Anastasio pensa, fa, scrive quello che vuole. Facciamocene una ragione

Anastasio
- Credits: Anastasio Facebook
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Il caso del rapper campano vincitore di X-Factor riapre la questione dell’identità fra uomo e artista.

Marco Anastasio, in arte semplicemente Anastasio, è il giovanissimo vincitore dell’edizione 2018 di X-Factor. Appena ventunenne, il rapper di Meta di Sorrento ha colpito sia i giudici che il pubblico con la sua scrittura adolescenziale, ben diversa dal prototipo di cantante da talent show. Come qualsiasi Mister Nessuno che si ritrovi famoso in poche settimane, Anastasio ci ha messo pochissime ore ad essere travolto dalle critiche mosse alla sua musica e, ovviamente, alla sua persona.

Molto spesso il pubblico si dimentica che dietro i dischi, i concerti, gli instore, le apparizioni in TV c’è una persona. C’è una vita privata che non può e non deve essere confusa con una determinata parabola artistica. Perchè se dovessimo ascoltare solo musica scritta, composta e prodotta da rispettabili incensurati e democristiani, probabilmente ci rimarrebbero soltanto gli album dei Gen Verde e dei Gen Rosso.

Solo qualche settimana fa, sulle pagine di Rolling Stone, il rapper Salmo ha sentenziato “Non puoi stare con Salvini e ascoltare hip hop”. Figuriamoci cantarlo. Ma ecco che un’inchiesta portata avanti da un collettivo italiano di podcast satirici, Ingranaggi Podcast, ha portato alla luce, attraverso il profilo Facebook di Anastasio, le presunte opinioni politiche e i presunti valori etici del giovane. Like alla pagina di Salvini, di Trump, del ministro Fontana, di Silvio Berlusconi, di CasaPound. E ad una pagina che “difende la libertà di pensiero contro l’antifascismo”, più un’ulteriore pagina populista che si scaglia contro le posizioni della Sinistra.

Posizioni, sulla carta, non esattamente condivisibili.

I ragazzi di Ingranaggi hanno sottolineato che la loro scelta di “ragionare anche sull’Anastasio persona, invece che solo sull’Anastasio artista” è data dall’essenza stessa dell’arte di Anastasio. Essenza profondamente legata, più che ai tecnicismi e alla perfezione maniacale negli arrangiamenti, ad una capacità lirica in grado di mettere a nudo le proprie sensazioni più profonde e il proprio modo di essere. Inoltre, si sono astenuti, e gli fa onore, dall’esprimere un qualsiasi giudizio sulla questione. Si sono infatti imitati a riportare le “curiose” scoperte fatte su Facebook. Non tutti però sono riusciti a fare altrettanto.

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Dalla notizia all’esplosione di utenti inferociti il passo è stato brevissimo.

Noisey ha immediatamente riportato la notizia in un articolo (non esattamente imparziale, a differenza di Ingranaggi) e sono scoppiate immediatamente le critiche sul Web, culla di qualsiasi movimento popolare contemporaneo. Il giovane rapper, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, si è difeso affermando:

“Io sono un libero pensatore, penso che fossero tutte posizioni per nulla additabili come ‘fascismo’. […] Non mi sento di etichettarmi. Se uno dice una cosa giusta la condivido, non importa se sia Salvini o Renzi”.

Una dichiarazione del genere non poteva che gettare tonnellate di legna sul falò con il quale l’indignato popolo della rete accende le proprie fiaccole.

La questione si sarebbe potuta chiudere a metà dell’800, quando fu sdoganata la figura dell’artista come connubio di “genio” e “sregolatezza”. O al massimo nel 1977, quando Sid Vicious saliva sul palco con una svastica disegnata sul petto dichiarando apertamente di non sentirsi vicino ad alcun ideale neonazista e di avere come unico scopo lo scandalizzare. Sembra invece che si sia ribaltata la situazione. I più fantasiosi potranno già immaginarsi Anastasio che, dopo aver dichiarato in conferenza stampa di aver votato il PD, ritorna a casa e si inginocchia in adorazione dei busti di Hitler e di Goebbels. Ma un nazista non può fare bella musica? L’abbiamo già accennato, e lo ripetiamo con più convinzione: certo che può farlo.

Nel video qui sopra, Anastasio si difende dalle critiche, affermando la propria libertà di pensiero. (fonte: Adnkronos).

La convinzione che i nostri artisti preferiti debbano essere degli impeccabili modelli di vita è puro egoismo, e dobbiamo liberarcene definitivamente.

L’arte è l’espressione più libera possibile del proprio “io”, delle proprie emozioni. Di qualsiasi cosa un essere umano sia capace di sperimentare, a livello fisico o psicologico, concreta o astratta che sia. E nessun uomo, per quanto bestiale possa essere (ci teniamo a sottolineare che non crediamo sia questo il caso), può arrivare ad un livello tale di perdita dei caratteri umani da non provare più emozioni e dunque da non poterle più esprimere. Ricordiamo i poeti futuristi come Filippo Tommaso Marinetti. Ferventi sostenitori del fascismo eppure in grado di solcare indelebilmente la storia dell’arte italiana e mondiale attraverso una delle avanguardie più destabilizzanti del Novecento. O ancora una volta il punk ’77, con gruppi di giovani che lanciavano molotov e spaccavano vetrine, tirando fuori la loro rabbia, prima che le loro idee politiche.

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Allo stesso modo Anastasio è prima di tutto un uomo. Poi, al massimo, un “fascista”.

La musica, come tutta l’arte, è un pezzo di cultura, un tassello che va a comporre l’identità culturale di un paese, di una regione di uno Stato o semplicemente di un individuo. La cultura va intesa solo e soltanto come tale, e la vita privata di un artista, quindi di qualcuno che crea cultura, non può essere legata alla sua arte. Poiché l’arte è massima libertà espressiva e non può avere vincoli di alcun tipo, quali invece ha la vita quotidiana. Considerare la vita e l’arte di una persona come la stessa cosa significherebbe incasellare l’arte fra le limitazioni e gli obblighi della realtà. E, soprattutto, rifiutare il fatto che il pensiero umano non sia unilaterale e che abbia, appunto, una capacità di astrazione che può superare agilmente la realtà.

Non è nostra intenzione stabilire se Anastasio sia un genio della musica o un prodotto da talent show, né verificare che voti CasaPound o, al contrario, che stia organizzando una rivoluzione sul modello di Fidel Castro. Ma se volete ascoltare l’Anastasio artista, siete liberissimi di farlo. Se invece vi interessa anche l’Anastasio uomo, procuratevi qualche rivista di gossip, ma lasciate stare la musica: non è roba per pettegolezzi.

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