Lucifero nel ruolo di sè stesso: il Diavolo e le sue mille facce cinematografiche

"Quando il diavolo ti accarezza, vuole la tua anima". Nessuno però ha mai parlato di quello che succede quando il diavolo fa parlare di sé al cinema.

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L’avvocato del diavolo, Taylor Hackford, 1997

film sul diavolo

Possiamo quasi definirlo un film d’attori. Le prove di Al Pacino e Keanue Reeves sono a dir poco formidabili in questo film in cui il diavolo è interpretato proprio dall’attore italo-americano. Memorabile il monologo verso il finale di questo film che cita l’opera di Milton Paradiso Perduto e la nostrana Divina Commedia. Un piccolo aneddoto: molte scene sono state girate nell’abitazione del presidente USA Donald Trump.

L’anticristo, Alberto De Martino, 1974

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Anche il cinema di genere italiano volle dire la sua a riguardo e fece un film sul diavolo di tutto rispetto. Complici le cornici di Roma e dei claustrofobici palazzi in stile barocco, la fotografia di Massaccesi (il grande Joe D’Amato) e le musiche di Morricone, il film di De Martino è stato dimenticato troppo in fretta. Un taglio quasi documentaristico che unisce realtà e finzione. Da riscoprire per gli amanti del genere.

 

La chiesa, Michele Soavi, 1989

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Scritto e prodotto da Dario Argento, diretto da Michele Soavi, La Chiesa fu un vero successo nelle sale italiane. L’allievo che viene lasciato libero di fare e che costruisce un film che rimanda per molti aspetti all’Inferno del suo mentore. Un luogo che racchiude il male dove però avviene uno scontro tra la sacralità di una chiesa e la blasfemia della Bestia. Qualche piccola sbavatura nella scrittura non toglie la buona riuscita di un film dal comparto visivo curato come non mai.

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Il signore del male, John Carpenter, 1987

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Considerato tra i film minori di Carpenter, questa piccola perla chiude il triangolo dell’apocalisse composto dai cult La Cosa e Il Seme della Follia. In particolare, viene ripresa e modificata la frase finale recitata da Russell in cui la fede di sostituisce alla fiducia come cosa rara da vedere in questi giorni. Il finale incerto ed aperto è un ottimo materiale per dar vita a speculazioni ed elucubrazioni di ogni forma e genere. Ciò di cui siamo certi è che prima o poi il male arriverà sulla terra. Attraverso una “cosa” dall’altro mondo, dallo spazio o dall’inferno.

 

L’occhio del diavolo, Ingmar Bergman, 1960

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Distacchiamoci un momento dall’horror e riscopriamo questo Bergman che si lascia andare nel grottesco, prendendo spunto da un antico detto scandinavo, secondo il quale “la verginità di una donna è un orzaiolo nell’occhio del diavolo”. Per guarire da questo fastidio oculare, il diavolo dovrà convincere la figlia di un pastore protestante a concedersi a Don Giovanni. Una commedia in tre atti nella quale Bergman si lascia andare a riflessioni sull’amore, scansando romanticherie di ogni genere, focalizzando invece l’attenzione su altre tematiche ad esso legate. Fedeltà e menzogne si alternano fino al felice (felice?) epilogo per il diavolo.

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Angel Heart, Alan Parker, 1987

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A dir poco allegorico il noir di Parker. Bene e Male si scontrano incarnandosi nel detective Harry Angel e nel misterioso Louis Chypre. Due nomi che già rimandano allo scontro inevitabile tra le due forze opposte. Il ritmo è frenetico, forse anche troppo, con il Diavolo assume le fattezze di un fantastico De Niro. Un film sul diavolo divenuto cult solamente col passare del tempo.