5 Film da vedere per riscoprire Brian De Palma [LISTA]

Brian De Palma è uno dei capisaldi della New Hollywood, una pagina cinematografica sempre attuale. Vediamo 5 fra le sue opere principali.

Scarface, Brian de Palma
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Brian De Palma nacque l’11 settembre 1940, ultimo di tre fratelli. Entrambi i genitori, ossia l’ortopedico Anthony De Palma e la casalinga Vivienne Muti, sono di origini italiane. Nonostante l’educazione cattolica, il futuro regista studiò in scuole protestanti e quacchere. Inoltre, sin da giovane si appassionò ai casi di omicidio e fotografò i comportamenti fedifraghi del padre, elementi ben visibili nella sua filmografia.

Brian De Palma poi entrò alla Columbia University come studente di fisica, conseguendo la laurea nel 1962. Durante gli studi, tuttavia, apprezzò le opere di Hitchcock e Welles, entrando come studente laureato presso il Sarah Lawrence College. Il ragazzo conseguì quindi il Master of Arts per il teatro nel 1964.

Durante gli studi al College, Brian De Palma collaborò come studente al progetto farsesco The Wedding Party, girato nel 1963 ma uscito nel 1969. Tra i protagonisti figura Robert Denero: si tratta della storpiatura del nome dell’allora sconosciuto Robert De Niro. Poi, quando scoppiò la Guerra del Vietnam, il regista evitò l’arruolamento dichiarandosi omosessuale al medico.

De Palma potè quindi dedicarsi al cinema, girando svariati documentari, tra cui The Responsive Eye (1966) e Dionisio nel ’69 (1970). Il primo lungometraggio uscì nel 1968 e fu la fortunata commedia thriller Murder à la Mod. La filmografia di Brian De Palma ha affrontato molti generi, dallo spionaggio (Mission: Impossible) alla fantascienza (Mission to Mars).

Ma il regista ha voluto tentare la fortuna combinando il prediletto thriller con altri generi quali erotismo (Omicidio a luci rosse) e musicale, tramite il titolo che apre la nostra lista.

Il fantasma del palcoscenico (1974)

Il fantasma del palcoscenico, Brian De Palma, 1974

Il produttore discografico Swan (Paul Williams) sta cercando un’opera per aprire il grande teatro per concerti che ha approntato, il Paradise. Durante alcune esibizioni nota Winslow Leach (William Finley), un compositore che sta eseguendo al piano alcuni estratti della sua cantata ispirata al Faust. Rimasto colpito della composizione ma non dall’autore, Swan decide di rubargli il progetto…

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Quando uscì, Il fantasma del palcoscenico venne accolto molto negativamente sia dal pubblico che dalla critica, non ancora abituata a un certo tipo di cinema. Il film, infatti, è un miscuglio di più generi, ossia thriller, musicale, grottesco, drammatico e, per certi versi, anche fantastico. Le fonti di ispirazioni sono molteplici, comprendendo Il fantasma dell’opera, il Faust, Notre-Dame de Paris e Il ritratto di Dorian Gray.

Il carattere eccentrico e goliardico del film, tuttavia, non lede in alcun modo la profondità dei suoi personaggi. Winslow è la vittima della storia, un cantautore molto determinato e solerte ma anche troppo eccentrico e instabile. L’amore per la talentuosa Phoenix (Jesica Harper, nota per Suspiria) e la sua ingenuità purtroppo lo condurranno attraverso drammatiche peripezie.

Swan, invece, è il produttore discografico dell’etichetta Death Records, acclamato, arrivista e senza scrupoli. Il suo carisma lo rende irresistibile a chiunque, la sua calma maschera in realtà una totale mancanza di sentimenti. Swan ama celarsi dietro a finti specchi e imprimere tutto con le sue telecamere, dimostrando un narcisismo simile a Kane di Quarto potere. Ma Winslow sarà capace di scoprire il suo oneroso scheletro nell’armadio e la storia avrà un risvolto inaspettato.

Lo stile di Brian De Palma è peculiare. Durante le scene canore egli adotta una regia praticamente televisiva, realizzando anche inquadrature a 360° attorno a Winslow. Oltre al fumettistico costume, abbondano luci innaturali che ricordano il cinema di Mario Bava e La donna che visse due volte di Hitchcock. Ma non si tratta delle uniche citazioni, che toccano anche il cinema muto. Da ricordare infine un particolare uso dello split screen e distorte inquadrature con il grandangolo.

Carrie – Lo sguardo di Satana (1976)

Carrie - Lo guardo di Satana, Brian De Palma, 1976

Carrie White (Sissy Spacek) è una ragazza molto introversa e di corporatura esile. A scuola, la sua convivenza con i compagni è molto difficile, in quanto la ragazza è vittima delle loro angherie. A peggiorare la sua situazione è la madre (Piper Laurie), un’integralista cristiana che per anni l’ha segregata in casa. Un giorno, Carrie scopre di possedere oscure abilità telecinetiche…

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Brian De Palma si trova perfettamente a suo agio a raccontare una storia di fanatismo religioso, come dimostra il suo passaggio al protestantesimo. A differenza del precedente film, infatti, Carrie – Lo sguardo di Satana fu accolto molto positivamente sin da subito. Oltre ad essere stato elogiato da pubblico e critica, l’autore del romanzo omonimo, Stephen King, considera il lungometraggio artisticamente superiore al suo stesso libro.

Il regista mette in scena una storia horror fortemente drammatica e psicologica con grande maestria. La prima parte del film è avvolta nelle tenebre o illuminata da una luce molto spenta. Inoltre, il regista utilizza nei luoghi chiusi primi piani o mezze figure, mentre in esterni relega i personaggi in mezzo o dietro ad alcuni oggetti. Lo spettatore vive la claustrofobia di Carrie.

La scena del ballo e quella onirica seguente hanno, invece, uno stile peculiare. Brian De Palma utilizza contrasti netti, illuminazioni innaturali che mettono in risalto la protagonista coperta di sangue. L’uso dello split screen non si sposta mai dalla sempre esclusa Carrie da un lato e dall’altro mostra la folla in pericolo. La scena onirica finale, invece, è girata al contrario per dare un’idea di sospensione.

L’interpretazione di Sissy Spacek e Piper Laurie, entrambe candidate all’Oscar, sono da manuale. La prima riesce a destreggiarsi perfettamente da ragazza timida e indifesa a spietata e inquietante, soprattutto grazie al gelido sguardo dei suoi occhi chiari. La seconda, invece, ha un sorriso isterico e squilibrato impossibile da dimenticare. Nel cast è presente anche John Travolta, che ottenne fama mondiale l’anno dopo con La febbre del sabato sera.