Blow, la Storia Vera di George Jung dietro il film con Johnny Depp

Blow, il film con Johnny Depp e Penelope Cruz, è ispirato alla storia vera del narcotrafficante George Jung

Blow
Johnny Depp è George Jung in Blow
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Blow (stasera alle 21 su Iris) racconta la storia di George Jung.

Il personaggio di Jung è interpretato da Johnny Depp che veste i panni dell’uomo che è riuscito a stabilire un vero e proprio mercato della cocaina negli Stati Uniti negli anni ’70.

In occasione del passaggio televisivo di quella che è una delle migliori interpretazioni dell’ex Jack Sparrow, vi raccontiamo la storia vera che si cela dietro il film.

Chi era George Jung, il protagonista di Blow?

George Jung era conosciuto nel mondo del mercato della droga con i soprannomi di Boston George e/o El Americano. Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 divenne una persona di rilievo nel mercato illegale della cocaina.

Come se non bastasse George Jung fu uno delle colonne portanti del cartello di Medellìn, uno dei più vasti cartelli messicani di droga con base proprio a Medellìn, in Colombia, che faceva capo a Pablo Escobar, la cui storia ora è ancora più nota grazie alla serie televisiva Narcos.

Di questo cartello ne ha parlato anche Roberto Saviano nel libro ZeroZeroZero diventato poi una serie TV: e George Jung fu davvero un tassello fondamentale di questa organizzazione che riuscì a trasportare negli Stati Uniti quantitativi sempre più ingenti di cocaina.

I primi passi nel mondo della droga

George Jung nasce a Weymouth, nel Massachusetts il 6 Agosto 1942, in una famiglia di origini miste, tedesche e irlandesi. Il suo rapporto con la droga inizia molto preso: appena sedicenne comincia a smerciare marijuana, impresa in cui sarà aiutato dall’amico Tuna.

Ben presto l’attività si allarga: l’erba arriva a quintali dalle Isole Figi e attraverso un percorso che tocca Puerto Vallarta in Messico e Palm Springs negli Stati Uniti, George Jung può avere materiale a sufficienza per esaudire la domanda sempre più grande.

Ben presto il suo giro di affari lo portò a guadagnare cifre incredibili: con più di 100.000 dollari al mese, l’uomo che poi sarebbe diventato il protagonista di Blow, poteva pagare stipendi a del personale che assunse.

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Come ad esempio i piloti che avevano il compito di trasportare la droga e che erano pressoché essenziali per far sì che i quantitativi di sostanze stupefacenti crescessero sempre di più.

Il primo arresto e l’arrivo dei cartelli

George Jung venne arrestato per la prima volta nel 1972. L’uomo venne infatti trovato con circa 330 kg di marijuana mentre si trovava al Playboy Club. Riguardo l’arresto l’uomo avrebbe detto più tardi: c’erano star del cinema. Altri erano star della musica. Io, invece, ero una star del fumo.

La condanna fu di 26 mesi da trascorrere nella prigione di Danbury. E fu qui che il futuro soggetto di Blow conobbe Carlos Lehder, che lo introdusse alla realtà dei cartelli colombiani.

Fu Lehder a spiegare a Jung come funzionasse il traffico di stupefacenti su larga scala, mettendolo a parte del segreto secondo cui il futuro della droga era rappresentato dalla cocaina.

Usciti entrambi di prigione, Jung e Lehder diedero il via ad una collaborazione che permetteva di trasportare ingenti dosi di cocaina dal ranch di Pablo Escobar agli Stati Uniti.

Il film Blow racconta proprio questo periodo d’oro della vita di George Jung, quando tutto sembrava possibile ed ogni cosa sembrava avere la stupefacente capacità di tramutarsi in oro.

Il tradimento e l’arresto

Per tutto il periodo della collaborazione tra Jung e Lehder, il protagonista di Blow fu sempre restio a presentare a Lehder il suo contatto negli Stati Uniti che permetteva il passaggio della droga.

Tuttavia in seguito, probabilmente a causa di un errore di giudizio annebbiato dall’uso di 5 grammi di cocaina al giorno, George Jung presentò a Lehder Barile, il suo contatto.

Questo fece sì che l’uomo venisse estromesso dal giro di affari, perché il suo socio non aveva più bisogno di un intermediario e poteva dunque risparmiare parte del bottino.

In seguito Jung venne arrestato di nuovo: era il 1987 e Geroge Jung fu arrestato dagli agenti della DEA durante un blitz. Nello stesso anno, però, Lehder aveva cominciato a lavorare con la polizia colombiana, per paura di essere estradato negli Stati Uniti e scontare una pena assai peggiore.

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Il doppio gioco di Lehder andò però a favore di George Jung: dopo aver ottenuto il permesso da Pablo Escobar, l’uomo testimoniò contro il suo ex compagno di prigione. Questo gli permise di tornare in libertà.

L’arresto e il finale di Blow

Dopo la scarcerazione, George Jung cercò di rimanere lontano per un po’ dal narcotraffico, probabilmente per cercare di essere un padre migliore per la figlia.

Tuttavia il suo periodo di pausa non durò molto: George Jung ricominciò a muoversi nel mondo della droga, finché non venne arrestato con ben tre capi d’accusa. Blow arriva a questo arresto, scrivendo che George Jung sarebbe dovuto rimanere in prigione fino al 2015.

In realtà l’uomo uscì di prigione per buona condotta un anno prima, a 71 anni. Il suo nuovo status, però, non durò a lungo: rilasciato con 8 anni di libertà vigilata, venne successivamente arrestato per aver violato le condizioni ed essere andato a San Diego per un discorso senza il permesso delle autorità.

In occasione del suo 76° compleanno venne organizzata in suo onore una proiezione di Blow al TLC Chinese Theatre di Los Angeles. Intervistato per l’occasione, Jung disse di essere sorpreso di essere arrivato ad una tale età: odio dirlo, ma se non fossi stato in prigione per vent’anni, non ci sarei arrivato

Blow, una storia tra padre e figlia

La realizzazione di Blow ha portato anche ad un lieto fine. Quando nel 2001 la figlia di George Jung vide il film di Ted Demme, venne presa dal rimorso per aver abbandonato il padre e non avergli fatto visita nemmeno una volta.

L’anno successivo, dunque, ricominciò le visite e da allora ha restaurato il suo rapporto con George Jung, che deve davvero molto a Blow e al suo regista, con il quale divenne amico durante la prigionia.

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