Musica e film – Arancia meccanica e Singin’ in the Rain

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Un trauma culturale che unisce musical e distopia, sotto la firma del genio di Stanley Kubrick.

Singin’ in the Rain è forse il più famoso film musical dell’epoca d’oro di Hollywood, o addirittura il più celebre del genere. Co-diretto da Stanley Donen e Gene Kelly (quest’ultimo notissimo attore/ballerino, e qui anche protagonista), Singin’ in the Rain è ambientato nell’epoca dei primi “talkies”, ossia i primi film sonori. Al di là dell’interesse storico che emerge dai retroscena del film, Singin’ in the Rain è una “light comedy“, un film allegro e divertente, una commedia romantica con canti e balli.

Il 1952, l’anno in cui il film esce, è un periodo in cui si possono già intravedere le prime incrinature che di lì a dieci anni porteranno alla crisi completa dello studio system di Hollywood. Tuttavia, con film come questo, tale crisi pare ancora molto lontana. Singin’ in the Rain è infatti un film di puro intrattenimento. Non veicola istanze di parità sociale o di liberazione espressiva come fanno autori contemporanei quali Elia Kazan, Stanley Kramer e Otto Preminger. Stanley Donen, il regista che faceva “ballare” la macchina da presa assieme ai suoi ballerini, era uno specialista del genere musical e non chiedeva di fare nulla di più.

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Ben diverso è il caso di Arancia meccanica, uno dei film più noti di Stanley Kubrick.

Adattato dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess, il film rappresenta un mondo futuristico (o meglio, futuribile) e distopico, nel quale si intrecciano varie riflessioni sul controllo, la libertà di pensiero e di azione, i metodi educativi e il potere politico. E cosa c’entra dunque il film di Donen/Kelly con Arancia meccanica (stasera su Italia 1 alle 23:46)?

Tutto, perché nel film di Kubrick a giocare un ruolo essenziale è proprio la canzone che dà il titolo al musical. Se nel film del 1952 la canzone è un simbolo di spensieratezza, voglia di vivere, allegria, in quello del 1971 tale significato viene completamente ribaltato.

La canzone viene cantata da Alex DeLarge, il protagonista, mentre si appresta a commettere uno stupro violento. Non ci potrebbe essere un’immagine più distante di questa rispetto a quella di Gene Kelly che si appende ai lampioni e canta felice sguazzando nelle pozzanghere.

Qual è il senso di questo accostamento/contrasto?

Presto detto. Prima di tutto, ai tempi di Arancia meccanica è già un bel po’ che Stanley Kubrick ha preso le distanze da Hollywood, scappando letteralmente in Gran Bretagna e girando lì i suoi futuri film.

Ci sta dunque che l’utilizzo ironico se non grottesco di questa canzone voglia parodiare quel rigido studio system che a Kubrick non aveva lasciato la libertà dovuta. A questo si aggiunga l’effetto traumatico che genera l’inversione di significato. Cioè l’accostamento di parole e immagini in contrasto, e anche l’effetto sulla memoria degli spettatori, che avendo visto il film del 1952, si trovino davanti alle scene del 1971.

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Il trauma è l’effetto voluto, un trauma causato da una giustapposizione di significati visivi. Memorie culturali e precetti consumistici vengono fatti scontrare con un impatto distruttivo. Perciò, il risultato finale è una più generale critica della società dei consumi e dell’industria culturale.

Ma non finisce qui.

Come sanno gli amanti del film, la canzone Singin’ in the Rain gioca anche un ruolo narrativo. Infatti il vecchio, aggredito e costretto a guardare mentre Alex stupra sua moglie, avrà modo di vendicarsi proprio grazie a questa canzone.

Sarà udendo il “riformato” Alex, ormai “curato” e riabilitato, cantare le parole di questo pezzo, che il vecchio riconoscerà l’antico nemico. Il ritorno del trauma (un trauma collegato a quello del pubblico che assiste) lo condurrà a prendere le sue misure per vendicarsi del crimine subito.

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