10 film da vedere con lo Xanax a portata di mano

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6) Strade PerduteDavid Lynch (1997)

10 film da vedere quando sei ansioso

10 film da vedere con lo xanax a portata di mano

Strade Perdute è un incubo angosciante e inquietante, dentro al quale è impossibile non perdersi e smarrire la via della ragione e della certezza. Un dedalo contorto ed articolato nel quale si stagliano figure grottesche e situazioni freudiane, dove lo spettatore alimenta la sua paura d’innanzi all’incertezza più pura e palpabile. Un trattato sulla psiche umana, tenebroso ed indecifrabile, che porta in scena una mente frammentata e dilaniata dal dolore e dal trauma. David Lynch da vita così ad un’odissea del terrore, dove nulla è concreto e certo, ma tutto si sgretola e si confonde, in una lotta interna tra io, super io ed es. Un’opera che va vissuta sulla propria pelle, senza ricercare in essq un vero e proprio nesso logico, rischiando così di perdere il fascino stesso dell’ignoto e delle tenebre che permeano l’intero lavoro. Un film che sa come inquietare, senza ricorrere a stupidi espedienti, gettando il giusto quantitativo di fumo negli occhi, utile a smarrire la strada e la ragione; proprio come il protagonista di questa storia.

7) A Ghost Story – David Lowery (2017)

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A Ghost Story è un film sulla morte e su quell’immenso vuoto che può portare nella vita di tutti. Un’opera audace e magnifica, che vive attraverso le sue atmosfere dilatate e quella malinconia struggente, che solo un lutto sa dare. Una pellicola fatta di momenti persi nel tempo e che vedono come protagonista, un’anima errante, uno spirito inquieto avvolto da un lenzuolo, simbologia di una morte che separa l’essenza dall’esistenza. Un film capace di toccare le corde più profonde dell’animo umano e che fa della regia il suo punto di forza. A Ghost Story non è un’opera molto dialogata, a parlare infatti sono le immagini, quelle sequenze funzionali e che riescono a comunicare più di qualsiasi discorso sull’argomento.

Nell’opera potremmo assistere a delle inquadrature ferme, quasi congelate nel tempo, capaci di trasmettere allo spettatore il senso d’abbandono provato dal protagonista e dalla sua assoluta impossibilità di ritornare alla vita. A Ghost Story, soprattutto all’inizio del racconto, esaspera il suo stile registico, fornendo due/tre inquadrature statiche dalla durata di diversi minuti, incredibilmente lente, ma in grado di proiettare su schermo, la morte e tutto ciò che ne comporta. Un film che fa stare male, un disagio però positivo ed utile per vedere la vita con altri occhi, magari più maturi e consapevoli. Una sequela di diapositive, rappresentate artisticamente dal taglio dell’immagine, che mostrano il passato, quel ricordo che per quanto vogliamo, non ci abbonderà mai.

8) Buried – Rodrigo Cortés (2010)

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Essere sepolti vivi forse è una delle peggiori sorti che possono capitare ad un essere umano. Una prigionia claustrofobica ed angosciante, dalla quale può essere impossibile uscire. Una morte prematura che suscita nella vittima un terrore puro, profondo ed ancestrale, capace di smorzare il respiro. Buried di Rodrigo Cortés parla proprio di questo, incentrando le sue vicende sulla triste sorte di un soldato, sepolto vivo da dei terroristi, per un semplice riscatto in denaro. Un film serrato e angosciante, che non sposta mai l’attenzione e che rimane fermo ed incollato all’interno di una piccolissima bara. Un film consigliato a chi soffre di claustrofobia, per provare sulla propria pelle una delle peggiori paure dell’essere umano. Un’opera che nonostante lo spazio esiguo, sa intrattenere e sa come far trattenere il fiato al proprio pubblico di riferimento.

9) Enter the void Gaspar Noè (2009)

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Un’opera che fa star male. Un’esperienza da vivere sulla propria pelle, in grado di trascinare lo spettatore in un mondo di angoscia e disperazione. Gaspar Noé con Enter the Void, non solo realizza il suo capolavoro, ma da una voce ed una forma ad un incubo psichedelico capace di trasmettere una moltitudine di emozioni allo spettatore. Una critica feroce al mondo della droga, che non si avvale di facili moralismi, ma che sceglie semplicemente di mostrare la distruzione che può causare nella vita di una persona. Un dedalo di corridoio e ricordi senza via di fuga, nel quale il pubblico viene costretto a perdersi dal regista, per poi finire col vagare senza sosta e senza una meta. Un’opera che sa come rinchiudere il mondo e la realtà di due semplici fratelli, all’interno di una scatola claustrofobica ed asfissiante. Enter the void è un pugno allo stomaco che non lascia spazio alle buone emozioni, ma che al contrario fornisce un ampio palcoscenico a tutto il marcio che la società ha da offrire. Gaspar Noé realizza così una spirale psichedelica, dalla fotografia e dalla regia eccelsa, che sa far provare sulla propria pelle tutta la disperazione, il malessere e la morte che un drogato può provare nella sua breve esistenza. Un cinema all’ennesima potenza, che non si limita solamente a raccontare i fatti, ma che sceglie di far toccare al pubblico, con propria mano, tutte le emozioni e le situazioni, che decide di narrare.

Un film irritante e fastidioso, sicuramente non per tutti. Uno stile accattivante, al servizio di una regia ricca di virtuosismi, per dare vita ad un’opera che non è altro che una vera spina nel fianco. Un’opera come Enter the void o si ama o si odia e forse, ad essere onesti, è meglio la seconda opzione. Un’esperienza talmente forte e dolorosa che risulta quasi impossibile non ripudiare, sebbene sia unica nel suo genere. Nel bene o nel male, uno dei veri capolavori dei nostri tempi.

10) Tenshi No Tamago Mamoru Oshii (1985)

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Solitudine; questa è la parola più adatta per descrivere le emozioni che il capolavoro di Mamoru Oshii è capace di far provare ai suoi spettatori. Il mondo di Tenshi no Tamago, è una landa desolata e desertica dove le ombre si muovono e le strutture si contorcono su se stesse, quasi come per agguantare la protagonista. Il fulcro delle vicende infatti è una ragazzina, a tratti eterea, che difende un uovo misterioso dai pericoli di una realtà decadente e apocalittica. Una pellicola e misteriosa criptica, che punta tutto sull’atmosfera che riesce a creare attraverso la propria ambientazione e i silenzi struggenti che la caratterizzano. Un film che fa sentire soli ed inermi, quasi braccati ad un male invisibile e che a tutti costi tentata di stapparci ciò che abbiamo di più caro a questo mondo. Tenshi no Tamago può essere definito come un’esperienza sensoriale ed immersiva, dove lo spettatore può proiettare le proprie emozioni e specchiarsi nella protagonista. Un capolavoro animato che non è altro che un immenso quadro di Giorgio de Chirico in movimento, dove il male arriva silenzioso e nell’ombra.