Se vi dovessero porre la domanda “Qual è il miglior periodo della vostra vita?” voi cosa rispondereste?
La mia risposta sarebbe il periodo all’università.
Non prima perché si è troppo giovani e ingenui, non dopo perché iniziano le prime preoccupazioni della vita, cose che qualcuno più bravo a disegnare di me chiamerebbe ‘accolli’.
Ed è proprio dell’università che parla questa serie, anzi, nello specifico del Greendale Community College.
La Scimmia presenta: Community
Come tutte le sitcom la trama orizzontale è praticamente nulla: sette ragazzi che, grazie ad un gruppo di studio, provano a laurearsi.
Il gruppo è composto da Jeff: un avvocato cinico e doppiogiochista che torna al college per riottenere la licenza che gli è stata revocata; Britta: una studentessa attivista disposta a tutto per difendere le minoranze; Abed: un ragazzo palestinese appassionato di cinema con evidenti problemi nel socializzare; Pierce: un ricco anziano razzista ed omofobo; Shirley: una mamma recentemente divorziata molto devota a Dio; Annie una ragazza ingenua con problemi di dipendenza da farmaci. Troy: ex giocatore di football e migliore amico di Abed.
Una particolare menzione va fatta anche ai personaggi secondari Chang (il cinese di Una Notte da Leoni) e Craig Pelton: il rettore gay dell’università.
Insomma, gli ingredienti per un buon risultato ci sono tutti.
La qualità migliore di Community sta nelle idee per la realizzazione dei singoli episodi. La genialità di Dan Harmon (tra l’altro co-ideatore di Rick and Morty, altra serie meritevole) è qualcosa di sorprendente, le prime tre stagioni sono un susseguirsi delle più originali trovate per lo sviluppo degli episodi carichi di comicità ma anche capaci di essere profondi.
I plot sono parecchio variegati: si passa dalla battaglia di paintball ricca di richiami al cinema action, alla puntata dove il gruppo di studio inizia a gestire la mensa con evidenti richiami ai gangster movie di Scorsese; dalle puntate dove il gruppo rivive una sessione di Dungeons & Dragons, alla puntata di natale in stop-motion con pupazzi di plastilina; dalla puntata completamente in 8-bit stile cabinato arcade anni 80, alle puntate di halloween a tema horror.
In sintesi ho apprezzato la comicità, cosa non facile al giorno d’oggi senza risultare banale e nel ‘già visto’; l’originalità nella stesura e nella regia degli episodi ricchi di citazioni a film e serie tv.
Al contrario, dopo la terza stagione, la serie è diventata troppo autoreferenziale con citazioni alle prime stagioni. In generale ho notato che le idee, fino a quel momento punto centrale dell’opera, iniziavano a diminuire e gli episodi risultavano abbastanza ripetitivi. Ulteriore nota dolente a mio avviso: Ken Jeong, spesso fuori luogo e inferiore rispetto al resto dei protagonisti.
Per quanto mi riguarda Community rimane comunque un ottimo prodotto che merita di esser guardato per la sua originalità e comicità. Il cast è molto valido e spiccano i personaggi secondari come Chevy Chase e soprattutto Danny Pudi (che mi ha fatto ricordare i primi tempi di Sheldon Cooper, dove ancora faceva ridere). Insomma se siete in cerca di una sitcom leggera e spassosa, Community è quello che cercate.