Considerando l’enorme flop al box office, che ha fatto crollare la casa di produzione di Refn e del socio Danstrup mandandola in bancarotta¹, Fear X sembra un film nato e morto in poco tempo. Assieme a Bleeder è il film meno nominato (e apprezzato) dagli addetti ai lavori e dai normali spettatori, tanto che nel nostro paese trovare il dvd a un prezzo ragionevole risulta impossibile. Ma il tanto bistrattato terzo lavoro di NWR è quello che più di tutti si fa precursore dei film successivi.
Se molti di voi stanno leggendo questi articoli probabilmente conosceranno il danese per i recenti Drive (2011) e The Neon Demon (2016). In particolare in quest’ultimo, è stata notata la propensione del filmmaker a farsi marchio, inserendo la sigla “NWR” durante i titoli di testa. Meravigliarsi oggi di questa scelta visiva significa ignorare quanto fatto per Fear X, in cui l’intero nome (NICOLAS WINDING REFN) campeggia per la prima volta durante tutti gli opening credits. Una voglia di protagonismo nettamente in contrasto con quella del main character Harry Cain (John Turturro), guardiano in un centro commerciale. L’omicidio di sua moglie è avvenuto proprio nel parcheggio dello stesso centro commerciale. Cain scopre velocemente che una telecamera di sorveglianza ha ripreso il delitto. Vuole allora capire chi è stato, ma soprattutto perché si è reso protagonista di un gesto così efferato. Dopo aver riavvolto per giorni interi i nastri delle VHS della polizia, arriva finalmente a notare il momento dello sparo. I pixel non permettono però di riconoscere l’assassino. Le ricerche di Cain lo porteranno in un hotel del Montana dove, forse, tutti i nodi verranno al pettine. Fermiamoci qui.







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