Planet of the Humans: documentario sulle energie rinnovabili prodotto da Michael Moore

Planet of the Humans è un documentario sulle menzogne delle energie rinnovabili che tocca nervi scoperti, ma che manca anche dei punti importanti. Gratis su YouTube fino al 22 maggio

Planet of the Humans
Planet of the Humans, controverso e criticato documentario sulle energie rinnovabili
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Planet of the Humans è un documentario diretto dall’attivista ambientale Jeff Gibbs e prodotto dal noto regista Michael Moore. Gibbs, all’esordio dietro la macchina da presa, si concentra sul tema delle energie rinnovabili, spacciate come grande speranza per liberarci dalla dipendenza dai combustibili fossili ma, nei fatti, una “goccia nell’oceano” nella produzione di energia odierna, specialmente in America. Il documentario è disponibile gratis su YouTube fino al 22 maggio.

Planet of the Humans: Trama e critiche

L’intenzione di Gibbs è quella di smascherare le menzogne che per anni l’industria ha diffuso, ma non solo. Il film è stato aspramente criticato perché prende di mira per una buona parte le organizzazioni ambientalistiche, ritenute colpevoli soprattutto di aver sponsorizzato l’utilizzo di biocarburanti e la combustione di biomassa come fonte di energia. Critiche che sono arrivate soprattutto dagli stessi ambientalisti, che ne hanno sottolineato l’eccessiva approssimazione.

Recensione

Il lavoro del regista americano si concentra soprattutto sul lato della denuncia, senza entrare però nei dettagli del perché queste soluzioni non siano funzionali. Se nella prima parte si concentra sull’energia solare e quella eolica, la seconda parte è dedicata alle biomasse.

Gibbs parla di “Misure disperate non per salvare il pianeta, ma per salvare il nostro stile di vita “.

Planet of the Humans
Planet of the Humans critica aspramente alcune convinzioni sulla green energy

Ed ha ragione da vendere su questo punto. Quello che manca nella sua prima opera è un’analisi più attenta sul fattore umano dietro a questi processi. Questo aspetto è troppo abbozzato, soprattutto negli anni della definizione di antropocene e di film come Anthropocene: The Human Epoch.

Gibbs si perde troppo nell’aspetto della denuncia e perde l’occasione per approfondire un tema chiave che pure accenna, ovvero quello dell’insostenibilità del nostro attuale stile di vita. L’influenza dello stile di Moore si vede, anche se manca l’incisività dei migliori lavori dell’autore di Farenheit 9/11 Bowling a Columbine.

Planet of the Humans cerca quell’immediatezza e umorismo che hanno reso celebre Michael Moore ma finisce per esserne oscurato. Il risultato è un tentativo poco incisivo e davvero troppo vago e caotico di fare luce su aspetti che pure meritano attenta analisi.

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Gibbs sembra perdersi nei suoi giri di nomi, aziende ed associazioni. È chiaro l’impianto accusatorio verso investitori, ambientalisti e uomini di potere, meno le basi scientifiche su cui si basa.

Non solo le tesi sono troppo abbozzate, ma rischiano anche di confondere lo spettatore. Se è vero che ci sono delle relazioni da chiarire fra industria e gruppi ambientalisti, il modo in cui vengono definite le energie rinnovabili rischia di essere fuorviante.

L’approssimazione delle basi in Planet of the Humans è pericolosa

Planet of the Humans
Planet of the Humans, l’energia eolica è uno dei temi caldi

Nella parte relativa all’energia solare, ad esempio, Gibbs si riferisce a tecnologie ormai superate, ben lontane da quelle raggiunte oggi, che offrono una quantità di energia superiore ad un costo minore. Non siamo certo al punto di poter sostituire i combustibili fossili con solare ed eolico, ma possono essere uno strumento utile a diminuire l’impatto ecologico.

Il regista prende in considerazione quasi esclusivamente gli Stati Uniti, se non per citare alcuni dati spesso fuori contesto. Gibbs ignora così esempi ben più virtuosi e rischia di mettere alla berlina tecnologie che possono essere utili ad un mondo più sostenibile. Dimentica del tutto, ad esempio, l’energia idroelettrica, che non viene mai citata durante il film.

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Non si deve certo sminuire il nucleo del lavoro di Gibbs, che coinvolge personalità importanti in America, non da ultimo Al Gore, “paladino” delle energie rinnovabili. Ma proprio per le insufficienti basi su cui poggia, risulta troppo facilmente attaccabile. Fallisce inoltre nel dare un quadro completo della questione allo spettatore, che si tenta di prendere più per la pancia che per l’intelletto.

Anche sulla combustione di biomassa, definita per nulla “green” e praticata dall’industria solo per ottenere le sovvenzioni statali, manca un focus più appropriato su un problema gigantesco, ovvero quello dell’utilizzo smisurato di aree coltivabili. Mancanze evidenti ad un pubblico informato ma che rischiano di fuorviare uno spettatore più “casuale”.

Il film è attualmente visibile gratuitamente su Youtube a questo link. Non ci sentiamo di promuoverlo, ma crediamo sia comunque opportuno guardarlo. Gli spunti giusti ci sono, ma l’elaborazione è purtroppo davvero carente, rendendo il film un’occasione sprecata di sottolineare le storture di un sistema che guarda al green come mera occasione di guadagno economico.

Trailer