Eric Newman, showrunner di Narcos dichiara la sua attrazione per qualcosa di nostro: la Mafia. Lo fa in una lettera aperta su L’Espresso.
Prima di entrare all’interno del mondo di Narcos, la vita di Newman non aveva avuto un percorso preciso. Dopo questa produzione ha scoperto di amare il riuscire a narrare storie. Non ha importanza di che genere, l’importante è che sia una bella storia.
Il punto forte delle sue produzioni, spiega lo showrunner, è sempre stata la paura. Con le serie tv, al contrario di quanto avviene nei film, c’è la possibilità concreta di sviscerare un personaggio. Si possono mostrare tutte le caratteristiche, visto che invece di due ore se ne hanno a disposizione venti. Prendendo un personaggio come Pablo Escobar: in un film occorre mostrare, all’interno di quelle due ore, tutte le violenze e la cattiveria di quell’uomo. Occorre spaventare il pubblico, metterlo sull’attenti. Invece, se abbiamo a disposizione ben venti ore di programmazione, come avviene con le serie tv, possiamo tranquillamente sottrarre quel tempo per far sì che si mostri anche un lato meno oscuro del personaggio, quello più umano. Ed ecco qual è la cosa spaventosa: un personaggio dotato di umanità che può commettere cose brutali.
“Trovo diseducativa qualunque semplificazione di vicende storiche.”
Nella presentazione della serie tv Narcos a Netflix, Newman ricorda di aver paragonato la morte di Bin Laden a quella di Pablo Escobar. Sono state due morti molto simili, visto che nonostante si sia investito molto per distruggere da una parte il boss di un cartello, dall’altra il capo di un movimento terroristico e nulla è cambiato: il mondo continua ad usare droga importata dalla Colombia e la gente continua a morire per cause terroristiche imputabili ai paesi del Medio Oriente. Eliminare Escobar ha fatto sì che si sviluppasse e si desse forza ad un altro cartello: quello di Medellìn.
Eric Newman sembra elogiare successivamente la nostra serie tv Gomorra, spiegando che il problema della droga non è un problema prettamente americano. Risponde ad alcune critiche che arrivano dall’Italia, che vedrebbero serie tv come Gomorra e Narcos glorificazioni della criminalità.
“Io non credo che esista un solo spettatore di “Narcos” che pensi «voglio diventare come Escobar» e credo che anche per “Gomorra” sia lo stesso”
Il suo ragionamento è molto semplice: mostrare il lato umano di alcuni criminali non perdona loro. Anzi, ritiene Newman, serve proprio questo tipo di discorso a farli sembrare ancora più umani e ancora più terribili. Se pensiamo che una persona in grado di amare i suoi figli in maniera incondizionata sia anche in grado di uccidere a sangue freddo una persona, questo spaventa ancora di più il pubblico. Ed è ciò che avviene in Narcos.
È difficile trovare una serie tv che glorifichi in maniera incondizionata il crimine. Forse le uniche rimaste, sostiene Newman, sono quelle ambientate all’interno dei palazzi di potere come House of Cards. Queste sono le uniche occasioni in cui i crimini, forse, restano impuniti e non hanno ripercussioni sul sistema legale in cui è ambientata la serie. Ma si parla di serie tv di fantasia, tratte dalla realtà solo in parte.
Nel mio futuro produttivo, dopo “Narcos”, di cui contiamo di produrre anche la quarta stagione, potrebbe esserci una tappa nel vostro paese. Anche se “Gomorra” sta facendo un bellissimo lavoro, a me piacerebbe raccontare la mafia siciliana. Per ora è solo un’idea, ma non si sa mai.
Fonte: L’Espresso
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