Romulus: Recensione dei primi due episodi della Serie | RFF15
In anteprima alla Festa del Cinema di Roma le prime due puntate di Romulus: attesissima prima serie di Matteo Rovere, in onda dal 6 Novembre su Sky Atlantic e Now Tv. #RomaFF15
Tra gli eventi conclusivi della Festa del Cinema di Roma 2020 arriva l’attesissima anteprima di Romulus, la serie scritta e diretta da Matteo Rovere, che dopo il successo de Il primo re torna a indagare il preludio della fondazione di Roma.
“La serie Romulus nasce dalla volontà di approfondire il mito fondativo di Roma, che racchiude un nucleo affascinante, mistico e universale e che, proprio nella serializzazione, in uno spazio di racconto quindi ampio, trova dal mio punto di vista la sua forma più compiuta.”
Spiega il regista, che rispetto allo scenario de Il primo re ha operato un vero e proprio reboot. Oltre la leggenda di Romolo e Remo, la serie si presenta così come un ambizioso affresco corale, visivamente stupefacente, tracciato sul confine tra Storia e Mito.
I 10 episodi saranno trasmessi da Sky Atlantic dal prossimo 6 Novembre. In contemporanea, usciranno anche Romulus: Il sangue della lupa e Romulus: La regina delle battaglie. Ovvero, i primi due volumi della trilogia di romanzi scritta da Luca Azzolini per Harper Collins.
La serie diretta da Matteo Rovere con Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale, scritta con Filippo Gravino e Guido Iuculano, è quindi anzitutto un progetto cross-mediale, che ambisce a superare il classico concetto di adattamento, cercando il dialogo tra forme espressive differenti.
Siamo nell’VIII Secolo A.C.. Le popolazioni che abitano l’area del Lazio soffrono da mesi per una siccità che non accenna a finire. Per questo, Re Numitor si trova costretto a consultare l’aruspice.
In questo scenario tribale, dominato dalla violenza e il terrore degli dei, dovrà accettare un responso implacabile. La siccità è una punizione divina. Il re è torturato e condannato l’esilio, mentre il trono passa per diritto ai giovani Enitos e Yemos.
Il fratello di Numitur, Amulius (Sergio Romano), influenzato dalle ambizioni della moglie Gala (Ivana Lotito), finirà per cedere alla tentazione di spezzare il legame tra i ragazzi, procedendo alla presa del potere.
Parallelamente, l’amore segreto tra Enitos e sua figlia Ilia (Marianna Fontana) trova una fine tragica. La ragazza, rinchiusa dall’età di 6 anni nel tempio di Vesta, sceglie di ribellarsi a un destino che sembra tragicamente già scritto.
Inizia così un’epopea destinata a cambiare la Storia dell’umanità intera.
Intanto, nei boschi che circondano la città di Velia un gruppo di schiavi affronta i Lupercalia: feroce rito d’iniziazione che tutti i ragazzi della città devono compiere per diventare uomini. Tra loro c’è Wiros (Francesco Di Napoli), orfano e solo al mondo, che sta per incontrare il volto del suo destino.
Romulus: Recensione
Forte di una confezione impeccabile e un’estetica definita, mordente e seduttiva, Romulus si presenta subito come un prodotto di respiro internazionale, pronto a conquistare il pubblico più eterogeneo, ben oltre i soli confini italici.
Matteo Rovere sembra sviluppare le intuizioni de Il primo re, limando le piccole asperità di quel progetto, capace comunque di conquistare in modo trasversale spettatori e critica.
Tra i pochissimi appunti che avevamo riservato al film, infatti, c’era la recitazione dei personaggi minori. Attori forse acerbi, chiamati al difficile compito di interpretare un film interamente scritto in protolatino, reggere il confronto con due protagonisti come Alessandro Borghi e Alessio Lapice.
Il protolatino resta ma il cast di Romulus si mostra invece perfettamente calibrato. Nonostante si tratti di un autentico multilevel drama, che moltiplica costantemente i piani del racconto, tutti gli interpreti si rivelano decisamente ispirati.
Qualcuno, praticamente in stato di grazia. Ci riferiamo in particolare a Gabriel Montesi. Dopo Favolacce dei Fratelli D’Innocenzo, l’attore regala un’altra performance di assoluto rilievo, confermandosi tra gli interpreti più interessanti del panorama italiano contemporaneo.
Romulus procede così alla rifondazione del mito, combinando la classica struttura della tragedia con un assetto narrativo decisamente contemporaneo.
Il comparto visivo resta l’ingrediente segreto, l’elemento chiave di una serie che dichiara ad ogni passo, ogni inquadratura la sua volontà di rottura, reclamando la propria diversità dalle famigerate consuetudini delle produzioni televisive italiane.
Una fotografia virata sui toni freddi, che esalta il rosso scarlatto delle vesti regali, il fuoco che arde sulle fiaccole, si contrappone alla verdi distese di boschi, dove i corpi e i volti martoriati degli schiavi restano illuminati dalla luce dorata del sole.
Romulus è indubbiamente un prodotto sofisticato, orchestrato con cura, fin nei minimi dettagli. Forse, non tutti gli spettatori ritroveranno l’intensità sanguigna e quel realismo crudo che restano elementi fondanti de Il primo re.
Non si tratta necessariamente di un male. Al contrario, nelle prime due puntate, presentate in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, se la narrazione si presenta più dilatata, rarefatta, guadagna anche l’incedere fatale della tragedia ellenica e del dramma shakespeariano, rivisitati in chiave fortemente contemporanea.
Come si presenterà il destino di Yemos, Wiros e Ilia? Per un giudizio definitivo, aspettiamo la messa in onda della serie completa, prevista da Sky Atlantic e Now Tv a partire dal 6 Novembre.
Il Cast
Andrea Arcangeli: Yemos Francesco Di Napoli: Wiros Marianna Fontana: Ilia Giovanni Buselli: Enitos Ivana Lotito: Gala Gabriel Montesi: Maestro di Velia
Trailer ufficiale italiano
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