Dalí e Amanda Lear: La storia della loro folle relazione

La storia d'amore tra Salvador Dalí e Amanda Lear rivive nel biopic dedicato al leggendario artista spagnolo: Daliland, al cinema dal 25 Maggio. Ma cosa accadeva davvero nel triangolo composto da Dalí, sua moglie Gala e la giovane Amanda? Scopritelo con noi.

Daliland
@Plaion Pictures
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Il biopic Daliland di Mary Harron, in uscita in Italia il prossimo 25 Maggio, ha riacceso i riflettori su una delle storie d’amore più folli e leggendarie nella Storia dell’Arte del ‘900. Parliamo infatti del sodalizio tra Salvador Dalí e Amanda Lear, un legame durato ben 16 anni, nonostante la forte differenza di età e il fatto che Dalí non si sia mai allontanato da sua moglie Gala.

Ma se state pensando ai classici luoghi comuni – ovvero al triangolo composto da un anziano pittore di fama mondiale, una vecchia moglie compiacente, disposta a chiudere un occhio, e una giovane modella opportunista, abile a profittare della situazione – vi diciamo subito che niente è più lontano dalla realtà, già che in questa storia nulla è prevedibile né scontato.

Amanda Lear incontra Salvador Dalí a Parigi nel 1965. Nonostante il pittore surrealista abbia 35 anni più di lei, tra i due scatta istantaneamente il meccanismo delle affinità elettive, non una passione travolgente né una sordida relazione di sola natura sessuale, ma quello che la stessa Amanda definirà sempre un “matrimonio spirituale”.

Nei 16 anni successivi Amanda Lear diventa la sua musa, ritratta nei celebri dipinti Hypnos, Venus in Furs, Vogue. D’inverno vive a New York nello stesso Hotel di Dalí e sua moglie Gala, il St. Regis. D’estate trascorre con loro le vacanze in Spagna, nell’amata terra natale dell’artista, Figueres, piccolo borgo marittimo della Catalogna, situato nella provincia di Girona.

Gala, al secolo Elena Dmitrievna D’jakonova, aveva incontrato Dalí proprio a Figueres. Con il marito Paul Éluard, il più grande poeta surrealista, e altri artisti legati al Movimento d’Avanguardia fondato da André Breton, erano giunti in visita del giovane Salvador, noto per essere pazzo, geniale e indomabile. È l’Agosto del 1929 e da quel momento Dalí e Gala non si lasceranno mai più.

Come il biopic Daliland ci racconta il Triangolo Dalí, Gala e Amanda Lear

Dalì Amanda Lear
La vera Amanda Lear fotografata nel 1978 sul set del programma tv Disco Show

La storia di Dalí e Gala è particolarmente complessa e tormentata, eppure il film Daliland di Mary Harron riassume efficacemente decenni di deliri amorosi, insieme al mistero Dalí, artista controverso, considerato da alcuni come uno dei più grandi geni del ‘900, da altri un narcisista patologico e un avido mestierante, costantemente affamato di denaro, pronto a vendere il Surrealismo alle masse.

Nel film vedremo il conflitto dello stesso anziano artista – uomo che parla di sé in terza persona, grande organizzatore di party, icona Pop e leggenda vivente – ritratto alla fine della sua carriera e della sua vita, tra festini, droghe e improvvisi deliri psicotici. Come Gala, Amanda Lear è evidentemente una presenza essenziale, una figura cardine per il suo fragile equilibrio psichico.

La critica d’arte non è mai stata particolarmente generosa nei suoi confronti, mentre il pubblico, soprattutto in America, gli ha garantito fama e immense ricchezze. Quantomeno in apparenza, già che lo stile di vita di Dalí e Gala non conosce limite all’eccesso, rappresentando letteralmente un pozzo senza fondo, che obbliga il pittore a inventare, dipingere e vendere senza sosta.

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In questo equilibrio, per tutto il corso della relazione Amanda Lear resta sempre autonoma e non chiede nulla. Al contrario, Gala finanzia i suoi vizi e i suoi amanti attraverso il lavoro del marito. Tra questi, nel biopic Daliland vedremo anche un personaggio deprecabile, pronto a insinuarsi in questo delirante triangolo amoroso e depredare l’ex modella e artista russa senza remore.

Si trattava del giovane musicista e attore Jeff Fenholt, noto a Broadway e la sua interpretazione di Gesù nel musical Jesus Christ Superstar. Nonostante Gala paghi a caro prezzo i suoi strumenti e finanzi i suoi futuri brani, Fenholt non diventerà mai una vera rockstar, anzi resterà celebre solo come fervente Cristiano evangelista e feroce oppositore di Ozzy Osborne e i suoi Black Sabbath.

Al contrario, Amanda Lear è già una stella e presto spiccherà il volo – non solo come modella ma anche cantante, regina della Disco Music, quindi soubrette e conduttrice televisiva, amatissima dal pubblico inglese, francese e italiano – lasciandosi alle spalle Dalì, Gala e le macerie di quella che era stata una travolgente storia bohémienne, vissuta sempre al massimo, dall’apice al declino.

Amanda Lear: ” Dalí mi amava ma non poteva soddisfarmi, mi accompagnava dai miei amanti”

Daliland
Daliland vi aspetta al cinema dal prossimo 25 Maggio (Ph:@Plaion Pictures)

Se il matrimonio tra Salvador e Gala, che ha 10 anni più di Dalí, non ha mai avuto nulla di convenzionale, lo stesso può dirsi della relazione tra il pittore e Amanda Lear, nonché dello stesso rapporto tra la modella venticinquenne e l’ex modella russa. Tra le due infatti c’è una speciale complicità, essenziale al funzionamento di questo folle equilibrio, destinato a resistere per oltre 15 anni.

Grazie al film di Mary Harron (già autrice di American Psycho, Ho sparato a Andy Warhol e La scandalosa vita di Bettie Page) scopriamo infatti che in questa storia tutto è diverso da quanto ci aspettassimo, tutto funziona in senso ostinato e contrario rispetto ai cliché e gli standard della coppia, se pensiamo all’inizio del ‘900 ma anche rispetto ai pregiudizi e i luoghi comuni di oggi.

Tanto per cominciare era Gala ad avere fama di erotomane. Piuttosto Dalí amava guardare, ma al momento dell’incontro con Amanda sembra avesse già rinunciato al sesso vero e proprio, preferendo di gran lunga il ruolo di organizzatore di feste grandiose. Attorno a lui orbitavano così modelle, aspiranti artisti, parassiti e ammiratori devoti, soggiogati dal suo carisma.

Amanda Lear con lui si trasforma in un’autentica icona, protagonista di feste, happening, performance artistiche che lasciano un segno indelebile nella scena newyorkese degli anni ’60 e ’70. E di lui parlerà molto, sempre in termini espliciti, onesti, perfino brutali, eppure carichi di amore e gratitudine, come nel libro “La mia vita con Dalì”, edito nel 1984 e pubblicato in Italia da Il Saggiatore.

La loro storia inizia con il più strambo dei complimenti: “Lei ha davvero un bel cranio”. Eppure, anche se inizialmente Amanda non apprezza particolarmente l’arroganza, i baffi, l’aspetto e i modi di quell’artista venerato da tutti, lei stessa lo chiamerà “l’incontro di due destini”, l’inizio del sodalizio tra due artisti diversi per età e temperamento, che pure insieme sapranno scandalizzare il mondo.

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Recentemente, dopo l’annuncio dell’uscita del biopic Daliland, la stampa italiana è tornata a interrogare Amanda Lear riguardo la sua relazione. Ecco cosa ha dichiarato nella sua intervista con il quotidiano Il Mattino:

«Non mi piaceva diventare la signora Dalí. Però non volevo abbandonarlo, aveva fatto tanto per me. Come un padre, un fratello, un professore d’arte, un maestro di vita. E all’improvviso lo vedevo vecchio, debole, non poteva più dipingere per i tremori del Parkinson. Ma avevo davanti una carriera, avrei dovuto fargli da badante e infermiera? Non me la sono sentita, era troppo per me. Forse sono stata egoista»

Amanda Lear

Sono lontani ormai i tempi in cui Amanda Lear giocava sulla sua ambiguità sessuale. Tra le strategie messe a punto con l’artista, c’è proprio l’idea di costruire una fitta coltre di mistero attorno alle origini di Amanda, la quale rifiuta per anni di rivelare alla stampa l’anno e il luogo della sua nascita, ma soprattutto rifiuta qualunque affermazionre chiara riguardo al proprio genere sessuale.

Dall’inizio della carriera Amanda Lear lascia intendere di essere forse transgender, forse un ermafrodita, in poche parole “né uomo né donna”. E ancora oggi, per quanto abbia dichiarato di essere nata a Saigon e avere (forse) 84 anni, non ha mai voluto chiarire se sia nata uomo o abbia semplicemente giocato con la sua voce profonda e l’aspetto fortemente androgino.

La cosa più probabile è che Amanda e Dalí abbiano felicemente preso in giro tutti, divertendosi come pazzi. Dopo aver lasciato Dalí Amanda Lear avrà anche una relazione con il giovane David Bowie, un altro amore sui generis, proseguito per 3 anni, fondato su principi diametralmente opposti rispetto alle regole d’ingaggio del triangolo Salvador-Amanda-Gala.

David Bowie è infatti un ragazzo poco istruito ma fortemente motivato a imparare. Amanda Lear sarà la sua maestra d’arte, spettacolo e vita. Lo lascerà all’apice del successo a causa della sua dipendenza dalle droghe pesanti, ma questa è un’altra storia.

Noi, a questo punto, non possiamo che invitarvi a vedere dal 25 Maggio al cinema il biopic Daliland, per gettare uni sguardo profondo sulla vita, le stranezze e gli amori del più controverso artista spagnolo, interpretato da Ezra Miller (The Flash) negli anni della gioventù e dal grandissimo Ben Kingsley (Premio Oscar per Ghandi) nella fase newyorkese e gli anni della maturità (e del declino).

Nel cast ci sono anche due straordinarie interpreti femminili, la leggendaria attrice tedesca Barbara Sukowa (Berlin Alexanderplatz, Atomica bionda) nella parte di Gala e Andreja Pejić, modella bosniaca transessuale, nel ruolo di Amanda Lear.

E in attesa dell’uscita del film, trovate di seguito il trailer ufficiale italiano di Daliland, distribuito da Plaion Pictures.

Daliland: Trailer ufficiale del biopic dedicato a Salvador Dalí