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A cura di Serena Trivelloni
Il 14 dicembre arriverà al cinema Ferrari, nuovo film di Michael Mann che vedrà protagonista Adam Driver nei panni di Enzo, fondatore della celeberrima casa automobilistica. Il grande cineasta, sebbene sia lontano dalla macchina da presa da qualche anno, non delude le aspettative. Ecco dunque la nostra recensione.
Ferrari, la Recensione
«Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere» diceva Enzo Ferrari. È così che si potrebbe riassumere Ferrari, l’ultimo film di Michael Mann presentato in concorso a Venezia 80. Sotto il fuoco delle polemiche, il regista statunitense è stato accusato di poca spinta e originalità , con una caratterizzazione eccessivamente «americana» dei personaggi. Eppure ai nostri occhi sembra essere lo stesso Michael Mann di Collateral, Heat o Insider. Nessuna improvvisazione dunque per un regista che ha sempre viaggiato ad alti livelli tra raffinatezza visiva e introspezione psicologica dei personaggi. Il film si ispira al libro di Brock Yates Enzo Ferrari: The Man and The Machine e racconta la vita di Enzo Ferrari come una corsa in cui non è consentito scalare le marce.
Ai campi lunghi e alla quiete statica delle scene domestiche o del cimitero, dove il protagonista si reca per andare a trovare il suo compianto figlio Dino, si alterna il rumore reboante in pista del cavallino di Maranello, che lo spettatore vive in prima persona grazie a riprese in soggettiva da togliere il fiato.
La figura di Enzo Ferrari tra luci e ombre
Qui non viene analizzato il grande imprenditore e costruttore, come dissero in un’intervista anche i piloti Gigi Velloresi e Niki Lauda ad Enzo Biagi, ma l’uomo. L’interpretazione di Adam Driver è asciutta, composta, qualcuno ha detto sin troppo essenziale e poco incisiva. E invece proprio perché «materiale prezioso», l’attore statunitense sembra maneggiarlo con cura, nel rispetto reverenziale per il mito e con la volontà di comunicare un’assertività esteriore, insieme a un sintomatico mistero.
Così era la figura di Enzo, per chi ha avuto modo di guardare i video delle storiche interviste con Gianni Minà ed Enzo Biagi. Personalità impermeabile e impenetrabile all’esterno, tumultuosa all’interno. Alle sofferenti e intricate dinamiche con la moglie Laura Garello (una straordinaria Penelope Cruz) e l’amante di sempre Lina Lardi (Shailene Woodley), in cui viene svelata tutta l’amarezza per una vita che forse non è andata poi come doveva, si legano le vicende professionali di uno degli uomini più influenti della storia del ‘900. Non è un male che Mann abbia voluto smontare quella montagna granitica che rappresenta il personaggio di Ferrari all’esterno, mostrandone difetti e debolezze. La sua «smitizzazione» porta inevitabilmente a una scissione del personaggio, probabilmente cercata e fortemente voluta dal regista.
La scissione del personaggio
Se da una parte emerge infatti l’uomo vulnerabile delle contraddizioni, dall’altra vi è quello senza scrupoli e assetato di vittoria. «Nelle altre scuderie concorrono per vendere, qui lo facciamo per correre e vincere» sarà una delle esortazioni fatte ai suoi fedeli. Una passione smisurata, uno spingersi oltre i limiti, e una consapevolezza del rischio che lo porterà in diverse occasioni a confrontarsi con la morte, senza scomporsi mai.
Ciò che può risultare duro e inumano per Ferrari significa semplicemente rigorosità e dedizione: «Se dittatore significa pretendere dagli altri l’impegno personalmente profuso nel mio lavoro, allora forse lo sono» dichiarerà in un’intervista esclusiva a Enzo Biagi. Anche nel terribile incidente in cui persero la vita Alfonso De Portago (Gabriel Leone) e il secondo pilota Edmund Nelson nella Mille Miglia del 1957, il regista pone l’accento su come Ferrari sia rimasto più scosso dalla morte dei nove innocenti coinvolti che dei due piloti, i quali a ogni singola corsa devono fare inevitabilmente i conti con le loro lettere di addio. Una guerra in trincea da cui si è consapevoli di poter non fare ritorno.
La mano registica che non delude le aspettative
Forse l’unica cosa che manca a questo personaggio e che da italiani, amanti della Ferrari, avremmo voluto vedere di più, è il racconto di quel pioniere indiscusso del settore automobilistico che si è costruito letteralmente ogni singolo pezzo del suo successo da solo. Un tecnico, un sapiente esperto del marketing delle idee, un innovatore.
Ma questo viene compensato da una buona interpretazione e caratterizzazione dei personaggi (nel cast anche Patrick Dempsey e Jack O’Connell nelle tute dei piloti Piero Taruffi e Peter Collins, e Sarah Gadon nel ruolo di Linda Christian) e dall’inconfondibile mano registica di Mann. Basterebbero le prime immagini notturne della Mille Miglia, con lo sfrecciare delle macchine e i fari nel buio per inchinarsi. O i gesti simbolici e premonitori con i quali si anticipano sapientemente gli eventi. Un’occasione mancata? Un film che non rende giustizia e merito al suo personaggio? No. Semplicemente una storia misurata e d’altri tempi in cui, per usare le parole di Francesco De Gregori, «si correva per rabbia o per amore».
Ferrari, il Trailer
Ferrari, il Cast
- Adam Driver: Enzo Ferrari
- Penélope Cruz: Laura Ferrari
- Shailene Woodley: Lina Lardi
- Patrick Dempsey: Piero Taruffi
- Gabriel Leone: Alfonso de Portago
- Sarah Gadon: Linda Christian
- Jack O’Connell: Peter Collins
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