2001 Odissea nello spazio: Kubrick spiega il finale in un video inedito

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Kubrick spiega 2001: Odissea nello spazio

Notizia dell’ultima ora che ha dell’incredibile, sembra che sia emerso un vecchio documento, mai distribuito, in cui lo stesso regista Stanley Kubrick spiega a modo suo il finale del suo film più iconico, a 50 anni di distanza dall’uscita.

Il documento in questione appartiene a Jun’ichi Yaoi, che all’epoca stava girando un documentario sugli strani avvenimenti accaduti sul set di Shining. Durante le riprese il regista ricevette una chiamata da Kubrick, prontamente registrata, in cui il regista fornisce una personale interpretazione del finale di “2001: Odissea nello spazio”.

La scena finale vede il protagonista Bowman raggiungere il monolite nero che orbita attorno a Giove. Dopo essere riuscito a disattivare Hal9000, che ha ucciso tutti i suoi compagni. L’astronaut viene assorbito in una specie di vortice spazio-temporale, uscito dal quale si ritrova in una grande stanza in stile Rococò francese. Qui osserva se stesso invecchiare, finché, ormai moribondo a letto, non gli appare di nuovo il monolite, che prova a toccare. Bowman si trasforma allora in un feto che, improvvisamente nello spazio, osserva la Terra.

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Numerose sono le varie interpretazioni che si sono accavallate nel corso degli anni, ma finalmente possiamo sentire l’opinione proprio di Kubrick, al riguardo.

Ecco il video dell’intervista originale:

Mentre di sotto è possibile vedere il video completo di Jun’ichi Yaoi

In sintesi, queste le parole del famoso regista al riguardo:

«Ho sempre provato a evitare [di spiegare il finale di 2001sin da quando il film è uscito, perché quando tenti di raccontare le tue idee queste sembrano sciocche, mentre se sono rappresentate cinematograficamente funzionano perché ti limiti a percepirle, ma ci provo. L’idea è che [Bowman] è stato catturato da entità quasi divine, creature di pura energia e intelligenza senza forma o aspetto. Lo mettono in quello che si potrebbe definire uno “zoo umano” per studiarlo, e da quel momento tutta la sua vita la passa in quella stanza, senza avere il senso del tempo. Gli sembra che scorra come accade nel film. Quelle entità hanno scelto quella stanza, che è una replica del tutto inaccurata dell’architettura francese, volutamente così inaccurata, perché credono che egli la possa trovare accogliente, anche se non ne sono sicuri, esattamente come facciamo noi negli zoo con gli animali, a cui cerchiamo di dare quello che noi pensiamo sia il loro habitat naturale. Comunque quando hanno finito con lui, come succede in tantissimi miti di tutte le culture del mondo, [Bowman] viene trasformato in una sorta di essere superiore e rimandato sulla Terra, reso ormai una specie di superuomo. Possiamo solo immaginare cosa accada quando torna indietro. È come funziona la maggior parte della mitologia, e questo è quello che stavamo cercando di suggerire».

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La fascinazione maggiore di “2001: Odissea nello spazio” risiede proprio nella duttilità della sua interpretazione, cui lo stesso regista cerca di darne un senso, senza averlo completamente capito. Senza insomma averne un’idea chiara e completa. Un’opera dalle 1000 sfaccettature che non finirà di far parlare di sè. Richiamando l’attenzione di ancora numerosi spettatore, che cercheranno di fornire un senso alla visione.

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