Birdman, o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza, è stato certamente uno dei migliori film del 2014. Si è aggiudicato ben quattro prestigiosi Oscar: Miglior sceneggiatura originale, miglior fotografia, miglior film e miglior regia. Non c’è bisogno di entrare nel dettaglio e capire se Birdman si meritasse effettivamente questi premi (togliendoli ad altri film altrettanto meritevoli), ma è fuori da ogni dubbio che questo film abbia qualcosa di assolutamente eccezionale. Dalla regia, che alterna ansimanti e angoscianti primi piani dominati dai colori primari delle luci, a lunghi piani sequenza che ci mostrano le quinte teatrali.
Il film parla di Riggan Thomson, star del cinema ormai decaduta, che viene considerato dalla critica cinematografica un attorucolo di terz’ordine a causa dell’interpretazione di Birdman,un supereroe. E Riggan cerca così di mettere in scena una grande opera teatrale, per mostrare a tutti le sue eccezionali doti. Ma Birdman è molto più di questo: è l’analisi introspettiva di un uomo ormai decaduto e a pezzi, distrutto dalla carriera e dai rapporti famigliari, è un analisi profonda sul mondo teatrale, sui suoi colori e sulle luci, sui retroscena. Infine è una grande, grandissima metafora piandelliana, capace di farci comprendere a pieno le assurdità della vita, e soprattutto le sue costrizioni, che obbligano tutti noi a convivere con il ruolo e la maschera che sono stati noi affibiati. Con un Michael Keaton di superba bravura, seguito da Naomi Watts, Edward Norton, Emma Stone che confermano e superano le loro capacità attoriali.