Birdman – Recensione film

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Iñárritu e il cinema che si fa teatro

Birdman: 9 candidature agli Oscar, 4 Oscar vinti, regista messicano (Alejandro Iñárritu) che probabilmente è ormai diventato uno dei più grandi registi del nuovo millennio, ottimi attori, come Michael Keaton, Naomi Watts, Emma Stone, Edward Norton. Cosa ti aspetti? Un gran film. Uno di quelli che lascia il segno insomma; bella trama e grandi scelte registiche.

E in effetti è quello che ti ritrovi, perché il regista riesce ad azzeccare ogni più piccolo particolare; persino le scelte cromatiche: luci teatrali che passano dal blu al rosso senza mai perdere un colpo e senza essere mai scontate. La critica cinematografica acclama largamente Iñárritu e numerosi premi e ancor più numerose nomination sembrano volerlo introdurre nel grande Olimpo dei registi Hollywoodiani. In questa sua prima commedia da’ certamente il meglio di sé: piani sequenza infiniti che rievocano alla perfezione uno spettacolo di Broadway, con attori che entrano ed escono dal teatro come se entrassero ed uscissero dalle quinte di un palco. Giochi registici incredibili creati con specchi e trasparenze vengono alternati a riff e fill di batteria che sembrano essere la colonna sonora perfetta.

La cinepresa è velocissima, inseguisce i personaggi come se fossero prede, i piani sequenza rievocano a tratti Hitchock e a tratti Kubrick e i dialoghi a volte interminabili e inconcludenti sembrano quelli di un Like a Virgin alla Quentin Tarantino.  I colori, le luci, le atmosfere surreali, i fumi e i neon, rimandano ad atmosfere mistiche che evidenziano i vari stati mentali dei personaggi; e il teatro, come in molti film di Lynch, diventa perfetta interpretazione di queste atmosfere, come se esso fosse un binomio perfetto tra realtà e fantasia, tra reale e sogno.

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Vengono utilizzate luci blu nelle scene sognanti e oniriche, il rosso in quelle drammatiche e veloci, e i fumi aiutano ad intensificare questa sensazione di irrealtà che circonda tutto il film.

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Birdman è un film presuntuoso, con un protagonista altrettanto presuntuoso, che trae ispirazione dai più grandi maestri del cinema e riunisce in un lungometraggio tutto ciò che un regista vorrebbe sperimentare. Bisogna dire che Birdman, registicamente, è un film riuscito.

La storia è ricca di intrecci e spunti e lascia sempre con il fiato sospeso. Michael Keaton, che interpretò Batman nell’ormai lontano 1989, veste alla perfezione il ruolo di star incompresa e ritenuta da tutti incapace di recitare. Edward Norton, invece, interpreta un personaggio fin troppo odioso, incapace di vivere nella vita reale e amante della vita teatrale. Vi sono anche delle stupende Naomi Watts ed Emma Stone che aggiungono solo carattere alle già ottime performance attoriali.

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Resta tuttavia peculiare l’affinità che se ne può fare con Luigi Pirandello. Il film è ambientato in teatro, e in teatro il protagonista si spara (Sei personaggi in cerca di autore). Pirandello inoltre insegnava che gli uomini vestono dei ruoli che la società ha loro affibbiato, ruoli in cui spesso non si ritrovano e dai quali tentano di fuggire. Noi non conosciamo noi stessi, diceva l’autore, ma conosciamo soltanto il nostro ruolo. Pirandello aggiungeva anche che gli uomini, una volta consapevoli del loro ruolo e consapevoli anche del fatto che quel ruolo non gli si addiceva, impazzivano nel tentativo (forse vano) di cambiare la loro esistenza. E Riggan Thompson sembra essere l’esempio perfetto: lui, grande attore, si ritrova incatenato nel ruolo di Birdman. Tutti lo riconoscono come tale, lo chiamano Birdman e i grandi critici lo ritengono incapace di recitare.

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Ma Riggan ci prova, prova ad uscire da questo ruolo che gli è stato affibbiato, cerca di mettere in scena una grande opera teatrale che dimostrerà al mondo il suo talento. La vita di Riggan cerca di riprendersi i suoi spazi e lui sembra impazzire, poiché l’ombra di Birdman lo insegue e lo tortura perennemente.

Birdman ci parla di un uomo e dei suoi mille problemi, di un uomo che cerca sé stesso, cerca di fuggire dal personaggio a cui ormai si trova incatenato, cerca un nuovo successo, cerca di mandare avanti la sua vita e cerca di aggiustare il rapporto con sua figlia (Emma Stone). È un mix di storie ma allo stesso tempo la storia è una sola.

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Restano oscuri dei fatti, alla fine del film, ma forse è proprio questo che rende Birdman speciale. Perché è un film spettacolare sotto ogni punto di vista, ma soprattutto è un film umano. Parla di ognuno di noi, persone del nuovo millennio torturate dalla nostra tecnologia e dai nostri mille problemi, oppresse da ego troppo forti o anche troppo deboli, o semplicemente troppo fittizi per darci la forza di andare avanti. Eppure Iñárritu ci aveva avvertito fin dall’inizio: L’imprevedibile virtù dell’ignoranza. Che sia proprio la nostra l’ignoranza, che ci rende così ciechi da non capire il mondo, le persone, o tantomeno noi stessi?

In ogni caso guardatelo, e poi giudicate con la vostra testa. Birdman insegna.