Flaminia: intervista alla regista Michela Giraud

Abbiamo incontrato Michela Giraud che ha debuttato alla regia con Flaminia film uscito sul grande schermo ad aprile

flaminia
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Abbiamo incontrato Michela Giraud, standup comedian di successo e ora anche regista, sceneggiatrice e attrice della sua opera prima su grande schermo Flaminia (qui la nostra recensione), per parlare di questo debutto inaspettato ma brillante.

GLF: Flaminia è la tua opera di esordio su grande schermo, anche inaspettata per lucidità e precisione cinematografica: se la storia allora viene da una tua esigenza personale, come è nata l’idea di affrontare una prova così impegnativa come regia/sceneggiatura/interpretazione di un film?

MG: Mi andava di farmi del male (ridiamo, ndr)… volevo rovinare anche il mondo del cinema!! In realtà, diciamo che quando fai il salto e diventi popolare, le proposte ci sono sempre per fare un film, un film sul personaggio.

flaminia michela giraud

Dopo il successo di LOL ho avuto molte proposte ma non le ho mai colte, perché io sono molto contraria a fare un film solo per dire di averlo fatto, anche perché oggi non è più come una volta quando il cinema era il punto di approdo naturale, oggi fare un film è un rischio. Quindi se avessi dovuto correre questo rischio era per fare qualcosa che mi interessava. All’inizio allora io avrei dovuto raccontare un’altra storia e fare solo l’attrice collaborando con la scrittura: poi però Giuseppe Saccà e Stefano Basso mi hanno chiesto di curare anche la regia… ma io ho risposto subito di no, perché avrei dovuto fare qualcosa che non so fare?

Le mie competenze sono limitate, le incompetenze illimitate: ma loro mi hanno però giustamente fatto notare che se la storia era la mia, io avrei continuamente “interrotto” il regista con il mio punto di vista che era ovviamente necessario. Ho accettato allora ma solo con la precisa richiesta di essere aiutata, io non sapevo come affrontare la regia dal punto di vista tecnico: loro mi hanno messo a disposizione una squadra tecnica che ringrazio sempre e che ho scelto io a pelle (come potevo scegliere qualcuno non avendo mai fatto una cosa, non avendone le competenze??), a sensazione.

Per questo ho scelto Giuseppe Costantino come aiuto regia e Manfredo Archinto per la fotografia che mi hanno aiutato tantissimo: e ho selezionato le persone in base all’entusiasmo che dimostravano per il progetto, per quello che volevo raccontare. Ho avuto una squadra di persone che tenevano il progetto e che non stavano facendo semplicemente un lavoro, questo per me è stata una rassicurazione

Flaminia: il film coraggioso di Michela Giraud

GLF: Una delle caratteristiche che ti ha sempre contraddistinto dal mio punto di vista è la visceralità, tu sei molto istintiva; e forse anche anarchica, per come non ti poni capi o sovrastrutture. Flaminia mi sembra un film anche molto coraggioso, perché affronta un argomento, ovvero la malattia, che nel cinema è sempre a rischio, in bilico fra l’agiografia e il melodramma: ma lo fa senza fronzoli, con l’audacia di trattarlo con il genere della commedia grottesca senza però rinunciare alla parte più realistica.

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Mi ha molto colpito la scena dell’addio al nubilato, quando il vuoto pneumatico delle amiche di Flaminia viene interrotto dalle urla sgraziate di Ludovica (che ricordiamo è interpretata da una bravissima Rita Abela). Ti sei sentita in qualche modo vulnerabile o scoperta, mettendo in scena un tema così delicato e così vicino a te?

MG: Il tallone da killer, come si dice, citando la Gialappa’s e il Grande Fratello. La scrittura è stata la parte più difficile, perché sentivo una lotta interna tra il voler raccontare una cosa che per me è stata fonte di difficoltà e sofferenza, come lo è per ogni famiglia che affronta una cosa del genere; e dire “ma verrà compresa? Ma non sarà troppo?”. È chiaro che quando sei abituato a vivere una vita pensando che questo sia un tabù (perché io da bambina lo vivevo così), prendere la malattia, sviscerarla e affrontarla è una cosa che non è da me. Quindi non è stato semplice lavorare con me, non è stato affatto semplice.

Ti ringrazio per quanto mi dici sulla mia anarchia, poi: si, io cerco sempre di essere libera su tutto quello che faccio, poi questo ha un prezzo cioè tu fai vedere, dici, mostri quello che vuoi ma poi può piacere o non piacere.  Ma io ero spaventata ma cosciente di questo, anzi forse anche incosciente perché ci vuole un po’ di incoscienza per fare una cosa del genere.

E poi, un’altra cosa che mi è piaciuta che hai detto all’inizio è che si, io ho cercato di raccontare questa storia come se fosse una favola, perché non volevo né scivolare nel documentaristico, perché altrimenti avrei fatto fare questa cosa a mia sorella stessa; né cercare il pietismo, perché se polarizzi le emozioni in quello che è solo l’aspetto tragico le persone le allontani, solo l’aspetto comico diventa superficiale.

Quindi ho messo un’allure favolistica per renderlo quotidiano, perché quando è che una cosa la affronti? Quando è quotidiana, quando invece una cosa viene polarizzata è difficile da digerire. Ho cercato di rendere il film duro ma digeribile, perché è questa la vita quando hai una persona con una disabilità in casa.

Michela Giraud: un talento drammatico ed equilibrato

GLF: Penso che tu abbia trovato perfettamente il giusto equilibrio.

MG: Grazie. Ci ho provato, se non avessi conosciuto la tematica non l’avrei fatto! Ero molto addentro, era una cosa con cui convivo da sempre e ho provato a tradurla come la vivo io, ma in maniera fruibile. Spero che questa cosa venga compresa.

GLF: Sicuramente il tuo è un film molto sincero, e si vede e si sente. Perché oggi la sincerità è rara e quando c’è si riconosce subito, si avverte quella qualità in più. Un’altra cosa che mi ha stupito in positivo è la tua capacità drammatica…

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MG: …ah, pure a me (ridiamo, ndr)

GLF: …perché non è facile passare da un registro all’altro. Le tue parti drammatiche, come interprete, sono sempre giocate in sottrazione: nelle sequenze drammatiche reciti con gli occhi e con i silenzi, in tutto il film sono i tuoi occhi che lo illuminano quando sorridi e invece lo rarefanno nelle altre parti.

MG: … ah sì? Grazie ancora (ride, ndr)!

GLF: oltretutto, tu non piangi quasi mai se non sbaglio, non c’è una sola sequenza drammatica sottolineata dalle tue lacrime, perché ti fermi sempre un attimo prima…

MG: Gli sceneggiatori di Flaminia (ci tengo a fare i loro nomi perché sono quelli che vengono nominati meno e invece sono quelli a cui si deve di più!) Greta Scicchitano, Francesco Moreno e Marco Vicari mi hanno suggerito, nel montaggio, di prediligere le cose dove ero più trattenuta, perché così è più interessante… “altrimenti sembra che stai solo a piagne’!”. Dato che io ho girato tanto, e ho dovuto fare delle scelte, ho inserito quindi delle parti dove piango meno.

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GLF: Collegandoci al mettersi a nudo e sfruttare la propria immagine: negli “spettacoli di Michela Giraud“, sei sempre stata molto dissacrante anche per quanto riguarda il ruolo della donna. Oggi è quasi impossibile riuscire a parlare con tranquillità di qualunque argomento, men che meno del rapporto uomo-donna: tu sei innegabilmente una bella donna e giochi sulla circostanza per cui la bellezza aiuta, oggi lo fanno (giustamente) anche gli uomini…

MG: … la bellezza che aiuta gli altri (ride, ndr)!

GLF: …siamo però in una situazione liminale per quanto riguarda ciò su cui si può scherzare. Pensi che sia una cosa con cui dovremo fare i conti definitivamente, ormai, o è una bolla di esagerazione che sta per scoppiare?

MG: Mah, forse tutte e due le cose. In realtà il fatto che bisogna farci i conti è perché naturalmente il linguaggio cresce, e se uno vuole vivere il proprio tempo bisogna cercare di comprendere il proprio tempo.

Per il resto, io penso che si possa scherzare su tutto e si continuerà a farlo nelle sedi opportune: io il film che ho fatto, l’ho fatto perché avevo conoscenza della materia di cui volevo parlare. Io penso che se tu hai la responsabilità, anzi ti prendi la responsabilità di dire una cosa, la motivi, fai vedere che la cosa la sostieni, beh allora puoi scherzare su tutto. È la mancata presa di responsabilità che ti esautora dall’avere il diritto di fare determinate battute. Che poi ad un certo punto tu puoi fare quello che vuoi, ma devi essere disposto a vedere quello che succede: è tutto molto veloce, oggi.

Che ne pensate? Avete visto Flaminia?

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