10 film da vedere con lo Xanax a portata di mano

10 film da vedere con lo xanax
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I personaggi di questo opere sono quasi tutti dei prigionieri, esseri incastrati nelle loro realtà grigie e soffocanti, dalle quali però non possono evadere. Opere intense e violente, capaci di togliere il fiato e di trascinare lo spettatore in realtà opprimenti e cariche di significato. La claustrofobia, la disperazione e l’impotenza davanti alla catastrofe sono tutti dei fil rouge che attraversano questi lavori artistici, in grado di comunicare disagio e malessere. Capolavori e semplici film per passare il tempo, che si sposeranno perfettamente con i momenti più neri della vostra esistenza. Opere che non sono altro che, 10 film da vedere con lo Xanax a portata di mano:

1) Il cavallo di torino – Béla Tarr (2011)

10 film da vedere quando sei ansioso

10 film da vedere con lo xanax a portata di mano

Le parole non servono quando a parlare sono le immagini. Sequenze struggenti e malinconiche che descrivono una realtà decadente, fatta di povertà e dolore, dove sono silenzi a comunicare e con essi i rumori di una vita ridotta alla sua essenza. Una realtà contadina che si muove tra chiari e scuri, profondi e decisi, che sa mettere in risalto ciò che può e deve trasmettere qualcosa. Un’opera che comunica al livello non verbale e lo fa attraverso immagini, piano sequenza che si rifanno a figure arcaiche e divenute quasi archetipi per l’uomo moderno. Una vita che è destinata a ripetersi uguale di giorno in giorno, in una assoluta staticità che non è altro che una condanna per chi la vive e per chi vi assiste. Una prigionia soffocante che porta alla morte non soltanto dell’animo e dell’intelletto, ma anche del fisico e di qualsivoglia speranza.

Béla Tarr crea un universo destinato alla distruzione, che non è altro che un riflesso del nostro, dove i personaggi si muovono come dei fantasmi in cerca di un qualsivoglia stimolo o evento che possa liberarli. Il cavallo di Torino è un film immenso, con una regia perfetta e pulita ed una fotografia intensa con un bianco e nero che verte sui contrasti, sempre netti e decisi. Un’opera che sa straniare lo spettatore, tralasciandolo nella stessa vita che conducono i personaggi, alterando la sua stessa concezione del tempo. Uno dei capolavori più grandi del XXI secolo.

2) Repulsion – Roman Polański (1965)

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Repulsion è un’opera che indaga sulla psiche dell’uomo e sulle sue paure primordiali. Un film teso e angosciante che porta su schermo il delirio interiore di una donna e la sua repulsione inconscia verso il genere maschile e il mondo esterno. Un insieme di allucinazioni ed eventi simbolici, in grado di delineare la psiche della protagonista e ciò che la turba. L’ambiente e gli eventi che si verificano in esso non solo sono capaci di mutare la personalità chi vi entra a contatto, ma di diventare anche una trappola per topi, asfissiante e crudele. In questo primo capitolo della trilogia dell’appartamento possiamo assistere alle vicende di Carole, una ragazza paranoica ed instabile, che si ritrova a rimanere a casa da sola, per un lungo periodo di tempo e in balia delle sue più grandi paure. Una situazione serrata e paranoica, genitrice di un incubo paranoico e disturbante.

L’intimità violata e l’abbattimento di ogni tipo di certezza da parte del mondo esterno, sono i temi principali dell’opera e quelli più cari al regista. Argomenti tratti con estrema intelligenza e sapienza, capaci di arrivare allo spettatore attraverso immagini e situazioni, senza aver alcun bisogno spiegazioni o monologhi. Carole diventa così proiettore dei suoi tormenti e di tutto ciò che ha immagazzinato e vissuto. La paura degli uomini, dettata dai discorsi di altre donne, assume le sembianze di un estraneo che ogni notte invade il suo letto per violentarla. Un delirio che mette in risalto non solo la situazione emotiva della protagonista, ma anche il malessere di quest’ultima nei confronti della relazione della sorella e delle continue visite da parte del ragazzo. Repulsion è un capolavoro in grado di angosciare, turbare e di scavare nel profondo dell’animo. Un film con una fotografia incredibile, un ritmo ben congegnato e una gestione degli spazi perfetta per la storia narrata. Un’opera che ha segnato una generazione e che continua ancora a farlo con quelle di oggi.

3) La classe operaia va in paradisoElio Petri (1971)

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Annientato sia nel corpo che nell’anima. L’uomo che appartiene alla classe operaia è destinato inevitabilmente a divenire un alienato, un servo che brama e che adora indirettamente essere prigioniero. Lulù, protagonista dell’opera, è un’essere incastrato in una routine soffocante e senza via di fuga; un uomo divenuto un’automa e al servizio di coloro che odia, ma che serve per motivi economici. La figura dell’operaio diviene così il fulcro delle vicende dell’intera opera, venendo dipinto come un’animale in gabbia a cui spetta unicamente la pazzia. Elio Petri con La classe operaia va in paradiso realizza così uno dei capolavori più eccelsi del panorama italiano, capace di distruggere emotivamente lo spettatore per la violenza psicologica di alcune sequenze. Un film in grado di scavare all’interno del proprio pubblico e di trascinarlo all’interno di una fabbrica, in una realtà quasi grottesca, ma estremamente reale.

Lulù non è altro che l’uomo medio, colui che ha perso ogni sogno possibile e che per sopravvivere ha accettato una realtà opprimente e che non tollera. Un recluso destinato a sopravvivere, più che a vivere. Non c’è alcuna speranza per l’operaio, una figura portata a vivere in un dualismo contrastante nei confronti dei padroni, che ogni giorno li sostentano e li condannano. Elio Petri abilissimo narratore e regista decide di conferire ancora più angoscia alla sceneggiatura, attraverso delle inquadrature serrate e ravvicinate durante le azioni in fabbrica, mettendone in risalto i dettagli. Un ritmo praticamente perfetto, che amplifica ciò che i toni e le situazioni narrate riescono a trasmettere al pubblico. La classe operaia va in paradiso è un film che toglie il respiro e per cui la definizione capolavoro è pure poco.

4) Dancer in the darkLars Von Trier (2000)

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Uno dei musical più belli della storia del cinema, un vero colpo al cuore capace di destabilizzare anche lo spettatore più freddo e impassibile. Lars Von Trier con Dancer in the Dark realizza uno dei suoi lavori più maestosi, in grado di catapultare il pubblico all’interno della narrazione, grazie ad una regia realizzata con la camera a mano ed una fotografia dai colori naturali, davvero eccelsa. Un dramma puro e sincero, che si apre con un nero profondo ed impenetrabile, proprio come quello destinato al personaggio chiave di tutte le vicende; Selma. Un buio dove riecheggia unicamente la musica, vera attrice di punta dell’opera e vita stessa per la protagonista. Un personaggio destinato alla cecità totale che, nonostante il suo tragico destino, continua a lottare contro il mondo per il futuro di suo figlio e per sconfiggere la malattia genetica che li lega.

Un film cinico e sincero che racconta una storia senza filtri e con nessuna intenzione di edulcorare il tutto. Un Lars Von Trier in stato di grazia in grado di alternare intelligentemente una regia stabile ad una più movimentata, conferendo allo spettatore due tipi diverse di emozioni, sempre in linea con le vicende narrate. Le musiche di Bjork infine, sono la ciliegina finale su una delle opere più maestose del cinema moderno.

5) Diabel – Andrzej Żuławski (1972)

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La guerra porta distruzione e annichilamento e gli esseri viventi che ne vengono coinvolti sono destinati a sprofondare nel caos e nella perdizione. In questa apocalisse simbolica, il diavolo si erge per tirare i fili di tutti i personaggi e principalmente quelli del protagonista, simbolo di rettitudine e di moralità. Il male dunque troverà in Jakub la sua pedina preferita, l’elemento perfetto che userà per soverchiare la legge umana. La pellicola inizia nel caos più completo e con il protagonista in prigione, la morale degli uomini incatenata con lui. Il diavolo giungerà poco dopo e inaspettatamente lo libererà per farlo tornare a casa, nel mondo degli uomini, affiancandogli una suora, compagna di viaggio, fede di una vita. Jakub sarà quindi legato a queste due figure allegoriche, contrasti esistenziali e della sua anima. Un’odissea che lo porterà ad incontrare tutte le persone più importanti della sua vita, ormai spettri di loro stessi e intolleranti alla sua presenza. Nessuno vorrà avere a che fare con lui, la morale nel suo cuore, sarà come luce per un vampiro, che causerà nel cuore di tutti una follia irrefrenabile. Un richiamo all’esistenza che conducevano una volta, un dolore viscerale per un tempo che non potrà più tornare.