Quarantena cinefila | Metacinema: quando un film racconta se stesso, ecco alcuni grandi titoli da recuperare

Film che parlano espressamente del cinema, delle sue forme e dei suoi motivi fondanti

Condividi l'articolo

Ogni regista vuole fare il suo 8 1/2: Stardust Memories ed Effetto Notte

Metacinema: Woody Allen

Proprio quello slancio creativo diventa un soggetto irresistibile per tantissimi cineasti: l’alone leggendario di 8 1/2 crea un seguito enorme a questo genere di film. È il caso ad esempio de L’uomo che amava le donne, di Francois Truffaut. Ma del regista francese è sicuramente Effetto Notte il capolavoro indiscusso di questo genere. Seguendo coralmente le vicende di un’intera troupe, Truffaut inscena una delle più celebri riflessioni sul rapporto tra realtà e cinema. Nell’incipit, infatti, i due livelli della narrazione combaciano fino a che non viene svelata la finzione del film nel film.

Dall’altra parte dell’oceano l’eclettica carriera di Woody Allen perviene definitivamente a Fellini con Stardust Memories, nel 1980, all’epoca aspramente criticato proprio perché rappresentò un calco fin troppo aderente del capolavoro felliniano. Se in effetti le corrispondenze formali sono al limite dell’omaggio, tuttavia per Allen diventa un’occasione perfetta per misurarsi con la propria storia artistica fino ad allora, il tentativo di esorcizzare la paura di un pubblico che lo amava di più quando faceva film comici.

Bergman e Persona, metacinema e filosofia

L’esistenzialismo di Woody Allen ha però anche un altro maestro, a cui tributa il proprio amore a più riprese in film come Interiors o Amore e Guerra. Ingmar Bergman rappresenta un riferimento assoluto per il regista americano, specie per quel modo di indagare il sottile rapporto tra l’immagine filmica e l’introspezione che caratterizzano tutti i suoi film.

LEGGI ANCHE:  L'appello di Nolan per salvare i cinema: "Avranno bisogno di noi"

A questa lista non può quindi che appartenere Persona, del 1966, tra i suoi maggiori capolavori. Qui il motivo metacinematografico è innestato in tre sequenze chiave che si trovano all’inizio, alla fine e a metà del film. Non è un caso che uno dei titoli provvisori del film fosse Cinematografo. La finzione filmica è usata per indagare il tema del doppio e della maschera che cade definitivamente nel finale, quando la pellicola su cui è proiettato il film si brucia. Facendosi percezione, e quindi falsa rappresentazione, Persona scinde le complesse dialettiche della coscienza, del pensiero, dell’arte e del silenzio ascrivendosi, anche qui, ai capolavori assoluti della storia del cinema.