Band in Italy – 3 ascolti fondamentali per conoscere gli Afterhours

Afterhours - 3 ascolti fondamentali per conoscere meglio la band alternative rock milanese
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La band di Manuel Agnelli ha festeggiato l’anno scorso i trent’anni di attività.

Lo scopo di questa rubrica è raccontare le band italiane che hanno caratterizzato il panorama musicale degli ultimi tre decenni.

Gli ascolti che ci permetteranno di conoscere meglio gli Afterhours sono tre.

1. Un brano pubblicato nei primi anni di attività.

2. Un singolo rappresentativo, scelto sull’intera discografia.

3. Una canzone dell’ultimo album per evidenziarne la dinamica evolutiva.

La band viene fondata nel 1986 dal musicista milanese Manuel Agnelli.

Al suo fianco si sono alternati negli anni numerosi musicisti. Gli altri membri attuali sono: il bassista Roberto Dell’Era, il violinista Rodrigo D’Erasmo, che spesso si esibisce anche in intimi live acustici insieme ad Agnelli, il chitarrista storico Xabier Iriondo, rientrato nella band nel 2010. Si sono inoltre aggiunti recentemente altri due musicisti illustri: il chitarrista dei Massimo Volume Stefano Pilia e il batterista Fabio Rondanini.

Gli Afterhours, fin dal loro debutto negli anni Ottanta, si dimostrano un’interessante realtà del rock alternativo italiano. L’EP d’esordio My bit boy e i successivi brani dei primi due album sono scritti in inglese. Dal 1995, con Germi, Agnelli inizia a preferire l’utilizzo dell’italiano nei testi, ottenendo ottimi risultati.

Testi come Quello che non c’è, 1.9.9.6., Pelle, Bianca e Lasciami leccare l’adrenalina sono importanti esempi che evidenziano le sue doti da autore.

Un mix di ironia, disillusione, irriverenza, sincerità e poesia che gli permette di dipingere perfettamente il mondo che lo circonda.

La musica della band è sempre stata poliedrica, ricca di sperimentazioni e innovazioni sonore. Un susseguirsi di generi e stili che spazia dal punk al pop-rock, passando per hardcore e grunge, sempre mantenendo piena coerenza e credibilità artistica.

Andiamo dunque ad ascoltare le 3 canzoni che abbiamo scelto per presentare la band.

1. Inside Marylin three times – During Christine’s Sleep (1990)

“She went insane, she went insane

She went too far, she went too far

And it’s so heavy in her head”

Già con il primo breve LP All The Good Children Go To Hell del 1988 gli Afterhours dimostrano di essere una band con le carte giuste per fare strada nel mondo della musica. Il nome della band, ispirato da un brano dei Velvet Underground di Lou Reed, dichiara chiaramente le intenzioni artistiche. Sperimentare, innovare e lasciarsi contaminare dall’evoluzione della musica a livello globale per riuscire a costruire un suono forte e intrigante in grado di coinvolgere l’ascoltatore.

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In During Christine’s Sleep l’estro rock alternativo della band emerge chiaramente. La rivista americana Alternative Press lo segnala come disco del mese e gli Afterhours vengono invitati a rappresentare l’Italia al New Music Seminar di New York.

“A hundred years

Or I’m just fourteen

And I’ll try to figure when you come”

Inside Marylin three times è un brano fondamentale per la band Milanese. Questa prima versione in inglese verrà ripresa in italiano nell’album Germi con il titolo Dentro Marylin. Mina decide poi di inciderne una sua personalissima interpretazione intitolata Tre volte dentro me, inserendola nell’album Leggera del 1997.

L’originale è un pezzo dal sound suggestivo e delicato, dalle sfumature grunge. La voce e il timbro particolare di Agnelli arricchiscono il brano sovrapponendosi perfettamente all’intreccio sonoro di fondo costruito dalle chitarre.

Il testo in tutte le versioni mantiene una connotazione romantica e drammatica, che prende però direzione leggermente diversa nella versione in italiano dove l’amore diventa sovversivo.

In tutte le sue tre versioni la canzone rimane sempre eccezionale.

2. Voglio una pelle splendida – Hai paura del buio? (1997)

“Stringimi madre

Ho molto peccato

Ma la vita è un suicidio

L’amore un rogo”

Hai paura del buio? è un disco incredibile. Nel 1997, dopo una temporanea crisi e il fallimento dell’etichetta Vox Pop, gli Afterhours riescono a riconquistare critica e pubblico con un album capace di coniugare testi originali e comunicativi con una perfetta combinazione di suoni sperimentali e generi. La chitarra distorta e l’energia grunge di Male di miele, le ballate rock Rapace e Pelle, la violenza punk di Dea, Lasciami leccare l’adrenalina e Sui giovani d’oggi ci scatarro su sono solo alcuni degli esempi della varietà eccellente del disco.

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“Passo le notti

Nero e cristallo

A sceglier le carte

Che giocherei

A maledire certe domande

Che forse era meglio

Non farsi mai”

Voglio una pelle splendida è una canzone dolce. Lo è nel testo che, nelle sue rappresentazioni astratte, contiene immagini in grado di coinvolgere emotivamente l’ascoltatore. Lo è nella musica caratterizzata da un leggero arpeggio di chitarra di fondo, accompagnato con semplicità da batteria e basso.

3. Non voglio ritrovare il tuo nome – Folfiri e Folfox (2016)

“Scava sotto i buoni c’è un cadavere

Sotto ai cattivi un angelo

Ucciso da un’idea”

Sono passati circa trent’anni dagli inizi, ma con l’album Folfiri e Folfox gli Afterhours riescono a mantenere le principali caratteristiche distintive. Amano ancora la sperimentazione sonora e scrivono brani originali con influenze molteplici. Manuel Agnelli, che nel tempo è cambiato molto e che, come vi abbiamo raccontato in questo articolo è inaspettatamente diventato anche un popolare personaggio televisivo come giudice di X Factor, con gli Afterhours ha ancora l’energia e la potenza comunicativa degli esordi.

“Un uomo può distinguersi da un’ombra

Se cerca di esser sempre causa

Di quel che gli accadrà”

Il disco ha diversi brani molto interessanti come Oggi, Ti cambia il sapore, Se io fossi il giudice.

Io non voglio ritrovare il tuo nome è una canzone tanto energica quanto triste. Una marcia ritmata dolce e orecchiabile all’insegna dei ricordi e del ruolo scomodo che possono talvolta avere. Alla presentazione Agnelli l’ha commentata così:

“Le cose non sono mai finite finché rimangono dentro di noi. Sentirsi nuovi vuol dire lasciar andare definitivamente i ricordi, rischiando di sentirsi soli in mezzo all’oceano, liberi.”