Gli esordi alla regia di Cortellesi, Ramazzotti e Buy

Nel corso del 2023 Cortellesi, Ramazzotti e Buy hanno deciso di diventare anche registe: vediamo film per film in che modo sono diventate autrici

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Cortellesi, Ramazzotti, Buy: tre nomi celebri nel cinema italiano, tre donne che hanno saputo costruirsi un percorso personale e coerente come interpreti riuscendo a sovrapporre spesso il loro carattere specifico sul personaggio.

È una circostanza ormai ben nota la sovrapproduzione cinematografica annuale in Italia: una mole di film enorme per un mercato da sempre endemicamente in difficoltà, una quantità di offerta spropositata che non può ovviamente essere assorbita in alcun modo da una domanda sempre più esigua. Ed è una situazione che viene prima di tutto dall’incoscienza di alcune produzioni che mandano su grande schermo storie che invece avrebbero come luogo ideale la televisione: con un effetto imbuto, intasando una distribuzione di per sé disastrata, scontrandosi con ogni tipo di pellicole, scomparendo a volte nel mare magnum delle opere in sala.

Certe volte però la congiunzione degli astri, o semplicemente l’intelligenza professionale, porta a risultati curiosi come quello del 2023, quando le tre grandi attrici di sopra, con una lunga e luminosa carriera alle spalle, hanno deciso di fare il grande salto e posizionarsi dietro (oltre che ovviamente davanti) la macchina da presa ed esordire come registe, con tre film molto personali.

Paola Cortellesi con C’è Ancora Domani, Micaela Ramazzotti con Felicità, Margherita Buy con Volare!: tre opere dagli esiti -e dalla distribuzione…- molto diversi, ma soprattutto tre film molto personali che riflettono le tre differenti personalità e tre modi di declinare il cinema.

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C’è sempre domani

Partiamo dal caso più eclatante, C’è Ancora Domani di Paola Cortellesi, presentato alla Festa di Roma e poi uscito in sala l 26 ottobre 2023 distribuito in 343 sale, partendo con un incasso di € 3.647.000 euro e debuttando al secondo posto in quattro giorni di programmazione, arrivando poi alla cifra enorme di € 36.364.459, diventando in assoluto il film più visto in Italia al cinema dopo la pandemia, e addirittura il nono film con il maggiore incasso di sempre, il quinto tra i film di produzione nazionale.

Il “caso Cortellesi” ha ormai fatto scuola, e sicuramente deve dare indicazioni ben precise sul mercato e sulla produzione: perché sulla carta C’è Ancora Domani era un progetto fallimentare, tanto che la sua produzione è stata travagliata fin dalla ricerca dei contributi: film in bianco e nero, con un tema forte e sociale e poco ammiccante (la violenza domestica), che richiamava un concetto culturale alto come il cinema neorealista, non era certo il prodotto che avrebbe prevedibilmente fatto sfracelli al botteghino.

Invece, applaudito -con moderazione- alla Festa di Roma, una volta arrivato in sala ha iniziato una marcia inarrestabile: di certo, ha giovato all’inizio solo il traino del nome della regista, che poteva godere di un certo credito nel pubblico avendo consolidato la sua carriera in maniera sempre coerente, mostrandosi come artista polivalente (oltre a recitare bene, la Cortellesi ha una splendida voce come cantante e una verve trascinante) e professionista seria e poco incline a certi vezzi da showbiz.

Emanuela Fanelli e Paola Cortellesi @LUISACARCAVALE DSC1189

Da lì in poi, sicuramente ha avuto importanza il tamtam del pubblico che scopriva un film diverso da ciò che ci si poteva aspettare da un’attrice finora vista solo in commedie di larghissimo consumo: fino a che vedere C’è Ancora Domani non è diventato quasi un obbligo sociale, il film da vedere in quel momento, l’opera di cui discutere con gli amici la sera (o sui social).

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Al di là di difficili -o facili, dipende dal punto di vista- dietrologie, il successo dell’opera prima della Cortellesi premia un film importante, che cerca di tenere insieme (nella migliore tradizione del cinema italiano) l’intrattenimento e il sottotesto: che in questo caso diventa trama politica in senso lato.

C’è Ancora Domani fa innegabilmente parte di quel -ricco- filone o sottogenere di film dove la commedia si prende sul serio per castigare ridendo mores: è il cinema politico di Paolo Virzì, autore a tutto tondo di piccole gemme (basterebbero Caterina va in Città e Il Capitale Umano, ma i suoi film migliori sono davvero tanti) che hanno saputo restituire l’immagine e il polso dell’Italia dal punto di vista sociale e politico, questa volta si anche partitico (vedi Ferie d’Agosto e il seguito del marzo 2024, Un Altro Ferragosto).

L’opera prima di Paola non si fa scrupoli di schierarsi politicamente -come se poi fosse una colpa-, ma soprattutto riesce a tenere la barra dritta con una storia dai toni forti che sa come non appesantire la narrazione grazie ai suoi insert grotteschi, che diventano il marchio di fabbrica della Cortellesi. Da non dimenticare che la violenza, tema centrale, non viene mai messa in scena ma trasformata: in un balletto senza tempo, trasportata fuori campo, raccontata, diluita nei lividi.

Sono tante le cose che mostrano la sensibilità della regista, anzi l’attenzione a quei particolari che rendono il suo debutto prezioso e luminoso: e questo al netto delle critiche piovute anche gratuitamente quando il film diventava il “caso” di cui sopra, cercando immotivatamente di ridimensionare le dimensioni del suo successo.

Che non si tratti di un film neorealista è chiaro a tutti: ma neanche lo vuole essere, trasformando ben presto le dimensioni delle sue immagini e il rapporto dello schermo. Ma va bene anche solo così, far sì che nel pubblico mainstream si parli di neorealismo, così da riportare l’attenzione sullo stile, sulla storia, su tutto ciò che è importante in un film e che invece oggi viene tralasciato a favore di una dimensione superficialmente social.

La felicità non esiste

Felicità di Micaela Ramazzotti è stato invece presentato alla Mostra del Cinema di Venezia a settembre 2023, arrivando in sala il 21 dello stesso mese dove è rimasto per pochi giorni in 260 copie e incassando in totale la trascurabile cifra di € 532.151.

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Per quanto sia la Ramazzotti, sia la Cortellesi, siano individuabili all’interno dello stesso genere (si diceva sopra, la commedia sociale), il debutto dell’ex moglie di Virzì alla regia sembra però scegliere una strada più facile rispetto alla showgirl dei bei tempi di Mai Dire Gol; Felicità sembra lo spin-off di uno dei tantissimi personaggi di Micaela, uno di quelli interpretati in La Pazza Gioia o Il Nome del Figlio, o Gli Anni Più Belli…, il ritratto di donna semplice e genuina -leggi coatta- immersa in una realtà che la sommerge e la fagocita.

Il dramma, nei film di Micaela attrice così come quello del suo primo lungometraggio da regista, non nasce allora dal racconto e dal contesto, bensì dalla dimensione del personaggio: dimensione tragica in senso letterario richiamando i concetti aristotelici –nobiltà (intesa come saggezza d’animo), hamartia (tragico errore di carattere), perpetia (capovolgimento della fortuna determinato proprio dall’hamartia), anagnorisi (scoperta o illuminazione riguardo al destino e ai propri difetti).

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È probabilmente per questo che tutti i suoi personaggi si assomigliano, per non dire che sono uguali; ed è per questo che Felicità non ha provocato né entusiasmi né delusioni. Una storia che parte in maniera media ma poi continua in uno svolgimento mediocre, nonostante appunto la precisione con cui lei dipinge i suoi personaggi e la buona volontà nel gestire il cast, tra cui un Sergio Rubini molto miscasting. Tutto prevedibile, tutto nei limiti di tante storie già viste e già sentite, senza nessun guizzo.

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Volare avanti e indietro

Anche il Volare! di Margherita Buy è stato presentato a Roma ad ottobre, ma è arrivato in sala solo il 22 febbraio 2024 e distribuito in sole 132 sale, racimolando un bottino ancora più magro del film della Ramazzotti, ovvero € 258.000.

Questo nonostante il suo debutto come autrice sia forse il più fresco e sincero dei tre.

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Perché se la Cortellesi si tuffa a capofitto nella commedia politica, ben consapevole di quali caratteristiche imprimere nella sua regia per toccare certi tasti; e se la Ramazzotti riprende quello che conosce e ripropone il mondo dei suoi personaggi con tutto il coté sociale che si portano dietro; la Buy sorprende un po’ tutti, e nonostante da un bel po’ si sia dedicata ai film d’autore con un peso specifico drammatico (da Nanni Moretti con i suoi tre ultimi film, Mia Madre e Tre Piani e Il Sol dell’Avvenire, Bellocchio, Genovese, tra gli altri) ricorda a tutti che è nata nella commedia insieme ad uno dei migliori VerdoneMaledetto il Giorno Che Ti Ho Incontrata– e anche che, se ce ne fosse bisogno, è una delle attrici più incredibili del panorama italiano da almeno trent’anni a questa parte.

E allora gira Volare!, che è un divertissement intelligente e di classe quanto sottile, pieno di autoironia nel momento in cui fa rima con un autobiografismo divertito e pienamente controllato: una commedia sincera, come si diceva prima, nel momento in cui la Buy mette in scena sé stessa limandosi i tratti e proponendosi in una storia originale, senza nessun tipo di velleità ma solo con una consapevolezza artistica ben maturata.

Certamente l’attrice di Effetto Notte ha messo a frutto l’esperienza maturata sui tantissimi set e il contatto professionale con i tantissimi registi con cui ha lavorato: un’esperienza che la porta oggi a recitare in un ruolo veramente piccolo (una manciata di minuti) per Giovanni Veronesi nel suo bel Romeo è Giulietta riuscendo però a dare una prova veramente maiuscola; ma che soprattutto le ha fatto conoscere il set e i meccanismi dell’opera cinematografica in maniera millesimale, riuscendo a cogliere ogni sfumatura del rapporto regista/attore.

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Da non sottovalutare come nel film il cast, di altissimo livello (Anna Bonaiuto, Elena Sofia Ricci, Caterina De Angelis figlia della protagonista nella storia e nella vita, Francesco Colella, Euridice Axen, Giulia Michelin), sia diretto in maniera perfetta.

Volare! è passato però quasi inosservato in sala: probabilmente non ha giovato nè il numero esiguo di copie con cui ha circolato, nè quell’affollamento di offerta che dicevamo all’inizio, né il fatto che la Buy non sia un personaggio che ama sgomitare ed essere al centro dell’attenzione, eppure il film avrebbe meritato un altro risultato.

In ogni caso, sarà curioso e divertente attendere i secondi film di Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti e Margherita Buy e capire dove le autrici porteranno il loro mondo cinematografico.

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