Ghali contro i colleghi rapper: “Perché non parlate di Willy?

Ghali chiede ai colleghi rapper di prendere assolutamente posizione sulla vicenda di Willy

Ghali
Ghali nel video di "Habibi". Credits: Ghali / YouTube
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Ghali prende posizione forte dopo la morte di Willy e si scaglia contro coloro che non lo fanno

In seguito alla morte di Willy Monteiro Duarte diversi artisti italiani sono accorsi a chiedere giustizia per quanto accaduto al giovane. In molti hanno preso posizione contro il razzismo e la violenza che stanno purtroppo spesso alla base episodi come questo. Tra costoro c’è anche Ghali.

In un appassionato post su Instagram Ghali ha scritto: “Giustizia per Willy Monteiro Duarte. 21 anni, era intervenuto per calmare una rissa ed è stato pestato a sangue fino a non respirare più. Willy è stato ucciso dall’ignoranza, dall’odio, dal razzismo e dagli ideali di 4 ragazzi del quale i familiari hanno risposto dicendo: ‘era solo un immigrato’.

“È un problema ricorrente nel nostro paese e mi ha fatto tornare in mente alcuni episodi della mia vita in cui l’ho scampata per un pelo, in cui aspetti che si stanchino di tirare calci e pugni, in cui chiedi pietà e il perché sperando di riuscire a rialzarti da terra” prosegue poi Ghali, nel post che potete recuperare qui sotto

 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da GHALI (@ghali) in data:

Non è finita, perché il rapper ha deciso anche di chiamare all’appello i suoi colleghi artisti, rapper soprattutto, tra coloro che ancora non si sono espressi sulla vicenda. Lo fa in un video condiviso da Il Fatto Quotidiano, nel quale l’accusa di indifferenza che Ghali lancia non è neanche troppo implicita.

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“Tutto a posto? Siete sicuri? Avete dei messaggi più importanti da comunicare in questo momento? Parlarne distoglierebbe l’attenzione da quello che state promuovendo, dai vostri lavori, dalla vostra musica? Black Lives Matter si sono tutti fiondati a pubblicare quadrati neri, perché fa moda. Però Willy no“.

“Nel rap italiano ci si permette di dire e di fare delle cose che in altri paesi non si permetterebbero perché finirebbe in un altro modo. Qua sembra lecito usare certi termini, esprimere certi concetti come se fosse ok. Comunque le cose sono due: o non ve ne frega niente, oppure siete molto simili a quei quattro ragazzi“.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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