Quando il regista di Kong: Skull Island fu quasi ucciso dalla mafia vietnamita

In un'intervista a GQ, Jordan Vogt-Roberts, regista di Kong: Skull Island, ha raccontato di quando è quasi rimasto ucciso in Vietnam.

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Un incubo ad occhi aperti per Jordan Vogt-Roberts.

In una recente intervista a GQ, il regista di Kong: Skull Island (in onda stasera alle 21:21 su Canale 5) ha raccontato la terribile aggressione subita l’anno scorso a Saigon.

Dopo la produzione del film, Jordan Vogt-Roberts, innamoratosi della città vietnamita, decise di abbandonare gli States per trasferirsi definitivamente là. Il suo arrivo fu enormemente apprezzato dalla comunità locale, tanto che le autorità decisero di nominarlo ambasciatore del turismo in Vietnam. La carica ebbe un certo eco sui media, soprattutto perchè il regista fu il primo americano a ricevere questo tipo di riconoscimento.

L’idillio fra Vogt-Roberts e il Vietnam non durò però a lungo.

Nella notte del 13 settembre 2017, al nightclub XOXO di Saigon, il regista fu aggredito e brutalmente picchiato da un gruppo di almeno 10 uomini.

“Non si è trattata di una semplice rissa. Ho seriamente rischiato di rimanere ucciso, e così anche gli altri clienti. Si è trattato di un fottutissimo assalto compiuto da dei folli gangster.”

Dopo averlo malmenato, i malviventi conclusero l’opera spaccandogli una bottiglia di champagne in testa, per poi dileguarsi nella notte. Il regista di Kong: Skull Island fu immediatamente trasportato al pronto soccorso più vicino.

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In ospedale, i medici riscontrarono una seria frattura cranica, una copiosa emorragia cerebrale e una lunga serie di contusioni più o meno gravi. Una volta stabilizzato, dopo dieci giorni di degenza, Vogt-Roberts fu trasferito in una struttura sanitaria californiana.

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Qua i medici si resero conto che le condizioni del regista erano ben più gravi di quanto non avessero stabilito i colleghi vietnamiti. L’emorragia cerebrale causata dall’impatto con la bottiglia, rischiava infatti di causargli danni cerebrali permanenti. Fortunatamente, grazie ad un’accurata terapia, Vogt-Roberts si sta rimettendo completamente.

La storia non finisce però qui.

Una volta superato il trauma, fisico e non, il regista di Kong: Skull Island ha deciso di vederci chiaro. La sua pretesa di giustizia è stata però scoraggiata dalle autorità locali. I carnefici sarebbero infatti “protetti” in quanto membri della mafia vietnamita.

Vogt-Roberts non ha però voluto alzare bandiera bianca e, insieme al giornalista di GQ Max Marshall, ha avviato una propria indagine. Grazie all’aiuto delle autorità canadesi, pare che uno dei sospettati sia finito in manette.

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Nonostante la terribile disavventura, il regista ha dichiarato che il suo amore per il Vietnam resta vivo e vitale:

“Nessun dolore, per quanto grande, potrà mai intaccare il mio amore per quel Paese.”

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