Intervista a David Lowery

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A Ghost Story: «un piccolo stagno in cui è stato gettato un sasso»

David Lowery

«Penso davvero al modo in cui i miei film si muovono in termini di flusso naturale e molto spesso questi flussi si calmano fino alla pura stasi e c’è una grande bellezza in questo. […] È un’esperienza che apprezzo molto quando vado al cinema.»

A Ghost Story è un film che David Lowery ha definito «strano». Il film nasce da una sorta di crisi esistenziale attraversata da Lowery, quando si è reso conto che non sarebbe potuto diventare il più grande e migliore regista del mondo. «A Ghost Story nasce dal desiderio di fare un piccolo film sul significato di una vita. Un atto di anti-legittimità, se così di può dire. Mi sono reso conto che potrebbe essere il film che mi definisce più di ogni altro e questo va bene perché è anche quello di cui sono più orgogliosoLowery non si aspettava assolutamente che questo piccolo film – piccolo in molti sensi – potesse avere un tale successo.

(Letterboxd) «Ma il film, per caso, è stato molto amato, il che significa che, in realtà, è possibile che tu abbia creato un’eredità.» (D.L.) «Che affascinante paradosso. Voglio dire che l’unica cosa che posso dire a riguardo è che non c’è modo di pianificarlo. Non c’è modo per me di fare un film che funzioni come A Ghost Story ha funzionato e sarebbe sciocco cercare di farlo. Tutto quello che posso fare è fare i film al meglio che posso. So che The Old Man & the Gun sarà amato da certe persone, ma non avrà l’effetto di A Ghost Story. Però non l’avrei saputo due anni fa. Non avrei mai saputo che questi due film avrebbero funzionato in modi così diversi. Probabilmente avrei pensato che The Old Man & the Gun sarebbe stato il più importante perché c’era anche Robert Redford. Ma A Ghost Story è stato il più importante da realizzare per me, e forse il motivo sta nel fatto che ci si sente obbligati a fare qualcosa quando il soggetto in questione è più universale di quanto si possa capire al momento.

Lowery ha anche svelato alcuni interessanti dettagli sulla realizzazione tecnica di A Ghost Story a cui ha lavorato in poco tempo, ma con una precisione maniacale.

Il film che tutti pensano sia stato girato in 4:3, è in realtà, tecnicamente in 1.33:1. Lowery ci tiene a precisarlo – nonostante ci sia solo millimetro di differenza tra i due formati – e lo sottolinea sin dalla prima riga della sceneggiatura del film. Guardando il suo computer, si può capire che Lowery sia uno dalle idee molto chiare, che ama lavorare secondo una precisa organizzazione dando al suo staff direttive molto chiare. Ed è maniacale anche come spettatore: sul suo computer ha un foglio di calcolo aggiornato di ogni film che ha visto, in quale formato e dove. (Se è in grassetto, l’ha visto al cinema). Guardando invece la sceneggiatura, ci si rende conto come il film sia molto vicino ad essa.

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«Abbiamo avuto solo una settimana di preparazione per l’intero film. L’abbiamo pianificato in base a Pete’s Dragon che sarebbe stato pronto per il 10 giugno. Il 17 giugno abbiamo iniziato a girare A Ghost Story. Nei fine settimana vagavo qua e là, in Texas, a cercare la casa e poi Jade, la mia scenografa, è arrivata lì un po’ prima dell’inizio, per sistemare la casa perché era in uno stato di totale caos. Non avevamo davvero un piano in atto. Non avevamo nemmeno un assistente alla regia fino a un giorno prima di iniziare le riprese. Il tutto si è realizzato molto rapidamente […] in un modo ancora più straordinario per il modo in cui quel film sta ancora crescendo e trovando il suo pubblico

«Beh, allora, dobbiamo parlare di torta.»

Una domanda sulla scena della torta – nella quale, lo ricordiamo, Rooney Mara mangia una torta per 4 minuti – non può assolutamente mancare in un’intervista a David Lowery. Si tratta infatti di una scena originalissima e di una potenza disarmante, nonostante la grande lentezza. L’intervistatore chiede dunque: «Quattro minuti di torta. Cosa c’è scritto nella sceneggiatura a riguardo? C’è scritto “Rooney Mara mangia torta per quattro minuti”?» E Lowery: «Voglio dire che è piuttosto specificato: “Lei passa davanti al fantasma, entra tutta vestita di nero, va al lavandino, vede un filtro, estrae i fondi di caffè, li butta fuori, aziona il lavandino, risciacqua il filtro di ceramica, lascia correre troppo a lungo l’acqua del lavandino. Poi prende una forchetta e un coltello e torna in tavola, taglia un pezzo di torta e lo mangia avidamente e poi mangia il resto della torta direttamente dal piatto».

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C’è un ultimo fattore, forse il meno noto, che tiene il regista tanto legato emotivamente a questo film.

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I guadagni di A Ghost Story sono serviti a finanziare il film della moglie di Lowery! Augustine Frizzell infatti è, come il marito, una regista! E lui l’ha sempre sostenuta in questo; a tenerli legati è proprio l’amore per il cinema. Quando nel 2014 lei ha realizzato il suo primo film, e non è rimasta soddisfatta del contenuto, David l’ha aiutata a riprovarci… E il secondo film, Never goin’ back, prodotto grazie a A Ghost Story, è stato un successo! David racconta orgoglioso: «Ora ha una carriera da regista e sta per fare un film di Ryan Reynolds. È il seguito di Home Alone. Il titolo provvisorio annunciato è Stoned Alone. […] Io sono suo marito, quindi per me è facile dirlo, ma sono così orgoglioso di lei, mi ha fatto rendendere conto che avrebbe potuto fare di meglio, facendo il film una seconda volta, e ora sta raccogliendo i frutti dell’essersi attenuta alla sua intuizione e non aver offerto al mondo una versione inferiore del film che voleva fare.»

«Il nostro matrimonio per fortuna si fonda sull’amore reciproco per il cinema e così ogni decisione che prendiamo, su tutto, ritorna a quell’amore per il cinema. Quindi aveva senso che se mia moglie avesse avuto il desiderio di fare un film in un certo modo, avrei fatto tutto quello che potevo per farlo accadere.»