La magia che lega Stranger Things a Stand by me

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Son ormai più di trent’anni che Stagioni Diverse e il suo racconto The Body sono usciti, come anche il film da esso tratto, Stand By Me. Eppure Stephen King fa sempre e comunque colpo e le sue influenze spuntano proprio ovunque. Dopo averlo visto alla ribalta al cinema quest’anno con La Torre Nera e It, la magia di Stephen King è innegabilmente e palesemente presente anche in Stranger Things, di cui è uscita da pochissimo la seconda stagione.

Stranger Thing è la serie a portata di tutti, amata da tutti, che combina la nostalgia degli anni ’80 alla magia di Stephen King e dei grandi classici della cinematografia.

Tra l’altro, King ha anche elogiato pubblicamente la serie, e si era dichiarato felice dei numerosi riferimenti nostalgici nascosti in ogni episodio dello spettacolo.

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Ma qual è la vera magia che lega Stringer Things a Stand By me?

In effetti ai protagonisti della serie, durante le audizioni, sono stati forniti dei copioni di Stand By Me da leggere. Un dettaglio che evidenzia ancora più largamente la connessione fra i due show. Furono anche utilizzate scene dal primo episodio.  I quattro protagonisti più piccoli della serie, tutti tra gli undici e i dodici anni, furono selezionati, sotto la guida della direttrice del casting, tra 906 bambini e 307 bambine. I Duffer dissero di aver convinto Millie Bobby Brown a radersi i capelli facendole vedere un’immagine di Charlize Theron in Mad Max. Mentre le venne spiegato di usare come riferimento E.T. per avere un’idea del rapporto che avrebbe dovuto costruire con il personaggio di Finn Wolfhard all’inizio della serie.

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Al di là di tutto ciò vi sono molti altri riferimenti al film, a partire dai protagonisti. Gordie Lachance (Will Wheaton) non ricorda forse Will Byers (Noah Schnapp)? Gordie è trascurato dai genitori che soffrono a seguito della morte del fratello maggiore Denny, mentre Will ha una madre confusa ed un padre fuggitivo. Inizialmente, i due ragazzi trovano sollievo nei loro amici, trascorrendo le loro giornate e notti persi nei giochi. Tuttavia, alla fine dei rispettivi racconti, sia Gordie che Will scoprono una forza interna che li aiuta a sopravvivere quando sono soli.

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Ve li ricordate?

Il simpatico Finn Wolfhard interpreta un Mike che ricorda molto vagamente Chris Chambers, interpretato dal leggendario River Phoenix. Vagamente perché se la somiglianza latita nelle apparenze, poiché provenienti da famiglie diverse e ambienti differenti, si ritrova nella loro sottile intelligenza scientifica. Oltretutto sono entrambi dotati di un gran carisma che li rende leader dei loro gruppi ed estremamente fedeli ai loro compagni di avventure. Allo stesso modo troviamo delle analogie anche fra Lucas e Teddy e Vern e Dustin. In particolare Dustin, interpretato da un favoloso Gated Matarazzo, se inizialmente appare timido e impacciato, forse anche vittima di bullismo per il peso e per la parlata, si dimostra forte e coraggioso nel momento del bisogno (ricordando molto anche un certo Ben di It).

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Un quartetto che ci ha fatti nuovamente innamorare

Entrambi i gruppi affrontano un lungo viaggio alla ricerca di una persona scomparsa, arrivando a vivere avventure che li legheranno moltissimo; consentendo loro di imparare molto di più di quello che apprenderebbero sui banchi di scuola. Allo stesso tempo affrontano dei pericoli, anche se Chopper, il cane del guardiano della discarica, è ben poco in confronto al Demogorgone di Stranger Things. Ma il pericolo in Stranger Things – come il treno in Stand By Me – ha la caratteristica di essere onnipresente, sempre dietro l’angolo.

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Ancora più interessante è come Stranger Things sia stata definita la “serie di Stephen King che non è di Stephen King” talmente sono fitti i riferimenti al Re. Perché pensandoci bene, non è horror, né è facilmente classificabile in altri generi; anzi verrebbe proprio da dire che è in puro stile Stephen King! E non si intende così trascurare la miriade di citazioni che vengono fatte, da E.T. ai Goonies ad Alien, poiché l’aura magica del Maine di King pervade tutte e due le serie. Perché non compare “solo” Stand by Me, ma anche Carrie, It, Tommyknockers e anche un pizzico di Pet Sematary e dell’Incendiaria. Tutto è intriso da una densa aria di pura magia. Magia di un’amicizia fatta di patti inviolabili, di avventure eccezionali e canzoni anni ’80.

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citazionismo di alto livello

Forse è questo uno dei segreti del grande successo di Stranger Things. Mentre Hollywood cerca di andare verso futuri distopici e immagina mondi sempre più lontani, non si rende conto che per commuovere la gente e farla innamorare basterebbe guardare al passato, ricalcando le epoche più amate per generare nuovi prodotti. Non remake, ma nuove storie che finiscono per piacere sia a chi quelle annate le ha vissute sia a chi non ne ha mai assaggiato il sapore.