusioni e scoperte non poteva essere diversamente.
Non possono non essere considerati, i Dream Theater, i capofila del progressive metal. In circolazione già nel 1992 con l’esordio esplosivo di Images and Words (sarebbe in realtà il secondo album, ma non ditelo a nessuno), Awake e Falling Into Infinity non riscuoteranno il successo sperato.
La consacrazione arriva infatti a cavallo tra ’99 e 2000, con quel Scenes From a Memory pietra miliare del metal contemporaneo. Folli e sregolati, tecnici e mai banali, pionieri di una sperimentazione che, in vent’anni, ha dato frutto a band dai sound sempre più stravaganti. Volenti o nolenti Petrucci and co. sono tra coloro che più hanno segnato il sound e lo stile del metal contemporaneo influenzandone il “progresso”.
Impossibile non citare, in coda, anche realtà musicali del calibro di Disturbed e Alter Bridge per non parlare di progetti come gli Epica o, ancora, del metalcore di band come Bring Me The Horizon o Bullet For My Valentine. Insomma, il campione di quanto di buono vide la luce nel duemila è estremamente vasto. Un macrocosmo in cui perdersi ed un viaggio multicolore che, senza dubbio, potrebbe solo che far bene alle nostre orecchie.