The Nest, la recensione di un gioiellino italiano

The Nest, film horror tutto italiano, è un gioiellino di cui il cinema italiano ha gran bisogno. Una piacevole sorpresa da vedere assolutamente

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The Nest è uno di quei film che, sia nel bene che nel male, è indispensabile per il cinema italiano contemporaneo. Un’opera che, sebbene finisca con il ricalcare alcuni cliché e schemi narrativi del genere horror, già intrapresi nel passato, riesce ugualmente a portare avanti alcuni discorsi tutt’altro che banali.

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Nell’opera prima di Roberto de Feo c’è infatti la volontà di voler raccontare una storia fatta di opposti, dove il nucleo famigliare, fulcro dell’intero intreccio narrativo, viene paragonato ad una stasi non solo dannosa, ma anche ingannevole. Una condizione nella quale il piccolo protagonista versa non solo mentalmente, ma anche fisicamente. Samuel però è ben altro, è infatti un’incarnazione metaforica di Adamo in una sorta di rivisitazione della caduta dell’essere umano e della conseguente espulsione dal paradiso. Una rappresentazione che si rende ancora più manifesta dall’arrivo al “nido” di Denise, una Eva pronta inconsciamente a soverchiare gli inganni e la falsità che aleggiano nella casa, risvegliando il senso di libertà del ragazzino.

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Un film che sembra quindi voler mettere in mostra non solo la banalità del male, ma anche tutto quello che ci può essere di negativo nel bene. I legami più stretti, o comunque quelli che dovrebbero accudire e proteggere, si rivelano fin da subito una minaccia dell’intera opera, attraverso un gioco di contrasti, volto a disentegrare le certezze più arcaiche. Un contrasto ben riuscito e che finisce con lo sfociare in un’esaltazione di una fuga dalle proprie rassicuranti certezze, alla volta di ben più temibili, ma meno nocive incertezze. Roberto di Feo ribalta quindi il concetto stesso di paradiso, dipingendolo attraverso varie metafore, come un luogo ingannevole, fittizio e ben più temibile dei pericoli reali ma necessari per una propria crescita personale.

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The Nest si rivela così un film horror intelligente che, seppur con i suoi difetti, riesce comunque ad imbastire un discorso attuale. Un messaggio che volendo potrebbe essere ampliato anche ad un invito, ovviamente rivolto ai giovani, ad abbandonare il proprio nido fatto di sicurezze, per andare alla conquista di un qualcosa di più autentico e concreto. Quest’ultima parafrasi, per quanto forzata, trova ugualmente una propria attinenza con il periodo storico e sociale che l’Italia sta vivendo.

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Un plauso sicuramente va anche alla fotografia e alla regia di Roberto di Feo, decisamente più internazionale e dotata di alcuni virtuosismi, che non risultano mai fini a sé stessi. Un esordio riuscito che, grazie anche a svariate performance degne di nota, riesce a dare vita ad un’opera dove il senso di oppressione, non serve esclusivamente a dare forma a legami famigliari malsani, ma anche a far riflettere sulla loro stessa natura. Il vero orrore in The Nest si trova quindi nella privazione, sia fisica, che mentale ed emotiva, da parte di una realtà, tanto sicura quanto dannosa. Delle sottrazioni che vanno a delimitare i movimenti dei personaggi, soprattutto quelli del protagonista, reso immobile, sia concretamente che metaforicamente, dall’ambiente in cui vive. Una staticità che non si limita solo ad essere parte integrante del racconto ma che diventa anche un simbolo in grado di ampliare il discorso sottotestuale del film.

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Una nota a margine va sicuramente dedicata alla figura della madre, elemento di maggiore disturbo e di oppressione nell’intera opera. Un personaggio passivo-aggressivo che esercita la sua forza psicologica sul figlio per sopperire a delle mancanze emotive personali, dettate dalla solitudine in cui verte. Una donna prettamente negativa, spesso inquadrata nell’ombra o in lontanza, per andare ad incrementare così la sua austerità e il senso di minaccia a cui è legata. Una figura che amplia e fortifica il gioco degli opposti all’intero del film e che indirettamente dipinge in modo estremamente negativo i legami famigliari, spesso più dannosi che utili.

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The Nest quindi, nel suo complesso, è un film da non sottovalutare, soprattutto per il suo coraggio di imporsi attaverso un’estetica non nazionale in un contesto culturale che spesso lo ostacola. Una scelta che se da una parte lo priva di una sorta di personalità, dall’altra gli conferisce uno smalto, sicuramente più attraente ed appetibile per un pubblico generalista. Una mossa strategica importante ed intelligente, che si spera possa portare ad un riavvicinamento al cinema italiano da parte dello spettatore.

 

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VOTO
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Davide Roveda
Il suo regista preferito è Zulawski ed è un grande amante delle pellicole giapponesi ed nord europee. Gestisce una pagina facebook sul cinema chiamata "Universo Tangente" e collabora con vari siti, tra cui LaScimmiapensa.com e Mondospettacolo.com.
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