Tarantino – L’arte dell’omaggio o del plagio?

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Il plagio è un fenomeno che ha accompagnato da sempre il mondo del cinema e i suoi creatori. Il concetto è molto semplice, riprodurre un film o una sua parte senza averne il diritto. D’altra parte esiste un altro termine che lo accompagna a braccetto; l’omaggio. Un regista può riproporre una scena, o la pellicola stessa, per omaggiare quest’ultima e il genio del regista che ha partorito quello che lui considera un capolavoro. Il dilemma sta nel distinguere quella che è una lode al film, dal tentativo di vendere come propria un’idea altrui. La differenza è flebile e nel tentativo di disegnare una linea di confine regna l’incertezza di un tratto confuso e traballante. Si può affermare che tutti siano influenzati da ciò che amano e che è quindi inevitabile trovare delle somiglianze tra ciò che ammiriamo e produciamo. Si può considerare la capacità di rendere proprio un aspetto, dandogli un tocco differente, sufficiente per rendere lecito l’elemento preso in prestito, come si può considerare tale aspetto una brutta copia per semplice disgusto personale del film o per un senso protettivo nei confronti dell’originale. L’opinione e le conoscenze personali giocano un ruolo fondamentale nel dare questo giudizio. Un omaggio cinematografico è quindi molto soggettivo e aperto a diverse interpretazioni, anche se inizialmente il termine può sembrare una sorta di giustificazione per coprire un furto ad un altro film. Ad esempio, prendere un’intera trama e rivisitarla è considerato un plagio o la sua capacità di divenire un archetipo può trasformare il film in un omaggio? In questo senso l’intenzione del regista gioca un ruolo fondamentale.

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Quentin Tarantino è uno dei registi più di successo dei nostri tempi, capace di acquisire una grandissima conoscenza del mondo cinematografico, ma trovatosi più volte ad essere definito come plagiatore, dividendo fan e non in tutto il mondo. In una sua intervista a Empire Magazine ha candidamente affermato:” I steal from every movie ever made. If my work has anything, it’s that I’m taking this from this and that from that and mixing them toghether”. Ma Tarantino è un patito di cinema e proprio per questa ragione risulta difficile pensare che cerchi di copiare da questi film; la sua intenzione sembra essere quella di citarli visivamente e condividerli con noi per poterli omaggiare e riconoscere ancora una volta la loro importanza come classici del cinema. Come se fosse seduto di fianco a noi tutto emozionato a dirci: “Hey, ricordi questa scena? Che figata eh?!”. Anche se ad alcuni infastidisce disturbare dei classici western o dei film di Fellini, per quelle che considerano delle pompose scopiazzature, ai molti piace poter ricordare un grande film e compiacersi nel vedere come un grande regista li abbia apprezzati e voglia condividerli con noi. E voi quale pensate sia il suo intento?

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Nel frattempo abbiamo raccolto per voi alcune delle sue scene ispiratesi ad altre pellicole per aiutarvi a decidere da che parte stare.

1. Jackie Brown e Il laureato

The Graduate 1

Jackie Brown è un film del 1997 che fa parte della cosiddetta trilogia pulp di Tarantino. La scena iniziale mostra la protagonista, interpretata da Pam Grier, venire trasportata dai marciapiedi mobili degli aeroporti, mentre compaiono i titoli d’apertura. La scena è molto simile a quella de Il laureato, con Dustin Hoffman nella stessa posizione. Quest’ultimo accompagnato da una severa “The Sound of Silence” di Simon and Garfunkel, mentre in Jackie Brown si può sentire il soul di “Across 110th Street” di Bobby Womack. Il film omaggia anche la Blaxploitation, un genere di film che nacque negli Stati Uniti nei primi anni settanta, fusione delle due parole inglesi black ed exploitation (sfruttamento); nonché due pellicole di Jack Hill: Coffy (1973) e Foxy Brown (1974).

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