Squid Game, la spiegazione del finale della serie coreana

Che cosa accade nel finale di Squid Game? Alla scoperta dell'ultimo episodio della serie coreana che ha conquistato il mondo

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Squid Game, grazie al passaparola, è diventata la serie di cui si sta parlando al momento, capace di collezionare numeri da capogiro che continuano a crescere giorno dopo giorno: qui puoi leggere la nostra recensione.

La serie è incentrata su un uomo Gi-Hun che, all’inizio, si mostra come un adulto svogliato, che non ha voglia di lavorare e di impegnarsi e che passa il tempo all’ippodromo a fare scommesse con i soldi di sua madre.

Tuttavia, anche a causa di un cambiamento nella vita della figlia, Gi-Hun capisce di dover fare qualcosa per racimolare soldi e diventare dunque in grado di occuparsi della sua famiglia.

Dopo uno strano incontro in stazione, accetta di partecipare allo Squid Game: ma ben presto l’uomo scoprirà che il gioco è in realtà una lotta all’ultimo sangue, in senso letterale.

La prima stagione della serie è composta da nove episodi in cui Gi-Hun cercherà di scalare la sfida dei giochi da bambini per vincere i 45.6 miliardi di won. Va da sé che quanto segue sarà pieno di spoiler sulla conclusione dello show

Squid Game, spiegazione del finale, tra classismo e sopravvivenza

L’ultimo episodio, che porta il titolo di One Lucky Day, è incentrato proprio sullo scontro tra i due finalisti: Gi-Hun e il vecchio amico Sang Woo. E in questo ultimo episodio emergono alcuni dei temi principali dello show.

Uno dei temi portanti, infatti, è quello del classismo imperante in Corea del Sud e che porta a nette divisioni sociali all’interno della società.

In effetti nel corso degli episodi emerge più di una volta il concetto che lo Squid Game punta a ricreare uguaglianza: si è tutti uguali davanti alla morte e non c’è niente che soldi o potere possano fare per cambiare questa situazione.

E infatti in finale arrivano due personaggi che, almeno all’inizio dello show, erano su due poli opposti. Da una parte Gi-Hun, scansafatiche, pigro e senza titoli; dall’altra Sang-Woo, il vanto del quartiere, un professionista e un accademico.

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Ma alla fine dei conti sia Gi-Hun sia Sang-Woo sono due uomini con un coltello in mano e i ricordi d’infanzia a guidare i suoi passi. Da questo punto di vista Squid Game riporta l’attenzione sul bisogno di uno scontro alla pari e, di fatto, di un sistema che non preveda favoritismi.

A un passo dalla fine dello scontro e dalla vittoria Gi-Hun si fa prendere da uno scrupolo di coscienza, sua vera compagna per tutta la durata dei giochi e cerca di fermare il gioco.

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La regola numero 3 degli Squid Game, infatti, spiega che il gioco può interrompersi in qualsiasi momento quando la maggioranza dei giocatori è d’accordo. Ma Sang-Woo non accetta e decide di piantarsi il coltello nella gola, uccidendosi.

Un gesto che si lega all’idea del senso di colpa del sopravvissuto. A differenza di Gi-Hun che si è limitato a seguire pedissequamente le regole del gioco, assistendo più che intervenendo, Sang-Woo ha agito, ha assassinato persone: con mosse vigliacche come nel caso di Alì, oppure agendo direttamente come nel caso della morte di Kang Sae-Byeok.

Dopo aver combattuto con ogni suo atomo per vincere il premio in denaro, Sang-Woo non riesce più a sopportare la vergogna: rinunciare al gioco come vuole Gi-Hun significherebbe ammettere che gli orrori di cui si è reso responsabile non sono serviti a nulla e per lui questo pensiero non è accettabile. Allo stesso modo è impensabile tornare a casa da sua madre, pieno di soldi ma con la consapevolezza di non essere più il vanto del quartiere, ma una vergogna, un essere disumano.

Gi-Hun si trova così, quasi suo malgrado, vincitore dei giochi ma quando torna a casa si trova invischiato nella stessa malattia dell’amico di infanzia.

Anche il protagonista, infatti, è piegato dal senso di colpa del sopravvissuto. Nonostante tutte le sue buone intenzioni non è riuscito a salvare nessuno e, in mezzo a tutto il caos, non è riuscito nemmeno a usare i soldi per realizzare il sogno di sua madre, visto che la trova morta a casa.

Per un anno l’uomo si trascina in un’esistenza da vagabondo e senzatetto, che non ha nessuno scopo di vita e non ha motivi per andare avanti, se non l’aver visto in faccia la morta e sapere quanto il senso di sopravvivenza sia forte.

Il futuro di Gi-Hun

Ma tutto cambia quando riceve l’invito a raggiungere l’ultimo piano di un grattacielo e scopre che Oh Il-Nam, l’anziano giocatore 001, è ancora vivo e non è morto nel gioco delle biglie.

Così Gi-Hun scopre che il signore che ha aiutato nel corso dei giochi – e che ha spezzato il cuore a buona parte degli spettatori – è in realtà la mente che si nasconde dietro i giochi, il suo ideatore.

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Un uomo che ha inventato gli Squid Game secondo la teoria per cui quando si hanno o troppi o troppi pochi soldi la vita è noiosa. Ed è sempre per combattere la noia che ha deciso di prendere parte ai giochi, anche perché consapevole di avere i giorni contati, dal momento che ha veramente un tumore al cervello.

Oh Il-Nam cheide a Gi-Hun un’ultima scommessa e i due si concentrano su un senzatetto ubriaco abbandonato sotto la neve e sotto lo sguardo incurante degli abitanti della città, che lo superano senza curarsi di lui. Torna così il tema del classismo coreano e del modo in cui la società ignori più o meno facilmente le classi meno abbienti.

Mentre in rete gira una teoria – non così assurda – che vorrebbe Oh Il-Nam come vero padre di Gi-Hun, l’anziano appare soprattutto come una sorta di deus ex machina per il futuro di Gi-Hun.

Oh Il-Nam riesce a morire da giocatore, quindi riuscendo a sconfiggere la noia; allo stesso tempo, però, la sua morte libera Gi-Hun dal suo senso di colpa. Il giocatore numero 1, dopotutto, era l’unico con cui l’uomo si era davvero comportato in modo scorretto, facendo leva sulla sua demenza senile per avere la meglio.

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Un senso di colpa che era stato reso ancora più forte dalla consapevolezza che Oh Il-Nam aveva scoperto il suo gioco, umiliandolo. Ma quando l’anziano muore nel grattacielo, dopo aver svestito i panni del povero vecchietto indifeso, è come se l’anima di Gi-Hun si risvegliasse.

E poco più tardi lo vediamo cambiare taglio di capelli, andare a recupera il fratello di Kang Sae-Byeok come promesso e saldare i suoi debiti. Sul finale lo vediamo poi prepararsi per andare in aeroporto e raggiungere la figlia negli Stati Uniti.

Ma proprio quando è a un passo dal voltare completamente pagina, Gi-Hun rivede lo stesso uomo che gli aveva proposto di giocare e capisce che nonostante la morte di Oh Il-Nam i giochi stanno proseguendo.

Il finale di Squid Game vede Gi-Hun chiamare il numero che aveva già composto in passato e dare le proprie generalità per giocare di nuovo e, presumibilmente, infiltrarsi per scoprire la realtà dietro i giochi.

Tuttavia la serie si conclude prima che allo spettatore venga detto se a Gi-Hun sia permesso di giocare di nuovo. Il finale, dunque, apre le porte a una seconda stagione decisamente probabile.