Fast Animals and Slow Kids – È già domani | RECENSIONE

Fast Animals and Slow Kids
Credits: YouTube canale ufficiale FASK
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I Fast Animals and Slow Kids tornano con È già domani, album maturo, riflessivo e originale.

Quando viene pubblicato un nuovo disco di una band italiana del calibro dei Fast Animals and Slow Kids le aspettative sono sempre elevate. È già domani esce a due anni di distanza da Animali Notturni, ma non sono stati due anni normali. Nel mezzo: una pandemia, svariati lockdown, un lunghissimo blocco dei concerti e parecchie altre difficoltà. Abbiamo vissuto e tuttora viviamo tempi bui e l’anima tormentata dei FASK, racchiusa nelle note del nuovo album, ne è la sintesi perfetta.

I Fast Animals and Slow Kids proseguono un percorso di crescita che ha visto in ogni album pubblicato un tassello in più nella definizione dell’identità della band. In È già domani non troviamo più sonorità pesanti, la voce racconta il dolore ma non grida, il ritmo è incalzante ma oscilla regolare sui canonici 4/4. Il disco è orecchiabile dall’inizio alla fine e si avvicina di più al pop rispetto a tutti i lavori precedenti. Questa scelta stilistica non ne sminuisce lo spessore. I FASK hanno molto da dire e non deludono le aspettative dei fan. Il disco è intenso e ricco di riflessioni profonde e rappresentazioni efficaci delle incertezze della vita moderna.

È già domani ci racconta lo scorrere del tempo. Mette a nudo le fragilità e le insicurezze di chi non sempre si riconosce nel riflesso dello specchio. Offre estrema sincerità e disillusione, ma non spegne mai completamente la scintilla di una speranza che (forse) non tutto sta per naufragare.

I singoli che lo avevano anticipato ne avevano ben definito i contorni. L’inno Come un animale ha già superato il milione di streaming, la collaborazione con il rapper torinese Willie Peyote Cosa ci direbbe ha fatto ancora meglio con oltre 2 milioni di ascolti e anche la più intima Senza deluderti ha riscosso subito successo.

È già domani è un disco scorrevole e intenso. Contiene 12 tracce, per circa 40 minuti di durata complessiva. Consigliamo di ascoltarle nell’ordine proposto dai FASK perché per loro un album è ancora un racconto completo e non solo una raccolta di singoli da mandare in radio.

Il cuore del discorso è già racchiuso nel primo pezzo, intitolato proprio È già domani e direttamente collegato alla chiusura È già domani ora

È già domani si apre con un malinconico sottofondo di pioggia battente. Poi la voce di Aimone si appoggia delicatamente su un arpeggio di chitarra acustica. E così i FASK introducono la tematica centrale del disco: lo scorrere del tempo e l’atteggiamento nei confronti del futuro. Lo sguardo all’orizzonte e “la paura di tuffarsi e non volare” ben descrivono lo stado d’animo di fondo dell’album.

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Stupida canzone è uno dei pezzi più convincenti dell’intero disco. Piacevole all’ascolto, dura e disarmante nel testo. Stupida canzone è una sintesi perfetta di una crisi esistenziale. C’è il futuro, c’è il destino, c’è la paura di non riuscire a trovare un posto nel mondo. La voce, le parole e le note di una stupida canzone divengono così l’unica via di fuga da un’esistenza apparentemente priva di destinazione.

Cosa ci direbbe non ha bisogno di presentazioni, è una delle perle del disco grazie anche alla collaborazione di Willie Peyote. Una base pop dal ritmo incalzante e un cantato veloce e incisivo. La combinazione Aimone-Willie funziona alla grande e il pezzo è esplosivo e travolgente. Il rapper torinese ha poche ma essenziali battute e ci ricorda di non essere troppo duri nel giudicare se stessi perché può essere controproducente.

“Se sei severo con te stesso lo sei anche con gli altri,
Ma questo non lo sa nessuno e non vorranno scusarti”

Lago ad alta quota prosegue il racconto con una bella similitudine e uno stile che a tratti richiama le sonorità pop-rock di alcuni brani del passato dei FASK, oscillando tra Alaska e Animali notturni. L’oscurità e le insicurezze raccontate nei primi brani tornano qui, ma dopo averne preso atto occorre trovare la forza di continuare. La protagonista prova a godersi il tempo prima che “il ghiaccio la ricopra, prima dell’oscurità”.

Fratello mio segue la scia del brano precedente e ne sembra la naturale prosecuzione musicale. Anche qui c’è un alone cupo intorno al brano, al quale si contrappone una consapevolezza e un istinto a reagire. Rassegnazione, depressione, ansia e paure conducono al ritornello dove al personaggio sofferente (il fratello cui si fa riferimento anche nel titolo) si offre un supporto incondizionato e la comprensione di chi “ha già visto quanto è buio il mare”.

Senza deluderti è il terzo dei singoli che hanno anticipato la pubblicazione dell’album. Si tratta di un pezzo che parte lentamente e prosegue in crescendo sino al toccante finale. Ci sono i legami e la forza che ci si può dare reciprocamente nell’affrontare il dolore. Il ripetitivo finale sottolinea il concetto in modo esaustivo “se non l’avessi detto, io ero qui per te, se non l’avessi detto, non smetterò di credere”.

Come un animale, Rave e Un posto nel mondo aumentano l’intensità e si arricchiscono con citazioni e riferimenti alla musica internazionale

Aimone collabora con Lodo Guenzi (membro de Lo Stato Sociale) nella stesura del testo di Come un animale, primo singolo di lancio che ha preceduto l’album. Il pezzo è ben strutturato e procede con ironia elencando una serie di disagi e imprevisti che possono generare rabbia e frustrazione nella vita di tutti i giorni. Il senso del brano, come gli stessi FASK hanno spiegato, vuole spronare a non accumulare negatività per poi vomitarla sugli altri, ma piuttosto cercare di focalizzare l’attenzione anche su quel che ci fa stare bene.

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Rave è un pezzo più enigmatico e coinvolgente. Spicca il riferimento sonoro a Freddie Mercury e una narrazione che cerca di trasmettere il mestiere dell’autore e dell’artista in generale. Viene citato poi anche Fabrizio De André “perché solo il letame può far nascere un fiore”. La ritmica e la coralità del pezzo si prestano bene alle esibizioni dal vivo.

Un posto nel mondo si apre con dei cori di fondo che richiamano i Kings of Leon. Il pezzo ha una protagonista femminile che fa i conti con i giudizi e i pregiudizi del mondo esterno. Anche in questo caso emerge un senso profondo di inadeguatezza. Spesso si fa fatica a vedere in sé la poesia e la bellezza che altri vedono.

In vendita continua con questo viaggio, ricordando come la commedia richieda delle maschere. Tutti si ritrovano a indossarle. Vendersi per sentirsi apprezzati, perdere il controllo e lasciarsi andare senza destinazione, perché siamo in vendita nel mondo della gioventù eterna, dei social, del consumismo estremo, del “tutto e subito”.

“Portami con te per un altro giorno almeno, dimmi dove io ti seguo”

Portami con te ammica di più alle sonorità pop, ma si mantiene profonda nel significato del testo. Ritroviamo quel senso di salvezza condivisa già proposto in Senza deluderti. Oltre all’amore e alla salvezza c’è anche un riferimento a chi prova a trovare conforto nella religione. “Spero di non crederci per sperare. Crederò di crederci se fa bene”.

È già domani ora chiude il cerchio riprendendo il concetto di fondo dell’album. C’è ancora il senso di rassegnazione iniziale, ci sono i calzini spaiati e la casa in disordine. C’è la paura del futuro e quella voglia di rimandare lo scontro con la realtà. Ma non si può rimandare perché appunto “è già domani ora”. Il suono della pioggia battente è la degna chiusura di un lavoro riflessivo e sincero.