Deadpool 2, i risultati dell’indagine sulla morte della controfigura di Domino

Sono arrivati i risultati dell'indagine sulla morte di una stuntwoman sul set di Deadpool 2

Domino in Deadpool 2
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L’inchiesta della WorkSafeBC, iniziata a seguito della morte della stuntwoman Joi Harris sul set di Deadpool 2 è arrivata alla sua conclusione.

Gli investigatori governativi, infatti, hanno concluso che l’incidente fu causato da violazioni del sistema di sicurezza sul set e una inadeguata pianificazione del lavoro.

Nel rapporto infatti si legge che la TCF Vancouver Production non è riuscita a condurre un’adeguata valutazione dei rischi relativi ai controlli della sicurezza, alla velocità della motocicletta con cui ha avuto luogo l’incidente e ai limiti dell’attrezzatura presente sul set.

Secondo la valutazione della WorkSafeBC coloro che erano al lavoro sul set di Deadpool 2 non sono stati in grado di predisporre in modo completo tutto ciò che riguardava la salute e la sicurezza dello stuntman. Secondo quando si legge, pare che non sia stato condotta nemmeno un’ispezione per controllare le norme di sicurezza, come invece è richiesto per legge.

Joi Harris ha perso la vita durante le riprese di Deadpool 2 a Vancouver, quando è stata sbalzata via dalla motocicletta sulla quale si trovava e si è schiantata contro la finestra dell’edificio e sbattendo contro il telaio.

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Testimoni oculari dell’accaduto dissero che l’incidente sembrò essere stato causato semplicemente dalla perdita di controllo di Joi Harris sul veicolo su cui stava operando.

Tuttavia, già nel 2017 – anno dell’incidente – un membro della troupe rimasto anonimo dichiarò al The Hollywood Reporter che i produttori della 20th Century Fox che si occupavano di Deadpool 2 fecero pressione sulla Harris affinché realizzasse quel giorno lo stunt di una scena interpretata poi da Zazie Beetz, che in Deadpool 2 interpreta Domino.

La fonte continuò asserendo che Joi Harris aveva già corso professionalmente, ma non aveva mai fatto niente di simile su un set. Pare, dunque, che la pressione della Fox sia stata così insistente da spingerla a fare qualcosa di cui non si sentiva sicura.

Gli investigatori della WorkSafeBC hanno inoltre confermato che la TCF non è riuscita a garantire la presenza di barriere di sicurezza che avrebbero dovuto garantire la salvaguardia della stunt non appena superato il limito del set cinematografico.

L’accusa, continua, dicendo:

La TCF non è minimamente riuscita a garantire la salute e la sicurezza dello stuntman, non fornendo un’adeguata supervisione dell’attività lavorativa.

Ai risultati dell’indagine ha risposto un rappresentante della stessa 20th Century Fox che ha dichiarato:

La sicurezza è la nostra assoluta priorità, e mentre rispettosamente affermiamo di essere in disaccordo con alcune delle scoperte dell’indagine, la Fox ha comunque rivisto e rinnovato tutti i suoi protocolli di sicurezza per gli stuntman, a seguito del trafico incidente. Inoltre abbiamo rivisto e implementato nuove procedure di sicurezza.

La WorkSafeBC sta spingendo ora per una sanzione economica basata sui risultati dell’indagine, che si potrebbe aggiungere ad una pena amministrativa per la violazione della legge sulla regolazione delle norme di sicurezza per i lavoratori.

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Il rapporto dell’agenzia investigativa, infine, si scontra con le parole di Michael Buckley, l’avvocato che rappresenza la famiglia di Harris, che già lo scorso aprile aveva confermato che i parenti della stunt avevano risolto e superato tutti i reclami contro lo studio, dichiarando che le persone alla Fox sono state professionali e responsabili nel trattare i reclami dei nostri clienti.

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