Oppenheimer: perché quella di Cillian Murphy è stata una delle migliori interpretazioni del 2023

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Cillian Murphy merita l’Oscar per Oppenheimer, come minimo. Ecco secondo noi perché

Cillian Murphy e J. Robert Oppenheimer

Quando ci affacciamo alle migliori interpretazioni del 2023, difficile non pensare a lui: Cillian Murphy nel ruolo di J. Robert Oppenheimer, il “padre” della bomba atomica, nel biopic kolossal di Christopher Nolan che ha già fatto storia e che farà scuola. Raccontare un uomo per raccontare un’epoca in una grande parabola che lascia i brividi con un finale letteralmente apocalittico.

Murphy, famoso fin da inizio millennio per molti ruoli, collaboratore a più riprese di Nolan e celebre anche come il Tommy Shelby di Peaky Blinders, ha trovato l’occasione della carriera nell’interpretazione di un personaggio tanto complesso e dalle sfumature intriganti come Oppenheimer. Lo scienziato era infatti una figura sfuggente, intricata, difficile da definire così come il suo ruolo nella storia del mondo.

Un personaggio tragico

Quello di Murphy è certamente un personaggio tragico. Lo scienziato che si fa trascinare dal suo amore per la scoperta, dall’entusiasmo nell’aprire le porte di un mondo nuovo e dall’orgoglio dell’essere un pioniere; salvo, ovviamente, chiudere un occhio sugli effetti nefasti delle sue ricerche. Un peso che, poi, lo perseguiterà per tutta la vita.

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Buona parte del film è dedicata alla persecuzione di Oppenheimer nella caccia ai comunisti dopo la guerra, e di lui risaltano ingenuità, buona fede e fiducia in ideali superiori. Un personaggio che nell’associarsi ai comunisti non aveva mai pensato di far nulla di male, desiderando sempre e solo autenticamente il progresso della società così come quello della scienza.

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Il distruttore di mondi

Ma sarebbe scorretto dire che Oppenheimer era un angelo. La corruzione, rappresentata dalla procace Jean Tatlock (Florence Pugh) è presente anche in lui e lo porta a cedere il fianco alla sua parte più megalomane ma in fondo “umana”: quella del “distruttore di mondi”. Ed è questa la parte a cui Murphy riesce meglio a dare vita: quella tragica, profondamente colpevole, sotto la scorza dura dello scienziato.

Il momento culminante in cui il senso di colpa e la consapevolezza della portata di ciò che ha fatto Oppenheimer – e del peso che viene calato su di lui di conseguenza – è quello del discorso dopo lo sgancio della prima bomba su Hiroshima. Lo scienziato visualizza chiaramente l’uditorio nella stanza ridotto in cenere come le vittime giapponesi del suo ordigno: non c’è differenza tra loro.

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Il martire dell’era moderna

Ed è qui che l’interpretazione di Murphy davvero fa venire i brividi: ci trasmette appieno quello che Oppenheimer deve aver provato in quel momento, assumendo e persino accettando il suo ruolo di distruttore, responsabile di una qualsiasi futura e possibile apocalisse. Non qualunque attore avrebbe potuto rappresentare con tale intensità una realizzazione del genere.

Quello di Cillian Murphy è insomma un Oppenheimer profondo, ricco di sfumature ed intensamente vivo: si contorce tra le proprie contraddizioni ed è schiacciato da ambizione, colpevolezza, orgoglio e forza di carattere. La sua più grande vittoria è la sua condanna, e ne fa un martire della nuova era. La sua immagine, con il volto di Murphy, è già iconica, straordinariamente moderna e assolutamente memorabile.

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